Il Congresso alleato

La legge americana sulla Difesa limita il governo sul disimpegno in Europa e in Ucraina

Paola Peduzzi

Il testo bipartisan blocca le riduzioni di truppe che favorirebbero Mosca, finanzia i Baltici e introduce verifiche su armi, intelligence e forniture. Un tentativo di salvare la coesione Nato e contenere gli strappi trumpiani. La tutela dell’Occidente passa ancora più dal Parlamento che dalla Casa Bianca

Donald Trump insiste con le accuse agli europei deboli e in declino, e durante l’intervista a Politico aggiunge un tocco di rammarico: voglio bene agli europei (non tutti, ci sono anche degli stupidi e c’è sempre il sindaco di Londra che è il simbolo della decadenza, come vuole il playbook del suo vice J. D. Vance), ma insomma che disastro che hanno fatto con quella terra che è anche un po’ mia. Per fortuna, mentre la Casa Bianca accartoccia l’alleanza transatlantica e l’uomo più ricco del mondo sogna l’abolizione dell’Ue come un rancoroso premier magiaro, la legge sul budget della Difesa per il 2016 appena arrivata al Congresso tenta di mettere ordine e limiti alla distruzione trumpiana

  

Il National Defence Authorization Act (Ndda), che dovrebbe essere votato già questa settimana, è una legge di circa tremila pagine frutto di settimane di negoziazioni tra democratici e repubblicani, alla Camera e al Senato, con la commissione Forze armate e con la Casa Bianca. Scrive Politico che è una legge in “netto contrasto” con il documento sulla sicurezza nazionale pubblicato la settimana scorsa, che introduce nuove restrizioni alla riduzione delle truppe in Europa e nuovi controlli sull’operato del Pentagono. I repubblicani che guidano le commissioni Forze armate alla Camera (Roger Wicker del Mississippi) e al Senato (Mike Rogers dell’Alabama), hanno insistito sul fatto che la riduzione delle truppe in Europa che vuole l’Amministrazione Trump incoraggia un’aggressione della Russia. Il testo finale impedisce al Pentagono di ridurre i soldati presenti sul territorio europeo sotto la soglia di 76 mila unità per più di 45 giorni fino a quando il ministro della Difesa Pete Hegseth e il capo del comando americano in Europa, Alexus Grynkewich, certificano al Congresso che questa decisione è nell’interesse di sicurezza americano e che gli alleati della Nato siano consultati (deve essere anche presentato un documento che ne spiega l’impatto).

 

L’Ndda autorizza anche la Baltic Security Initiative e la finanzia con 175 milioni di dollari che servono a Lituania, Lettonia ed Estonia per rafforzare la loro difesa. L’Amministrazione Trump non aveva previsto alcun fondo per questa iniziativa e anzi il Pentagono ne aveva messo in discussione l’esistenza stessa. Questa autorizzazione è uno dei tanti, piccoli ma importanti passi che il Congresso ha deciso di fare per mantenere il sostegno americano all’Ucraina e agli alleati europei. Ce ne sono altri che, come scrive Michael Weiss, giornalista di The Insider, evitano che si ripeta quel che è accaduto durante l’estate, quando il Pentagono – e in particolare il sottosegretario Elbridge Colby – aveva sospeso le forniture di armi all’Ucraina con una decisione unilaterale non coordinata con la Casa Bianca (lo stesso Trump cadde dal pero, cosa che a volte gli succede, ma quel che conta è che la sospensione fu annullata). La motivazione addotta era che le consegne all’Ucraina – che si difende da un’aggressione in corso da quasi quattro anni – svuotano gli arsenali americani, lasciando così gli Stati Uniti sguarniti e quindi più vulnerabili.

  

L’Ndda dice che per riclassificare le armi destinate a Kyiv come riserve indispensabili per l’America ci vuole una situazione di emergenza tale che la mancanza di quelle armi può portare a missioni fallimentari in cui ci sono dei morti. Allo stesso modo, se l’Amministrazione Trump vuole sospendere la condivisione di informazioni di intelligence con Kyiv – che come si sa è una cosa vitale per gli ucraini e non replicabile dagli europei – come ha fatto brevemente in passato e minacciato molte volte, ora avrà due giorni per notificare la decisione al Congresso e dovrà spiegarne le ragioni e l’impatto. In più ogni 90 giorni, il capo del Pentagono dovrà informare il Congresso non soltanto sugli aiuti militari stanziati e consegnati all’Ucraina ma anche su quelli degli alleati dell’Ucraina, incluse le armi acquistate attraverso il meccanismo Purl (che consente ai membri della Nato di acquistare armi americane per consegnarle agli ucraini).

 

Il generale Grynkewich, inoltre, che ha già preso una decisione che era sempre stata di competenza del capo del Pentagono, cioè quella di consentire agli ucraini di utilizzare armi della Nato per colpire obiettivi strategici in territorio russo, ora potrà anche indicare le armi che servono alla difesa ucraina che ancora non sono state consegnate dagli Stati Uniti o da altri alleati della Nato: in questo modo chi conosce la situazione sul fronte come il generale Grynkewich potrà fare pressioni per ottenere i sistemi di cui c’è più bisogno, evitando così che antiucraini come il vicepresidente o come il figlio del presidente, Donald Jr, si accaniscano sul presidente ucraino “mendicante”. C’è anche un riferimento diretto al “sottosegretario per le policy” del Pentagono, cioè Colby, che  ad aprile e a settembre dovrà presentarsi al Congresso con un report sull’implementazione della Strategia nazionale per la difesa. 

 

La legge prevede dunque più trasparenza e più coerenza nel sostegno all’Ucraina e nella collaborazione dentro la Nato, a dimostrazione del fatto che il Congresso tiene alla difesa dell’occidente, dell’Europa e di Kyiv più dell’Amministrazione Trump – e tanto quanto, dicono i sondaggi, la maggior parte degli americani.
 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi