Ansa
editoriali
C'è una rabbia inedita in Ungheria
Il 13 dicembre, 50.000 ungheresi hanno protestato a Budapest contro i maltrattamenti in un riformatorio, dopo la diffusione di un video che mostra il direttore picchiare un ragazzino. L'opposizione accusa il governo di Viktor Orbán di proteggere gli abusatori
Il 13 dicembre, a Budapest, sono scese in strada 50.000 persone, secondo l’agenzia France Press. Il motivo non era un generico corteo contro il primo ministro Viktor Orbán, ma gli ungheresi che si sono radunati hanno scelto di rispondere alla manifestazione indetta dal leader dell’opposizione Péter Magyar in seguito alle prove di violenza dentro un riformatorio a Budapest. Il direttore del riformatorio e sua moglie sono stati accusati di sfruttamento della prostituzione minorile. Poi il video dello stesso direttore intento a picchiare un ragazzino fino a sbattergli la testa contro un tavolo ha convinto un numero crescente di persone a protestare. Il problema è molto esteso, sostiene Magyar, che ha pubblicato un rapporto ufficiale del 2021, rimasto finora riservato, in cui si conclude che un quinto dei minori nelle strutture pubbliche è stato vittima di abusi. La piazza di sabato scorso ha chiesto le dimissioni di Orbán, lo scandalo ha mosso più persone del previsto, soprattutto dopo anni in cui il primo ministro promuove leggi liberticide con la scusa di dover proteggere i minori. Per esempio, per proteggere i minori è stata fatta la legge contro la propaganda Lgbt. La polizia sta indagando sui maltrattamenti nel riformatorio, ma il portavoce del governo ha colto l’occasione per ricordare che anche se minori, si trattava comunque di persone condannate. Non sono state parole che hanno placato le manifestazioni. Nel 2020, un deputato ungherese venne beccato dalla polizia a Bruxelles mentre scappava da un locale in cui era andato per partecipare a un’orgia gay in pieno lockdown. Si trattava di József Szájer, vecchio alleato di Orbán, autore della riforma della Costituzione voluta per proteggere le famiglie tradizionali. L’ipocrisia di Szájer fece ridere, sulla questione delle violenze sui minori la reazione è diversa: se, come dice Magyar, il governo sapeva, ha protetto per anni non i ragazzini vittime di abusi, ma i loro abusatori. In aprile si terranno le elezioni, in Ungheria monta una rabbia inedita.