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Mantenere la rotta
Gli europei mandano un segnale politico a Trump e Putin sul prestito di riparazione per Kyiv
Il rischio che l'Ucraina vada in bancarotta ha spinto la Commissione a dirsi "pronta" a presentare i testi legislativi mostrando alla Russia e agli Stati Uniti che l'Ue garantirà in ogni caso il suo sostegno a Zelensky. Ma l'accordo al Consiglio europeo di dicembre non è scontato
Bruxelles. Ursula von der Leyen ieri ha annunciato che la sua Commissione “è pronta” a presentare i testi legislativi per il prestito di riparazione da 140 miliardi di euro che deve garantire il finanziamento, nel 2026 e 2027, dell’Ucraina utilizzando gli attivi sovrani russi congelati. E’ un’urgenza di fronte al rischio che Kyiv si trovi in bancarotta, incapace di pagare stipendi, pensioni e armi, alla fine di febbraio. Ma è anche un segnale politico. Pur continuando a elogiare gli sforzi di Donald Trump per arrivare a un accordo di pace, l’Unione europea non intende abbandonare l’Ucraina. Al contrario, gli europei vogliono aumentare la pressione sulla Russia, perché solo questo farà cambiare i calcoli di Vladimir Putin, spingendo il presidente russo a un cessate il fuoco. Il segnale è inviato anche a Trump: se tornerà alla prima versione del piano in 28 punti, accogliendo le richieste massimaliste di Putin per imporre una capitolazione a Zelensky, l’Ue proseguirà il sostegno all’Ucraina.
Gli europei rimangono convinti che il presidente russo Vladimir Putin non voglia una pace, sicuramente non quella giusta e duratura che chiedono loro per l’Ucraina, e che i negoziati con gli americani siano solo una manovra per indebolire ulteriormente Kyiv. “Un cessate il fuoco immediato e incondizionato deve essere il primo passo per porre fine alla guerra. Ma al momento non vediamo alcun segnale che la Russia sia pronta per un cessate il fuoco”, ha detto ieri l’Alto rappresentante, Kaja Kallas, dopo una riunione straordinaria in videoconferenza dei ministri degli Esteri dell’Unione europea. “In assenza di una reale intenzione della Russia di avviare colloqui di pace, è chiaro che dobbiamo sostenere l’Ucraina nella sua difesa. E questo inizia assicurando che disponga dei mezzi finanziari necessari”, ha detto Ursula von der Leyen al Parlamento europeo. “Abbiamo presentato un documento di opzioni. Questo include un’opzione sui beni russi immobilizzati. Il passo successivo è che la Commissione è pronta a presentare il testo giuridico”, ha assicurato von der Leyen, anche se non è ancora chiaro quando lo farà. Il tempo corre. Sono passati due mesi e mezzo dall’annuncio di von der Leyen sul prestito di riparazione e il Consiglio europeo è tra appena tre settimane. Von der Leyen è sembrata escludere le opzioni che prevedono uno strumento di debito comune o sovvenzioni finanziate dagli stati membri. “Non vedo alcuno scenario in cui i contribuenti europei pagheranno da soli il conto”, ha detto la presidente della Commissione. Un accordo tra i capi di stato e di governo il 18 dicembre non è scontato. C’è l’opposizione dell’Ungheria, ribadita ieri da un consigliere di Viktor Orbán. Il principale ostacolo rimane il Belgio, dove sono detenuti gli attivi sovrani russi congelati dalla società Euroclear. Di fronte a rischi finanziari enormi (quasi un terzo del pil), il suo primo ministro, Bart De Wever, pretende che gli altri stati membri coprano le potenziali perdite.
Von der Leyen ha delineato quelle che dovrebbero essere le linee rosse dell’Ue nei negoziati tra Stati Uniti e Russia. “La prima priorità è che qualsiasi accordo garantisca una pace giusta e duratura. E che garantisca una reale sicurezza per l’Ucraina e l’Europa”, ha detto la presidente della Commissione. “In quanto nazione sovrana, non possono esserci limitazioni alle Forze armate ucraine che renderebbero il paese vulnerabile a futuri attacchi. E questo riguarda tanto la deterrenza quanto la sicurezza dell’Europa”. Inoltre, “l’Ucraina ha bisogno di garanzie di sicurezza solide, a lungo termine e credibili”. La seconda priorità è “sostenere la sovranità dell’Ucraina”, perché “la mentalità della Russia non è cambiata dai tempi di Yalta”. Vanno evitate “una spartizione unilaterale di una nazione europea sovrana” e una modifica dei confini “con la forza”. L’Ucraina infine dovrà “poter scegliere il proprio futuro”, in particolare nell’Ue. Le questioni europee devono essere gestite dagli europei, quelle Nato dalla Nato. Nessun diktat da Mosca.
Dopo le riunioni a Ginevra domenica e della coalizione dei volenterosi martedì, gli europei sperano che questi elementi siano stati definitivamente integrati nel piano di Trump. Eppure nessuno si fa illusioni sul presidente americano. Anche se non apertamente, ieri Kallas ha espresso critiche su Trump, che ha messo la pressione sull’Ucraina invece che sulla Russia. “L’attenzione dovrebbe concentrarsi su ciò che la Russia, l’aggressore, deve fare, non su ciò che l’Ucraina, la vittima, deve sacrificare”, ha detto Kallas. Un’altra critica è stata implicitamente rivolta ai funzionari dell’Amministrazione, secondo i quali l’Ucraina è sul punto di crollare militarmente. “L’idea che l’Ucraina stia perdendo è del tutto falsa. Se la Russia potesse conquistare militarmente l’Ucraina, lo avrebbe già fatto. Putin non può raggiungere i suoi obiettivi sul campo di battaglia, quindi cercherà di arrivarci negoziando”, ha avvertito Kallas. I ministri degli Esteri dell’Ue hanno concordato di “aumentare la pressione sulla Russia”, ha detto l’Alto rappresentante: “Per garantire il miglior risultato possibile per l’Ucraina e l’Europa, dobbiamo mantenere la rotta, ma accelerare il passo. Questo significa ulteriori sanzioni per privare la Russia dei mezzi per combattere e maggiore sostegno militare e finanziario all’Ucraina”.