Ursula von der Leyen (foto Epa, via Ansa)
il momento delle decisioni
Una settimana per fare l'Europa geopolitica
Sostegno all’Ucraina e Mercosur, due test decisivi sul potere dell'Unione europea
Quando i capi di Stato e di governo si incontreranno giovedì a Bruxelles per l’ultimo Consiglio europeo del 2025, i leader dei ventisette stati membri avranno di fronte a loro una serie di scelte che determineranno la capacità dell’Unione europea di esistere come potenza nel nuovo mondo brutale di Donald Trump, Vladimir Putin e Xi Jinping. Il finanziamento dell’Ucraina per i prossimi due anni e l’accordo di libero scambio con il Mercosur, a prima vista, appaiono come questioni che nulla hanno a che fare l’una con l’altra. In realtà, le decisioni che saranno prese il 18 e 19 settembre su questi due temi saranno il test chiave della pretesa dell’Europa di essere un attore geopolitico e geoeconomico.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ieri ha incontrato a Berlino gli inviati di Donald Trump, Steve Witkoff e Jared Kushner, insieme al cancelliere tedesco, Friedrich Merz. In una conversazione via WhatsApp con dei giornalisti, Zelensky ha spiegato di essere pronto a rinunciare all’adesione alla Nato, in cambio di garanzie di sicurezza “tipo articolo 5” da parte degli Stati Uniti, giuridicamente vincolanti e approvate dal Congresso. Zelensky ha aperto alla possibilità di ritirare le truppe ucraine dalla parte del Donbas che ancora controllano se la Russia farà altrettanto per creare una zona demilitarizzata. “Il piano non sarà un piano che piacerà a tutti”, ha detto Zelensky.
Ciò che conta è che piaccia a sufficienza a Donald Trump. Il presidente americano accetterà la versione emendata da europei e ucraini per mettere la pressione su Vladimir Putin? Il Cremlino ha già rigettato le modifiche. Il consigliere di Putin, Yuri Ushakov, ha detto che se Trump accetterà gli emendamenti, Mosca avrà “forti obiezioni”. Ma sulla guerra della Russia, l’Ue è davvero pronta a fare “tutto quanto necessario” per permettere all’Ucraina di non capitolare ed esistere come stato sovrano e indipendente? Oppure prevarranno le difficoltà di bilancio, l’avversione al rischio e le stanchezze delle opinioni pubbliche per la guerra? L’Ucraina rischia la bancarotta alla fine del primo trimestre del 2026. Dalla capacità degli europei di garantire il suo finanziamento dipende non solo la capacità di Kyiv di difendersi, ma anche la possibilità per Volodymyr Zelensky di rifiutare una capitolazione imposta da un accordo tra Trump e Putin. I leader devono decidere se usare gli attivi sovrani russi per finanziare un prestito per l’Ucraina da 90 miliardi di euro per due anni. Una vasta maggioranza è a favore. Venerdì è stato approvato un primo regolamento necessario a lanciare il prestito, con il divieto di trasferire gli attivi congelati nell’Ue alla Banca centrale russa. Ma due paesi chiave si mettono di traverso: Belgio e Italia hanno firmato con Bulgaria e Malta una dichiarazione per chiedere soluzioni alternative all’utilizzo degli attivi sovrani russi, come uno strumento di debito comune o una soluzione ponte. I governi di Bart De Wever e Giorgia Meloni sanno che lo strumento di debito comune non è possibile, a causa della regola dell’unanimità. Sanno anche che una “soluzione ponte” indebolirebbe la posizione dell’Ucraina e metterebbe a rischio gli aiuti del Fondo monetario internazionale.
Le posizioni di De Wever e Meloni per molti aspetti sono comprensibili. Il Belgio corre un rischio finanziario da almeno 185 miliardi di euro – l’ammontare degli attivi russi immobilizzati nella società Euroclear, pari a quasi un terzo del pil del paese – e chiede che gli altri stati membri li coprano con garanzie se il denaro dovesse – per una ragione o per l’altra – essere restituito alla Russia. L’Italia sarebbe chiamata a offrire garanzie fino a 25 miliardi di euro, caricandosi potenziali passività di bilancio con un debito già elevatissimo. Tuttavia, sia De Wever sia Meloni hanno iniziato a mostrare segnali di esitazione che vanno oltre i problemi finanziari. Il premier belga ha detto di non credere che la Russia sarà costretta a pagare le riparazioni perché non perderà la guerra. In Italia la Lega di Matteo Salvini, secondo partito della coalizione di Meloni, ha chiesto di restituire gli attivi alla Russia.
La questione posta dal finanziamento dell’Ucraina è rilevante per tutta la sicurezza dell’Europa. Questa è solo la prima di una serie di scelte difficili che i leader saranno chiamati a fare nei prossimi mesi. I ventisette sono pronti a fare aderire rapidamente l’Ucraina – forse già nel 2027 – come previsto da una bozza del piano che Zelensky sta discutendo con gli emissari di Trump? I leader europei sono pronti a istituzionalizzare una Unione europea della difesa con dentro l’Ucraina, il Regno Unito e la Norvegia per difendersi dalla minaccia di un’aggressione della Russia, come ha suggerito il commissario Andrius Kubilius?
Le domande sul Mercosur non sono diverse. L’Ue è un partner credibile quando dice al mondo di voler espandere gli accordi commerciali per proteggersi dai dazi di Trump e dalle prepotenze economiche di Xi? Oppure le proteste rumorose di una piccola minoranza, una parte degli agricoltori, avranno il sopravvento? L’accordo con il Mercosur è stato negoziato per 25 anni. E’ già stato concluso due volte, una prima nel giugno del 2019, una seconda nel dicembre del 2024. La Commissione ha offerto clausole di salvaguardia in caso di aumento improvviso delle importazioni del 10 per cento o calo dei prezzi del 10 per cento. Sono stati rafforzati i controlli sanitari e fitosanitari alle dogane europee e nei paesi terzi. Eppure Francia e Italia non si sono ancora convinte a sostenere l’accordo con Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay.
Ursula von der Leyen ha programmato di volare a Brasilia domenica 20 dicembre per firmare l’accordo durante un summit del Mercosur. Ma prima serve il via libera di una maggioranza qualificata degli Stati membri. Su spinta delle loro lobby agricole, Parigi e Roma continuano a sostenere che l’accordo nella sua forma attuale non può essere firmato. Se la Francia o l’Italia non cambieranno posizione, sarà impossibile per la presidente della Commissione firmare. I paesi del Mercosur potrebbero concludere che l’accordo con l’Ue è “morto”, ci ha spiegato un diplomatico dell’Ue.
La nuova Strategia di sicurezza nazionale pubblicata dall’Amministrazione Trump il 5 dicembre fa dell’Ue un avversario e degli europei un bersaglio di guerra intra-civilizzazione. La scorsa settimana il presidente Trump, in una intervista a Politico, ha deriso i leader europei come “deboli”. Il Consiglio europeo di giovedì e venerdì darà una risposta concreta.
L'editoriale dell'Elefantino