il ritratto

Chi è Kevin Hassett, il favorito di Trump che può cambiare gli equilibri della Fed

Marco Arvati

L’ex direttore del Consiglio economico nazionale è un fedelissimo del presidente e nell'ultimo anno ha difeso a spada tratta la sua linea economica e chiesto che la banca tagliasse i tassi. Quanto la sua nomina è un rischio all'indipendenza dell'istituzione

Donald Trump ha affermato di aver scelto chi sarà la prossima guida della Federal Reserve, la Banca centrale statunitense, e che farà a breve l’annuncio ufficiale. Secondo tutti i principali analisti, sarebbe in vantaggio Kevin Hassett, direttore del Consiglio economico nazionale e uno degli economisti di riferimento del presidente da un decennio. Il segretario al Tesoro Scott Bessent, che si è chiamato fuori in estate dalla possibilità di guidare la banca, ha affermato che ci sono molte chance che Trump nomini un successore prima di Natale. Hassett si è già dichiarato disponibile, nonostante domenica abbia bollato come “speculazioni” le indiscrezioni che lo indicano come favorito, nel caso venisse scelto, “per servire il paese e il presidente”. Gli altri candidati che l’Amministrazione ha considerato per il ruolo sono  i membri del board della Fed Christopher Waller e Michelle Bowman, il già membro del board tra 2006 e 2011 Kevin Warsh e Rick Rieder, che proviene dalla società di investimento Blackrock.

 

Il problema principale che qualsiasi nuovo capo della Fed dovrà affrontare è legato al grado di indipendenza che manterrà dal presidente. Trump non ha fatto mistero di voler dettare la linea in tema di politica monetaria: si è scontrato aspramente con Powell, che pure aveva lui stesso nominato nel 2018, perché la banca non tagliava abbastanza velocemente i tassi d’interesse. Il presidente ha definito il governatore attuale “incompetente”, minacciandolo più volte di licenziamento anticipato, nonostante il presidente non possa farlo se non per via di grave inadempienza. Hassett, di contro, è un uomo di provata fiducia, che ha più volte sostenuto le critiche del presidente alla Fed sulla lentezza nel tagliare i tassi.

 

Nell’ultimo anno, Hassett è stato molto presente in televisione per difendere a spada tratta la linea economica del presidente e chiedere che la banca tagliasse i tassi. Ha sostenuto che i dati sull’occupazione fossero falsati per sfavorire Trump e che la spesa per la cena del giorno del Ringraziamento sarebbe costata meno quest’anno rispetto all’anno scorso, contro ogni evidenza a lui posta dal giornalista che lo intervistava. Inoltre, a marzo ha affermato che non era in corso nessuna guerra commerciale con Messico e Canada, ma una guerra alla droga per evitare che il paese venisse inondato di fentanyl: una posizione negata dal governo canadese, che ha rilasciato dati delle stesse dogane statunitensi che affermano che il fentanyl confiscato al confine nord del paese ammonta a non più dello 0.1 per cento del totale.

 

Hassett non è un outsider del mondo repubblicano: ha collaborato con John McCain nel 2000, con think-tank conservatori come la Hoover Institution e l’American Enterprise Institute e quando Trump lo ha nominato alla guida del Consiglio dei consiglieri economici nel 2017, la scelta era stata applaudita anche da alcuni ex banchieri centrali come Alan Greenspan e Ben Bernanke. Nonostante questo, la sua carriera da economista, come evidenziato da Paul Krugman, presenta molteplici ombre. Nel 1999 è stato co-autore di un libro, Dow 36.000, che affermava che il mercato azionario era sottovalutato rispetto al valore reale: da lì a pochi mesi, però, sarebbe scoppiata la bolla delle dotcom e il mercato si sarebbe notevolmente ridotto. Ancora a metà degli anni 2000 negava l’esistenza di una bolla nel mercato immobiliare, asserendo che gli unici a crederci fossero i liberal. Nel 2020, nel pieno del lockdown per la pandemia di Covid e dello scontro tra il Center for disease control and prevention, che voleva una riapertura graduale del paese, e Trump, che invece voleva superare del tutto la fase del contenimento del virus, Hassett elaborò il cosiddetto “modello cubico”: secondo le sue proiezioni, le morti per la pandemia sarebbero sensibilmente crollate a maggio del 2020 fino a diventare prossime allo zero entro la fine del mese. Nate Silver, statistico e analista politico americano, aveva affermato guardando il modello proposto da Hassett che quel lavoro equivaleva a mettere dei numeri dentro a un file Excel fino a che non arrivava un risultato positivo.

 

La sua nomina alla guida di un’istituzione indipendente è quindi problematica. Se ogni persona che Trump nominerà sarà scrutata a fondo dai mercati per capire quale grado di indipendenza manterrà dalla Casa Bianca, Hassett, secondo il Wall Street Journal, è già quello visto come più vicino a Trump e quindi fautore nel tempo più rapido possibile di un taglio netto dei tassi, come da richiesta esplicita del presidente. Anche figure vicine ad Hassett sono preoccupate: Gregory Mankiw, ex consigliere economico di Bush, ha affermato che Hassett “è disposto a sacrificare l’indipendenza dell’istituto per la lealtà al presidente”. Commentando una decisione della Fed di mantenimento dei tassi stabili, Hassett aveva affermato che la banca stava “mettendo la politica davanti al mandato independente”: proprio quello di cui molti analisti ed economisti accusano lui.

 

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