Affari mirati
Assieme ai russi, Trump sta svendendo non soltanto l'Ucraina ma anche la sicurezza europea
Dalle missioni di Witkoff in Russia ai negoziati degli investitori vicini ai Trump su gasdotti e progetti energetici, la rete d’interessi delineata dal WSJ mostra un’agenda dove politica internazionale e business coincidono. Un mosaico che indebolisce Kyiv e mette l’Europa di fronte a nuovi rischi strategici
Donald Trump ha infine intercettato lo scandalo di corruzione dell’Ucraina e ha detto che sono tre anni che lo ripete, che la corruzione è un problema, ma ora c’è un’ottima chance per fare un accordo perché la Russia vuole che la guerra finisca. Ha posto qualche deadline a Vladimir Putin, il presidente russo che vuole così tanto che la guerra finisca che l’ha intensificata? No, nessuna. Il presidente americano si fida di Putin, insomma, così come si fida del suo inviato Steve Witkoff arrivato ieri a Mosca, e continua la sua pressione su Kyiv e indugia sui commenti sulla corruzione proprio mentre il Wall Street Journal pubblica un articolo colossale in cui racconta l’intreccio di interessi tra imprenditori americani e oligarchi russi, passando anche per i negoziatori di entrambi i paesi e per i parenti di Trump. Come scrive il quotidiano (conservatore) americano: “Il confine sfumato tra affari e geopolitica è una caratteristica deliberata” della politica trumpiana, “non una disfunzionalità”.
Mentre i commentatori sono ossessionati dalla corruzione dell’Ucraina, gli americani, con i russi, si preparano a svenderla, l’Ucraina, e con essa la sicurezza europea. Grazie alla solerzia di molti giornalisti internazionali – che per giorni hanno detto che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, avrebbe dovuto licenziare il suo braccio destro Andriy Yermak, implicato nello scandalo, perché rappresentava un problema troppo grande per la credibilità del paese, salvo poi, una volta che Yermak è stato estromesso, scrivere dolenti che ora Zelensky ha un grande problema senza il suo numero due – sappiamo tutto del “cerchio magico” della leadership ucraina, mentre l’elenco di nomi e di investimenti russo-americani del Wall Street Journal è rimasto di contorno. E sì che il messaggio di questi intrecci è chiaro ed è in linea con la politica trumpiana, che non soltanto non considera l’attacco russo all’Ucraina un problema suo (è colpa di Joe Biden, il predecessore), ma che vuole soprattutto svilire la tanto detestata e scroccona Europa.
Un esempio tra i tanti: Gentry Beach, che andava al college con Donald Trump Junior, che è stato suo testimone di nozze e che ha finanziato la campagna elettorale del padre, è in trattativa per acquisire una quota di un progetto russo sul gas artico, qualora venisse sollevato dalle sanzioni; un altro finanziatore di Trump, Stephen Lynch, quest’anno ha pagato 600 mila dollari a un lobbista vicino a Trump Jr. che lo sta aiutando a ottenere una licenza dal dipartimento del Tesoro per acquistare il gasdotto North Stream 2 da una società di proprietà dello stato russo (dipartimento del Tesoro che, mentre lavora sulle sanzioni alla Russia, deve venire a sapere che cosa dice Witkoff quando va al Cremlino dal ministero del Tesoro britannico: questo per dire che i canali di comunicazione interni all’Amministrazione funzionano soltanto dentro, questo sì, un cerchio magico, peraltro a geometria variabile). Beach, che ha lanciato quest’anno una nuova società di investimento dal nome America First Global, in omaggio al governo americano, dalle elezioni di novembre, ha viaggiato in venti paesi per incontrare presidenti, premier e ministri degli Esteri, portando avanti accordi che valgono miliardi di dollari: in due “paci” di Trump, in Pakistan e nella Repubblica democratica del Congo, il suo contributo, se così possiamo definirlo, è considerato decisivo. Beach è in trattativa anche per acquisire il 9,9 per cento del progetto Arctic Lng con Novatek, il secondo produttore di gas naturale russo, nel caso in cui gli Stati Uniti e il Regno Unito rimuovessero le sanzioni a questa compagnia. Lo stesso meccanismo vale per gli investimenti in terre rare, che come si sa sono il modo con cui Trump vuole “rientrare dell’investimento” fatto per difendere Kyiv e allo stesso tempo scalzare gli europei dalla ricostruzione dell’Ucraina.
Intanto Lynch, un investitore di Miami (che è diventata la capitale dell’America di Trump), ha chiesto al governo americano il permesso di presentare un’offerta per Nord Stream 2 nel caso fosse messo all’asta in una procedura fallimentare in Svizzera. Lynch, al quale nel 2022 il Tesoro aveva concesso la licenza per completare l’acquisizione della filiale svizzera della banca russa Sberbank, cerca una licenza per il gasdotto già dai tempi dell’Amministrazione Biden, senza successo, così ha preso un lobbista amico di Donald Jr. e ha anche chiesto un incontro con Witkoff. Anche in questo caso, poiché North Stream 2 è (era) una fonte di approvvigionamento per l’Europa, un controllo americano servirebbe almeno per mettere di fronte agli europei nella migliore delle ipotesi un dilemma, nella peggiore un ricatto.
È anche per questa ragione che molti paesi europei insistono sull’utilizzo degli asset russi congelati in Belgio per finanziare l’Ucraina con un prestito necessario e urgente: nell’accordo tra russi e americani con 28 punti, gli asset russi servono all’America per investimenti in Ucraina decisi assieme ai russi. Un altro tassello della strategia americana di destabilizzare l’Europa, una manna per Putin.