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cambio di marcia
La sconfitta repubblicana a Miami: Eileen Higgins vince e segna un cambio di rotta per la Florida
La candidata dem conquista la vittoria dopo quasi trent'anni di amministrazione repubblicana, facendo breccia tra l’elettorato latino con un messaggio incentrato sul costo della vita. Il risultato potrebbe segnare l'inizio di un nuovo capitolo per i democratici in Florida, tradizionalmente roccaforte del partito repubblicano
Le elezioni di novembre 2025 hanno prodotto solo sconfitte per il campo repubblicano e questo fatto viene certificato dall’esito dell’ultimo voto ancora pendente, quello riguardante l’elezione del nuovo sindaco di Miami, in Florida. E anche in questo caso c’è da masticare amaro: dopo quasi trent’anni ad amministrare la città simbolo della Resistenza cubana al castrismo arriva la dem Eileen Higgins. Dopo i dati definitivi del ballottaggio, ora è certo che l’esponente dem moderata ha raccolto il 59% contro il 41% del suo avversario Emilio Gonzalez, ex city manager sostenuto apertamente da Trump che riceve quindi uno smacco particolarmente cocente dato che è proprio nel territorio cittadino che il presidente ha deciso di costruire la sua futura biblioteca presidenziale. Higgins è una dem rara al giorno d’oggi: originaria del New Mexico, sessantunenne, dal 2018 sedeva nel consiglio di governo della contea di Miami-Dade, che governa l’intera area metropolitana che racchiude quasi tre milioni di persone. Higgins ha rappresentato fino a ieri un distretto mediamente conservatore a maggioranza latina, dove si è fatta conoscere, per evitare cattive pronunce del suo nome, come “La Gringa”. E in effetti Higgins succede a un latino come Francis Suarez, già figlio di un altro sindaco, Xavier, in carica tra il 1989 e il 1993, candidato nuovamente lo scorso novembre al primo turno come indipendente. Suarez Junior, dal canto suo, aveva provato a rendere Miami un laboratorio liberista di sviluppo dei nuovi quartieri, lasciando molta autonomia ai costruttori e agli immobiliaristi e tenendo molto basse, quasi a zero, le tasse cittadine. Questo modello però ha mostrato da un lato una tendenza alla riqualificazione dei quartieri e alla scomparsa di fatto dei senzatetto, dall’altra l’accusa di Higgins era che i dati restituivano una situazione al limite per il 56% dei residenti, che vivevano da una busta paga all’altra. Ed è proprio sul costo della vita e degli immobili che il messaggio di Higgins ha fatto breccia in un elettorato con una forte presenza di cubani, venezuelani e nicaraguensi che com’è ovvio vedono con forte sospetto qualsiasi allusione al “socialismo”.
Non a caso Higgins, che pure ha fatto campagna come “democratica orgogliosa”, ha rifiutato qualsiasi affiliazione con i dem nazionali né ha voluto che esponenti politici noti facessero campagna al suo fianco. Strategia che alla fine si è rivelata vincente nei confronti di un avversario come Gonzalez che puntava sulla continuità con Suarez Junior e sull’effetto benefico del sostegno di Donald Trump, che però non c’è stato. A questo punto però la domanda che ci si pone è che fine faranno eventi come il G20 del 2026 che si dovrebbe tenere nel Golf Club di Trump che si trova in città o le numerose partite del Mondiale di calcio del prossimo anno. In teoria, in tempi normali, la risposta dovrebbe essere “nulla”, ma così non è e abbiamo già visto il presidente rescindere patti qualora le condizioni iniziali fossero cambiate in un verso non di suo gradimento. C’è un altro segnale in ballo per il 2026: la trasformazione dello stato da “swing state” costantemente in bilico tra i due partiti e la roccaforte repubblicana antiwoke forgiata sotto l’egida del governatore Ron DeSantis non è così granitica come sembrava in un primo momento. I dem della Florida hanno dato quindi segni di vita evidenti che li lasciano ben sperare, se non in una vittoria alle elezioni speciali per il seggio al Senato che fu di Marco Rubio o per la poltrona di governatore, in un contest competitivo che potrebbe drenare risorse repubblicane da altri stati e rendere loro le cose più difficili.