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la richiesta
Vance vuole tentare una forzatura verso destra del Washington Post
Il vicepresidente americano avrebbe contattato Jeff Bezos, che ha acquistato il giornale nel 2013, per fargli assumere a capo della redazione politica Matt Boyle, attuale caporedattore dell’ufficio di Washington di Breitbart News, network di estrema destra
Milano. Il Washington Post, acquistato da Jeff Bezos nel 2013, è diventato più volte oggetto di polemica da quando Donald Trump è ritornato alla Casa Bianca. Il cambio di atteggiamento verso il presidente da parte del megamiliardario di Amazon e BlueOrigin ha causato nell’ultimo anno emorragie di firme importanti oltre che di centinaia di migliaia di abbonati al giornale. Di recente Bezos è stato anche criticato perché il suo Amazon ha sborsato 40 milioni di dollari per produrre un documentario celebrativo sulla first lady Melania. Il vuoto che si è creato nella direzione e nelle pagine del quotidiano, noto un tempo per aver rivelato scandali che hanno fatto tremare Capitol Hill, sta portando il vicepresidente americano J. D. Vance a tentare una forzatura verso destra del quotidiano. Secondo un reporter di Real Clear Politics, Vance avrebbe contattato Bezos per fargli assumere a capo della redazione politica una delle firme di punta del’infosfera alt rRight: Matt Boyle. E Vance avrebbe confermato la cosa in una conversazione pubblica con Boyle, sottolineando la sua vecchia visione delle emittenti “fake news”, e cioè che possono cambiare se vogliono parlare anche all’altra parte del paese, invece di diventare solo la voce “dell’estrema sinistra”.
Boyle è caporedattore dell’ufficio di Washington di Breitbart News, il network di estrema destra di cui Steve Bannon è stato presidente fino al 2016. Breitbart News è spesso attaccata per le sue posizioni xenofobe e populiste, oltre che complottiste (per esempio sulle elezioni “rubate” del 2020). Il 37enne Boyle arrivato a Washington nel 2010 aveva cercato lavoro dappertutto, a Politico, allo stesso Washington Post, ma poi si era accontentato di questo sito internet di una destra nazionalista allora ancora poco mainstream. Col tempo Boyle è diventato, come viene definito dai critici, “un cane da guardia” del mondo Maga, l’alt right è diventata la nuova destra, e Breitbart si è trasformato in un organo di stampa seguito e con una certa influenza, e soprattutto con un piede dentro la Casa Bianca. Dopo un autoesilio nella natia Florida negli anni di Joe Biden, Boyle è tornato nella capitale. Secondo Cnn nel 2024, quando il governatore della Florida Ron DeSantis aveva provato a sfidare Trump alle primarie repubblicane, Boyle, che non ama DeSantis, avrebbe cercato di dargli pochissimo spazio su Breitbart, aiutando Trump. Nella sua foto profilo di X c’è lui che intervista Vance, in quella di sfondo invece lui che intervista Trump nel suo club di golf del New Jersey, sotto il quadro di un cavallo. E a leggere i suoi post in difesa di membri del gabinetto presidenziale ci si confonde a volte con le frasi della portavoce della Casa Bianca.
Dopo le elezioni, Boyle ha detto che il suo compito in quel periodo era “preparare le truppe per la battaglia nel cuore della palude di Washington, con l’obiettivo di vincere la guerra dell’informazione che combattiamo da oltre un decennio”. Dopo novembre Boyle ha più volte gongolato pubblicamente sottolineando come gli altri media avessero sbagliato “non una, ma due volte sul successo di Trump”, aggiungendo che il suo obiettivo è quello di trovare storie che tutti gli altri continuano a ignorare, “ora che il movimento America First è entrato in una fase più matura”. Vance considera Boyle il più affidabile reporter politico a Washington. Ospite di recente nel podcast di Bannon, il suo ex dipendente ha detto che Trump “ha ragione al cento per cento su tutto”, ma sta anche in guardia quando il presidente rischia di andare verso posizioni globaliste.
Da quando è cambiata l’Amministrazione, Boyle ha intervistato con estrema gentilezza il segretario di stato Marco Rubio e il segretario al Tesoro Scott Bessent. La prossima settimana inaugurerà una serie di incontri con il segretario dell’interno Doug Burgum. “Noi, qui a Breitbart, siamo le stesse persone di sempre”, ha detto il caporedattore in un’occasione, “è Washington che è cambiata”. Ma anche il Washington Post sembra voler cambiare sempre di più. E infatti, parlando nel podcast “Reason”, il responsabile degli editoriali Adam O’Neil, come riportato anche da Semafor, ha detto apertamente: “Non cerchiamo di allontanare i lettori storici del giornale e trasformarlo in un progetto Maga dove questi verranno offesi da qualsiasi cosa scriveremo”. Allo stesso tempo ha detto che avere una “bolla” non è un buon modello di business. “Cerchiamo di continuare a servire i nostri abbonati, ma allo stesso tempo parlare a persone, non so… tipo mio papà”.