Ansa
l'allarme ignorato
La lettera al premier australiano del rabbino di Sydney ucciso a Bondi Beach
Le parole di Eli Schlanger, una delle vittime dell'attentato di Bondi Beach, oggi risuonano come un monito ignorato. Dalle aggressioni in strada agli attacchi contro le sinagoghe, l'odio per gli ebrei è in aumento, ma il primo ministro Anthony Albanese è rimasto a guardare in silenzio
“Come rabbino di Sydney, la prego di non tradire il popolo ebraico", ha detto qualche settimana fa Eli Schlanger, ucciso nell'attentato di Bondi Beach, con una lettera indirizzata al primo ministro australiano Anthony Albanese, chiedendogli di sostenere Israele. Le persone uccise nella sparatoria durante l’accensione della chanukkia sono sedici, i feriti una quarantina.
La lettera del rabbino continua così: "Questa terra fu data da Dio ad Abramo, poi a suo figlio Isacco e poi a Giacobbe, per essere la patria eterna del popolo ebraico. Nel corso della storia, gli ebrei sono stati strappati dalla loro terra, ancora e ancora, da leader che sono ricordati con disprezzo nelle pagine della storia. Oggi, hai l'opportunità di stare dalla parte della verità e della giustizia. Rescindendo questo atto di tradimento, non solo onorerai il popolo ebraico e il nostro patrimonio, ma ti allineerai anche alla parola di Dio".
Parole che sono rimaste sospese nel vuoto e ora risuonano come un monito che è stato ignorato. E non è stato l'unico segnale che poteva essere considerato un allarme: prima le aggressioni in strada che intimavano a un rabbino e suo figlio di tornare "nelle camere a gas". Poi la folla che si è scagliata contro la sinagoga Central Shude Chabad nella zona est di Melbourne in occasione dell'anniversario della Notte dei Cristalli. Infine la campionessa olimpica e senatrice australiana Nova Peris che si è ritrovata circondata da un gruppo di fanatici fuori la Grande Sinagoga di Sidney. Questi sono solo alcuni degli episodi di antisemitismo che si sono verificati in Australia negli ultimi tempi e la strage di Bondi Beach è solo il tragico risultato del silenzio e dell'indifferenza dell'amministrazione australiana.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ieri ha detto che l’Australia “ha gettato benzina sul fuoco dell’antisemitismo” prima dell’attacco di Sydney, ricordando di aver inviato una lettera ad agosto ad Albanese, accusato di aver incoraggiato “l’odio per gli ebrei che ora infesta le vostre strade. L’antisemitismo è un cancro. Si diffonde quando i leader rimangono in silenzio. Dovete sostituire la debolezza con l’azione”.
L'editoriale dell'Elefantino