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"mai marmellata oggi"

Londra annuncia oggi la manovra "rischiatutto" per il governo di Starmer

Questa legge di Bilancio potrebbe essere l’ultima per il premier laburista. L'esecutivo si prepara a tartassare la parte produttiva del paese per andare a pompare la spesa corrente improduttiva a favore della parte di paese che va a traino dello stato

Londra. Lungo Knightsbridge, le luminarie di Natale sono un tripudio di addobbi, alberi e luci: dallo splendore dell’albergo Mandarin Oriental, alla minimalista ma elegantissima facciata di Harrods, alla mega corona che incornicia la vetrina di Rolex, ai passanti pare di essere in una coreografia di Hollywood. Mai come quest’anno, Londra trasuda opulenza nelle decorazioni delle feste. Ma è tutta un’immensa manovra di marketing che nasconde l’esatto contrario: già da metà mese, la capitale ha iniziato ad abbellirsi. L’eccessiva anticipazione del Natale è psicologia dei consumi per le masse. L’atmosfera natalizia mette nelle persone una gioia innata e l’ottimismo è il miglior incentivo macroeconomico alla spesa. Peccato però che nell’autunno del 2025 Londra viaggi attorno ai mille esuberi al giorno nelle aziende: far partire il Natale settimane prima è il segnale che l’economia non tira. E tirerà ancora meno, nel Regno Unito, da qui alla prossima primavera.

 

Oggi, il cancelliere dello Scacchiere, nome pomposo che risale al Medioevo quando i conti della Corona venivano fatti su un tavolo a scacchi (Exchequers) per indicare il ministro del Tesoro britannico, presenta il Budget per il 2026, ossia la manovra economica. E’ la seconda volta per il governo laburista ma potrebbe essere l’ultima per il premier Keir Starmer e fatale, in prospettiva, per il partito tornato al potere dopo un digiuno di quasi quindici anni.

 

Rachel Reeves, la prima donna cancelliere della storia dai tempi del re bambino Enrico III, nel 1200, seguirà la tradizione che la vuole uscire dal portone del 10 di Downing Street con una valigetta rossa che contiene il testo della manovra: il paese aspetta con un misto di preoccupazione il rito perché la legge di bilancio si preannuncia come un misto di nuove e più tasse, per andare a finanziare maggiori sussidi statali. Il governo si prepara a tartassare la parte produttiva del paese per andare a pompare la spesa corrente improduttiva a favore della parte di paese che va a traino dello stato. Il governo della Gran Bretagna, un tempo considerato un faro da seguire, oggi dimostra un eccesso di arroganza politica. Difficilmente il mercato darà fiducia a questa manovra e dunque al governo Starmer: l’ulteriore stangata sui “paperoni”, o presunti tali, avrà l’effetto di farli fuggire ancora più; la maggiore spesa pubblica costringerà a dover ricorrere a più emissioni di titoli di stato, ma dato che il governo non è riuscito a far approvare nessuna delle riforme o dei tagli agli sprechi che aveva promesso l’anno scorso, presumere che possa farlo ora è poco credibile. Così poco credibile che ancor prima di conoscere quali saranno le misure definitive, un colosso come Deutsche Bank si è già spinto a preannunciare che la manovra sarà un flop a prescindere.

 

La credibilità è tutto sui mercati e Reeves se l’è già giocata tutta quando per settimane è andata predicano alla City che avrebbe aumentato l’income tax (la nostra Irpef) per poi fare marcia indietro. Peggio che annunciare una nuova tassa, è annunciarla per poi rimangiarsela. Negli uffici di Obr, l’equivalente della Ragioneria dello stato, sono forse amanti del grande scrittore inglese Lewis Carrol, quello di “Alice nel Paese delle Meraviglie”: “La regola è: marmellata domani e marmellata ieri, ma mai marmellata oggi”. Peraltro la cancelliera aveva già somministrato un’amara medicina l’anno scorso, promettendo una marmellata che non è mai arrivata e che non arriverà nemmeno il prossimo anno.

 

La crociata talebana contro i ricchi ha fatto sì che i ricchi stiano scappando altrove, impoverendo il paese. Negli ultimi due anni circa 30 mila paperoni hanno lasciato Londra: per fermare l’emorragia Reeves ha balenato l’idea di una exit tax, un altro balzello, per chi se ne va. Ha scatenato la reazione opposta: “Alla sola ipotesi di una tassa per lasciare il Regno Unito, molta gente sta pensando di andarsene, senza nemmeno aspettare l’esito”, dice Guido Ravaglia, professionista dello studio Statura di Londra. Mentre i ricchi non piangono ma fuggono, i sussidi sociali sono saliti a 34 miliardi di Sterline: +8 per cento. Troppe tasse finiscono per sortire l’effetto opposto: fanno diminuire il gettito fiscale. E con un gettito più basso, è impossibile ridurre il debito pubblico, oggi a tremila miliardi (101 per cento del pil).

 

Per capire la politica bisogna studiare la geografia: 10 milioni di inglesi vivono nelle zone rurali e Starmer si è lanciato in una suicida lotta agli agricoltori. Il sondaggio annuale di Farmer’s Weekly, uno dei termometri politici più sensibili del paese, ha di recente rivelato che il consenso per i laburisti è crollato a favore di Nigel Farage. E’ un segnale molto serio, già visto in passato: in Gran Bretagna si contano soltanto diecimila pescatori, eppure il loro peso e la loro percezione tra gli elettori furono decisivi sulla Brexit. Gli agricoltori inglesi sono 450 mila (meno del 10 per cento della popolazione), e sono fondamentali per le sorti di Starmer che invece se li è inimicati con la manovra dello scorso autunno.

 

Una ventina di anni fa, all’epoca di Tony Blair, che si era lanciato contro l’Inghilterra rurale, l’autorevole Economist avvertì i laburisti: “Mai andare a scontrarsi contro un lavoro che appare nelle fiabe per bambini”. Il consiglio vale ancora oggi per Starmer che però sembra non aver imparato la lezione del passato: il pacato Keir sembrava il premier perfetto dopo gli eccessi di un Boris Johnson: ma più passa il tempo e più la pacatezza si rivela mancanza di capacità e di comando. Questo potrebbe essere il suo ultimo budget: il premier, fiutando una brutta aria, è andato in giro ad annunciare che punta a rimanere in sella fino al 2032, quindi che vincerà anche le elezioni del 2028. Più che di ottimismo, ha lanciato un segnale di debolezza. Persa la campagna, il governo cerca voti nelle città dove si annida il grosso dei percettori di sussidi (spesso truffaldini). La Gran Bretagna dei laburisti sta diventando un immenso voto di scambio, ma questo non basterà a salvare il Soldato Keir.

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