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il piano

La strada scelta dall'America sull'Ucraina è sbagliata per almeno sei ragioni

Timothy Snyder

L'approccio di Trump non funzionerà. Lasciando fuori l'Ucraina e i suoi alleati europei, gli Stati Uniti potrebbero lasciare gli ucraini senza altra scelta che quella di combattere

Toronto. La settimana scorsa la Russia ha sferrato un attacco in Ucraina con più di cinquecento droni, missili cruise e razzi. La maggior parte di questi droni è stata abbattuta, ma durante l’operazione sono stati colpiti due condomini a Ternopil, nell’Ucraina occidentale, in cui sono rimaste uccise almeno trentuno persone, tra cui sei bambini. Durante il bombardamento, sono andati in fiamme case, negozi, uffici postali e centrali elettriche in tutta l’Ucraina. Questo crimine di guerra – l’ultimo di una serie nella guerra criminale della Russia – è stato però messo in ombra dalla rivelazione che il presidente russo Vladimir Putin e il presidente americano Donald Trump hanno segretamente negoziato un accordo. Secondo quanto riferito dall’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff, miliardario immobiliarista e magnate delle criptovalute, e da Kirill Dmitriev, capo del fondo sovrano russo, il piano in 28 punti è fortemente sbilanciato a favore del Cremlino. Trump ha chiesto all’Ucraina di accettare questo accordo segreto entro il 27 novembre, pur aggiungendo che non era la sua offerta finale.

 

Al di là dell’ingiustizia di fondo di permettere a un aggressore di decidere l’esito di una guerra che ha iniziato, questo cosiddetto “piano di pace” presenta sei problemi fondamentali. Innanzitutto, può aumentare il rischio di una guerra nucleare. Se l’Ucraina sarà costretta ad accettare condizioni che equivalgono alla sconfitta, il resto del mondo concluderà che per scongiurare una futura invasione da parte della Russia, della Cina o di qualsiasi altra potenza nucleare bisogna possedere armi atomiche. La capitolazione forzata dell’Ucraina vuol dire proliferazione nucleare e una probabilità significativamente più alta di una terza guerra mondiale atomica.

 

Tale rischio rimanda al secondo problema del piano di pace di Trump: le sue implicazioni per un ordine internazionale basato sul principio dell’inviolabilità dei confini nazionali. Certo, le violazioni si verificano, ma sono l’eccezione, non la norma. Avallare un simile comportamento – come farebbe Trump ricompensando la Russia per l’invasione dell’Ucraina – è talmente inaudito da sconvolgere il sistema. Nella sua forma attuale, il patto Witkoff-Dmitriev rischia di creare un mondo in cui invasioni e guerre diventano routine.

 

In terzo luogo, piegarsi alle classiche rivendicazioni del Cremlino minerebbe la pace e la stabilità regionale. Se i termini dell’accordo metteranno la Russia in una posizione di maggior forza rispetto all’Ucraina, Putin avrà tutti gli incentivi possibili – legale, morale, psicologico ed economico – per continuare a scatenare guerre in Europa.

 

Quarto, il piano di Trump non prevede meccanismi di controllo credibili. Dal momento che la Russia ha violato qualunque accordo raggiunto con l’Ucraina, le rassicurazioni del Cremlino sul fatto che non cercherà di impradronirsi di altro territorio ucraino sono irrilevanti. Anche le garanzie di sicurezza degli Stati Uniti mancano di sostanza, soprattutto provenendo da un’Amministrazione che tiene poco all’onestà e alla correttezza. L’unico deterrente sensato contro una nuova aggressione russa è l’adesione dell’Ucraina alla Nato, ipotesi che l’accordo proposto vieta espressamente.

 

Dando priorità al sogno imperiale della Russia rispetto alla volontà democratica dell’Ucraina, il piano di Trump elude il tema della ricostruzione, il quinto problema principale. La pace è qualcosa di più della temporanea assenza di ostilità. Sono certo che la Russia accetterebbe un cessate il fuoco di giorni, o forse anche di settimane, in cambio della capitolazione finale dell’Ucraina. Ma pervenire a una pace autentica significa garantire che l’Ucraina mantenga la propria sovranità e possa difendersi, unirsi ad alleanze e, soprattutto, avviare una ricostruzione. Mentre l’accordo proposto non lo prevede, gli alleati dell’Ucraina hanno presentato una serie di piani assolutamente ragionevoli (e persino redditizi) per ricostruire il paese e attrarre investimenti stranieri.

 

L’ultimo problema, e forse anche il più importante, riguarda il processo. La storia ci insegna che per garantire un accordo di pace duraturo è necessario coinvolgere tutte le parti in causa. Ricordiamo che dopo la Prima guerra mondiale, i paesi considerati aggressori furono esclusi dalla parte più critica dei negoziati di pace – una decisione che contribuì allo scoppio della Seconda guerra mondiale. In questo caso gli ucraini, vittime dell’aggressione, non sono stati consultati nella preparazione del piano di pace, che sembra dettato dai russi e tradotto dagli americani in inglese. Anche le altre parti interessate principali, cioè gli alleati europei dell’Ucraina, sono state colte di sorpresa dalle trattative segrete di Trump. Se si vuole una pace autentica, che permetta all’Ucraina di essere difesa e ricostruita, queste parti devono sedersi al tavolo dei negoziati.

 

L’approccio di Trump non funzionerà. Se alcuni attori importanti vengono esclusi dal processo di pace, è impossibile comprendere appieno le questioni rilevanti e raccogliere le informazioni necessarie. Escludendo l’Ucraina e i suoi alleati europei dai negoziati di pace, la Russia e gli Stati Uniti potrebbero lasciare gli ucraini senza altra scelta che quella di combattere. Trump può pensare di potersi disinteressare dell’Ucraina, ma il problema non sarà risolto. Il desiderio di Trump di vincere un Nobel per la Pace ha portato a un maldestro tentativo di accordo di pace che, se attuato, promette conflitti futuri. Mentre l’amministrazione statunitense cerca di costringere l’Ucraina e i suoi alleati ad accettare una “pace” ingiusta che non durerà mai, noi dobbiamo continuare a chiedere che gli ucraini siano ascoltati, rispettati e sostenuti.

 

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