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lo scenario

La Cia è convinta che Kyiv sia cruciale, a differenza della Casa Bianca

Marco Arvati

Mentre Donald Trump accusa i leader europei sulla guerra in Ucraina, la Cia continua a sostenere l'impegno degli Stati Uniti per difendere Kyiv. Le tensioni tra Trump e i servizi d’intelligence statunitensi mettono in discussione la politica estera americana, con la Casa Bianca costretta a mediare tra le due posizioni

In un’intervista concessa a Politico, Donald Trump, parlando degli incontri tra Zelensky e i leader europei, ha affermato che “parlano, ma non producono, mentre la guerra continua”. Una posizione che si trova anche nelle nuove linee guida strategiche per la sicurezza nazionale, che hanno fatto tremare le cancellerie europee, in cui non si evidenzia alcuna volontà da parte di Washington di contribuire a una difesa a lungo termine di Kyiv. Una convinzione che non sembra condivisa dall’intelligence statunitense, a partire dalla Cia: già a fine marzo, il direttore John Ratcliffe, ex deputato del Texas da sempre vicino a Trump, aveva affermato in un’audizione al Senato che gli ucraini “avrebbero combattuto anche a mani nude se non avessero ottenuto concessioni accettabili per la pace”. Ancora il mese scorso, Ratcliffe a margine di un meeting della Nato ha incontrato l’Alto rappresentante della Ue Kaja Kallas per rassicurare gli alleati sul proseguimento da parte di Washington della condivisione di informazioni d’intelligence. I dissapori tra Trump e la Cia non sono una novità: poco dopo il primo insediamento del tycoon, infatti, uscì il primo rapporto di Langley sul tentativo russo di interferire nelle elezioni per favorirlo. Ad agosto di quest’anno, il presidente avrebbe sollecitato la direttrice dell’Intelligence Tulsi Gabbard di rimuovere dall’incarico chi ha lavorato al documento. A trentasette persone sono state revocate le credenziali di sicurezza, e tra queste anche a un consigliere personale dello stesso direttore Ratcliffe. Trump si era dimostrato un problema per la Cia fin dall’inizio del suo primo mandato. Poche settimane dopo il suo insediamento, infatti, in un incontro nello Studio Ovale con il ministro degli esteri russo Lavrov e l’allora ambasciatore di Mosca negli Stati Uniti Sergey Kislyak aveva rivelato con noncuranza dettagli di un documento di intelligence classificato, che proveniva da Israele e riguardava possibili attacchi terroristici dell’Isis su voli di linea utilizzando esplosivi nascosti all’interno di laptop. Secondo la CNN, questa discussione in cui il presidente avrebbe rivelato con tranquillità ai russi dettagli segreti avrebbe portato la Cia a ritenere in pericolo una fonte statunitense di alto livello che in quel momento si trovava a Mosca. Una fonte interna alla sicurezza nazionale russa, con accesso diretto allo stesso presidente Putin, riportata in patria per paura che lo stesso presidente statunitense potesse portare alla sua esposizione e cattura. Il ruolo che la Cia ha giocato nel conflitto in Ucraina è cruciale per la difesa di Kyiv. Per quanto gli europei possano, in virtù di un possibile disimpegno di Washington, iniziare a condividere informazioni, l’intelligence statunitense è superiore a quella degli alleati e impossibile da sostituire: ha garantito a Kyiv dati cruciali sulla posizione e la strategia delle truppe russe vitali per l’Ucraina sia in operazioni di attacco che di difesa. In un’intervista concessa a Foreign Policy, Tom Sylvester, che è stato a capo delle operazioni della Cia in Europa nel periodo in cui Mosca si preparava alla guerra, ha affermato che “i due fattori principali che hanno consentito all’Ucraina di resistere all’invasione russa sono stati la decisione nel 2014 di investire nell’addestramento degli ucraini e quella di condividere con gli alleati i principali dettagli di intelligence”. Nei mesi precedenti al conflitto, infatti, la Cia aveva ottenuto importanti conferme sul fatto che Mosca si stava preparando a un’invasione su larga scala e l’Amministrazione Biden aveva deciso di condividerle apertamente con i partner. Una scelta che ha fatto riguadagnare fiducia all’intelligence americana agli occhi degli alleati europei, che era stata messa in discussione dai report poi rivelatisi falsi sull’arsenale di Saddam Hussein, che ha portato all’invasione dell’Iraq nel 2003. Dopo il colloquio disastroso di Trump con Zelensky a inizio marzo la Casa Bianca aveva per qualche giorno schermato la sua intelligence a Kyiv. Il presidente, a fine novembre, ha nuovamente minacciato l’Ucraina di tagliare il supporto se il paese rifiuterà di sedersi a un tavolo. Nonostante questo, le parole che trapelano dalla Cia sono diverse: mentre Ratcliffe incontrava gli europei, la portavoce di Langley Liz Lyon ha affermato che “chi ha detto che negli incontri si sono sollevati dubbi sull’affidabilità degli Stati Uniti dice falsità”. Più che i leader europei, la Cia deve convincere di questa posizione la Casa Bianca.

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