Disfunzione americana

Con il Pentagono non si riesce più a parlare, dicono i tedeschi. Il tragico Pete Hegseth

Paola Peduzzi

L’uomo scelto da Trump per guidare la Difesa finisce nel mirino: tra ordini letali ai militari, smentite fragili e un dipartimento paralizzato dalle guerre culturali, l’America si ritrova con un comando allo sbando

Fino a qualche giorno fa, Pete Hegseth, il capo del Pentagono americano (il ministero della Difesa ribattezzato ministero della Guerra), si occupava di misurare il girovita e la barba dei soldati e dei generali dell’esercito più potente del mondo, perché questo è il mandato che gli ha dato il suo capo, Donald Trump: tu fai le guerra culturali, la lotta all’inclusione, la lotta ai giornalisti-fake-news, la lotta alla wokeness – che nel frattempo ha fatto tutto il giro, e fra i trumpiani è stato riabilitato persino Hitler. Poiché Hegseth, ex soldato, ex conduttore di Fox con accuse di molestie, è di quelli che nel Consiglio dei ministri in diretta tv dicono a Trump che solo con lui il mondo ha senso, si è messo ligio a fare quel che gli è stato chiesto, ritrovandosi così in un angolo quando il suo sottosegretario, Dan Driscoll, è diventato il volto del Pentagono nei colloqui con gli ucraini e i russi (a dire il vero i russi no, hanno detto: chi è questo?, e non l’hanno incontrato), e a Washington lo sanno tutti che Driscoll ambisce a fargli le scarpe. Poi uno scoop del Washington Post ha riportato Hegseth al centro del palcoscenico trumpiano, con però le luci che non donano. 

Il capo del Pentagono, scrive il quotidiano, ha dato un ordine alle forze americane che attaccano le barche dei narcotrafficanti in arrivo dall’America centrale: ammazzateli tutti. Secondo la ricostruzione, il 2 settembre – quando ci fu il primo di questi blitz, da allora ce ne sono stati circa venti con ottanta morti: in mezzo c’è anche la minaccia di guerra contro il Venezuela e il suo presidente, Nicolás Maduro, con un ingente dispiegamento di mezzi nel mar dei Caraibi  – un missile ha colpito una barca di narcotrafficanti, che ha preso fuoco, ma nel filmato in diretta di un drone si è visto che c’erano due sopravvissuti, e così l’ammiraglio che supervisiona queste operazioni speciali, Frank “Mitch” Bradley, ha ordinato un secondo strike, per obbedire agli ordini del capo. Appena dopo lo scoop, il Pentagono ha smentito – il portavoce Sean Purnell ha detto: è tutto falso, l’operazione per “smantellare il narcotraffico e proteggere la patria” da droghe letali è  “un successo strepitoso” – e lo stesso Hegseth ha scritto un post su X contro l’articolo “falso, incendiario e denigratorio” pubblicato dal Washington Post contro “i nostri incredibili combattenti che proteggono la patria”. Ma nessuno ci ha creduto, anche perché secondo molti esperti questi raid non sono legali e colpire due volte lo stesso obiettivo per non lasciare vivo nessuno è più vicino al crimine di guerra che al respingimento di narcotrafficanti. Congresso e Senato si sono animati, sono state chieste spiegazioni che non sono arrivate e poiché Hegseth deve aver introiettato il fatto di occuparsi di cose minori pur essendo a capo del ministero della Difesa più importante del globo, ha pensato bene di commentare con un meme: ha pubblicato su X la copertina modificata di un libro della collana per bambini “Franklin the Turtle”, in cui Franklin “colpisce i narcotrafficanti” e da un elicottero militare spara su barchine cariche di droga. Il post di Hegseth dice: “Per la vostra letterina di Natale” (l’editore canadese si è risentito e ha pubblicato un comunicato in cui si condanna ogni utilizzo violento e non autorizzato dell’amatissimo Franklin). 

 

Nemmeno il post-meme sarcastico ha sortito l’effetto sperato, così è intervenuto Trump, che ha naturalmente difeso il suo “Pete”, ma che ha aggiunto che non avrebbe voluto vedere una cosa simile, cioè persino il presidente americano meno sensibile alle questioni umanitarie di sempre ha intuito che si è di fronte a un fatto grave e al limite, se non oltre, la legge  (chi ha visto il filmato dell’attacco ha detto al Washington Post che è molto cruento). Se non funziona nemmeno quando interviene in tua difesa Trump, che cosa si fa? Si dà la colpa a qualcun altro. Ed è così che quel che prima era inventato, falso, l’ultima trovata dei media ostili è diventato non soltanto vero – c’è stato un secondo strike – ma anche frutto di una decisione deliberata dell’ammiraglio Bradley, che ora si starà cercando un buonissimo avvocato (come prima cosa è stato convocato dalla commissione Forze armate del Congresso).

Una volta, prima di questa Amministrazione, eravamo abituati a una dialettica continua tra Pentagono e Casa Bianca riguardo ai principali scenari di conflitto: si attacca, non si attacca, si inviano truppe non si inviano, si aumentano, si diminuiscono, e così via. C’era sempre stata una strategia del Pentagono e una della Casa Bianca, e a quest’ultima toccava trovare la sintesi, studiando documenti, tabelle con i diversi esiti, costi e benefici. Ora invece per la maggior parte del tempo Hegseth fa discorsi retorici contro le politiche di inclusione dell’Amministrazione Biden e il  “trattare con i guanti” i narcotrafficanti, mentre il suo Pentagono blocca unilateralmente, senza avvisare la Casa Bianca, le forniture di armi all’Ucraina perché lo ha deciso un sottosegretario (Elbridge Colby). In un articolo dell’Altantic, il generale maggiore tedesco Christian Freuding, che lavora al ministero della Difesa, dice che la Germania non era stata avvisata, quest’estate, quando la fornitura era stata bloccata, e aggiunge che prima era abituato a scriversi “giorno e notte” con i suoi referenti al Pentagono, ma ora non più: chiede all’ambasciata tedesca a Washington se loro riescono a capirci qualcosa di questo ministero tumefatto dal trumpismo.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi