LaPresse
L'editoriale del direttore
Un fantastico Mattarella demolisce l'agenda Putin-Trump
Aggressioni simmetriche. Occidente che non difende se stesso. Sonnambuli che non capiscono cosa si rischia a non difendere le democrazie minacciate. Un presidente della Repubblica da urlo contro i nemici dell’Europa. Da volantinare con urgenza
Lo evoca senza nominarlo, lo descrive senza indicarlo, lo denuncia senza mostrarlo ma alla fine dei conti non è così difficile immaginare chi ci fosse ieri al centro dei pensieri del capo dello stato durante il formidabile intervento tenuto di fronte alle ambasciatrici e agli ambasciatori italiani: se non è il discorso dell’anno, poco ci manca. Sergio Mattarella, lo sappiamo, ama la prudenza, ripudia i toni forti, predilige il passo felpato. Ma quando si ritrova a parlare della difesa dei confini della democrazia, confini che mai come oggi coincidono con quelli dell’Europa, il tono del presidente cambia, si anima, si colora e si vivacizza. Ieri è stato uno di quei giorni. E il capo dello stato non si è limitato a difendere genericamente l’Europa, la sua storia, la sua identità, la sua essenza, ma ha fatto qualcosa di più. Ha descritto con chiarezza quali sono le principali minacce con cui deve fare i conti l’Unione. E con un gioco retorico piuttosto esplicito ha messo dinanzi agli occhi degli osservatori i puntini precisi per individuare i volti che con i loro metodi rappresentano oggi i principali pericoli per la democrazia europea: Vladimir Putin e Donald Trump. Mattarella non li nomina direttamente.
Ma la scelta di mescolare le minacce, infilandole in un unico frullatore, è una scelta ancora più potente, che permette di considerare Trump e Putin non come due problemi distinti ma come parte dello stesso dramma: l’aggressione all’Europa. Mattarella non si limita a parlare solo dell’aspetto economico, aspetto che sta a cuore al capo dello stato, che non manca di ricordare quanto “la diffusione di politiche e strumenti che puntano a rafforzare artificiosamente il proprio paese a scapito di altri”, con “dumping, dazi, coercizione economica”, “nuocciono a un mondo pacifico e indipendente. Mattarella fa molto di più. E con poca diplomazia, se vogliamo, dice che oggi “è evidente che è in atto un’operazione, diretta contro il campo occidentale, che vorrebbe allontanare le democrazie dai propri valori, separando i destini delle diverse nazioni”.
Mattarella, naturalmente, si riferisce ai dettagli della Strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, vergata da Trump, e invita la classe dirigente italiana a non nascondersi sotto la sabbia: “Non è possibile distrarsi e non sono consentiti errori”. Se ci si propone di perseguire obiettivi di progresso, dice Mattarella, “la strada è soltanto quella del rafforzamento della collaborazione, l’alternativa porta ad avvolgersi nella spirale dell’instabilità”. E se non fosse sufficientemente chiaro il concetto, il capo dello stato aggiunge elementi ulteriori per rendere esplicito il suo disegno. “La tentazione della frammentazione si insinua nelle relazioni internazionali – e persino nel mondo occidentale – con la ripresa di un metodo di ostilità che misura i rapporti internazionali su uno schema a somma zero: se qualcuno ci guadagna significa che qualcun altro ci perde”. E ancora: “Appare, a dir poco, singolare che, mentre si affacciano, in ambito internazionale, esperienze dirette a unire stati e a coordinarne le aspirazioni e le attività, si assista a una disordinata e ingiustificata aggressione nei confronti dell’Unione europea, alterando la verità e presentandola anziché come una delle esperienze storiche di successo per la democrazia e per i diritti, sviluppatasi anche con la condivisione e con l’apprezzamento dell’intero occidente, come una organizzazione oppressiva, se non addirittura nemica della libertà”.
L’attacco a Trump è esplicito, è diretto, è evidente, il capo dello stato non ha paura a riconoscere che l’occidente, a differenza di quanto predica per esempio Giorgia Meloni, non è unito, oggi, e non può esserlo. E non è un caso che le critiche rivolte dal capo dello stato all’agenda Trump possano essere considerate anche delle critiche rivolte all’agenda Putin: gli obiettivi sono simili, le strategie sono simmetriche, il tentativo di rendere l’Europa più debole, più vulnerabile, più friabile rappresenta il punto di incontro perfetto tra la strategia del presidente americano e quella del presidente russo. Su Putin, Mattarella aggiunge un altro dettaglio importante, che riguarda la pericolosità assoluta di un mondo in cui un pezzo di occidente sceglie di rimanere immobile di fronte ai paesi e ai leader che sognano di sdoganare l’utilizzo della forza come strumento legittimo per far rispettare quelli che vengono arbitrariamente considerati come interessi nazionali di un paese. Permane, dice Mattarella, “l’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, con vittime e immani distruzioni, e con l’aberrante intendimento, malgrado gli sforzi negoziali in atto, di infrangere il principio del rifiuto di ridefinire con la forza gli equilibri e i confini in Europa”. L’Europa, dice Mattarella, ha conosciuto nel Novecento l’abisso di un sistema internazionale che smarriva la via della ragione, e quell’abisso oggi è messo a rischio non solo da una pericolosa coppia ma anche da “pericolose attività di disinformazione che tendono ad accreditare una presunta vulnerabilità delle opinioni pubbliche dei paesi democratici”.
Difendere i confini della democrazia, confini che mai come oggi coincidono con quelli dell’Europa, dai suoi nemici significa fare di tutto non solo per assicurarsi che nei luoghi dove si prendono le decisioni per il futuro dell’Ucraina, come in queste ore a Berlino, prevalga l’idea di una pace giusta e non di una rovinosa capitolazione. Ma significa fare di tutto per non assecondare in nessun modo la narrazione dei nemici delle nostre democrazie e delle nostre libertà. Poche ore dopo l’intervento di Mattarella, quando si dice la coincidenza fortuita, un importante politico italiano, di nome Matteo Salvini, ha mostrato in purezza cosa vuol dire alimentare la disinformazione sui temi che riguardano l’aggressione all’Europa. Intervistato da Nicola Porro su Rete 4, il vicepremier ha detto esplicitamente: “Non faccio il tifoso con Putin o con Zelensky, sono con la pace e sono con l’Italia”. Né con Putin né con Zelensky: già sentito no? Nel 2022, spunto utile per qualche vicepremier smemorato, fu proprio la Lega a votare insieme con altri una risoluzione, al Parlamento europeo, in cui si riconosceva la Russia come “stato sponsor del terrorismo”. Non voler fare il tifo fra uno sponsor del terrorismo e un leader che il terrorismo lo combatte aiuta a capire cosa intende Sergio Mattarella quando ricorda l’ovvio. Ovverosia che il trumpismo e il filoputinismo o se volete l’anti zelenskismo sono lo specchio della stessa minaccia: una disordinata e ingiustificata aggressione nei confronti non solo della Unione europea ma anche della nostra libertà. Se non è il discorso dell’anno, poco ci manca. Viva l’antitrumpismo gentile e spietato di Sergio Mattarella.