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Le opzioni sul tavolo

L'equilibrio dell'Ue dopo i colloqui di Ginevra

David Carretta

Dopo aver insistito sulla necessità di lasciare libera l’Ucraina di invitare sul proprio territorio truppe alleate, gli europei vedono progressi e rischi. Il più grande: la reazione di Trump a un “no” di Putin

Bruxelles. L’Unione europea spera di aver evitato il peggio sul piano in 28 punti che Donald Trump ha cercato di imporre all’Ucraina. “C’è un nuovo slancio nei negoziati di pace. L’incontro a Ginevra tra Stati Uniti, Ucraina, istituzioni dell’Ue e rappresentanti europei ha segnato progressi significativi”, ha detto ieri il presidente del Consiglio europeo, António Costa: “Alcune questioni restano da risolvere, ma la direzione è positiva”. Il panico di venerdì, quando gli europei hanno appreso del piano dalle fughe di notizie sui media, è passato. Ma rimangono rischi e interrogativi. Il principale riguarda la reazione del presidente americano, se Vladimir Putin rigetterà la versione del piano emendata da Ucraina ed europei.

 

      

 

I colloqui di Ginevra sono andati meglio di quanto temuto inizialmente dall’Ue. La situazione venerdì era “molto complicata”, spiega al Foglio un diplomatico europeo. Il piano redatto dall’inviato di Trump, Steve Witkoff, e dall’emissario del Cremlino, Kirill Dmitriev, era stato presentato come un prendere o lasciare, accompagnato dall’ultimatum di Trump su un accordo entro giovedì, il Giorno del ringraziamento negli Stati Uniti. Ora “Stati Uniti e Ucraina sembrano avere un approccio comune”, dice il diplomatico. Anche se in modo discreto, gli europei erano presenti a Ginevra.

Oltre ai consiglieri alla sicurezza nazionale di Francia, Regno Unito e Germania, c’erano due rappresentanti dei presidenti della Commissione e del Consiglio europeo. E’ la prima volta che da parte degli Stati Uniti c’è “il riconoscimento che le questioni europee devono essere trattate da e con gli europei e le questioni nato da e con la Nato”, dice il diplomatico. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nelle sue dichiarazioni ha voluto sottolineare “la centralità dell’Europa nel futuro” dell’Ucraina. “Un impegno europeo efficiente e coordinato, nonché una forte presenza europea a Ginevra, ci hanno consentito di compiere buoni progressi nei negoziati per una pace giusta e duratura in Ucraina”, ha assicurato von der Leyen. Secondo il Financial Times, i punti sarebbero stati ridotti a 19. Alcune delle richieste ucraine sono state prese in conto dagli americani. Tuttavia rimangono divergenze su alcune linee rosse dell’Ucraina, come il ritiro dal territorio del Donbas che ancora controlla, o i limiti alle sue forze armate.

Le divergenze tra la squadra di Zelensky e quella del presidente Trump toccano anche gli interessi degli europei. “L’accordo di pace sull’Ucraina deve rafforzare, non indebolire, la nostra sicurezza”, ha avvertito il primo ministro polacco, Donald Tusk, uno dei pochi leader europei che ha espresso pubblicamente il suo scetticismo sul processo avviato a Ginevra. “Il piano richiede una revisione e alcune di queste proposte sono inaccettabili”, ha detto Tusk. Tra gli europei “non c’è consenso – e la Polonia non fa eccezione – per porre l’indebolimento militare come condizione per la pace, il che significa limitare il numero di soldati ucraini”, ha aggiunto Tusk. Gli europei insistono per evitare qualsiasi cessione di territorio da parte dell’Ucraina (le posizioni devono essere quelle sulla linea di contatto) o il riconoscimento delle annessioni russe (de jure o de facto).

Oggi si riunirà un vertice della coalizione dei volenterosi, guidata dal francese Emmanuel Macron e il britannico Keir Starmer, per ribadire la proposta di inviare una forza di rassicurazione in Ucraina in caso di cessate il fuoco o accordo di pace. Gli europei hanno insistito a Ginevra sulla necessità di lasciare libera l’Ucraina di invitare sul proprio territorio truppe alleate. Sono tutte condizioni che potrebbero spingere Vladimir Putin a rifiutare l’accordo. Gli europei sperano che un “no” del Cremlino basti a convincere Trump a rimettere la pressione sulla Russia invece che sull’Ucraina. Ma diversi diplomatici ammettono che è “una scommessa ad alto rischio”. Tusk ha riconosciuto che i colloqui sono “delicati” per la volontà degli europei di non contrariare Trump.

La grande paura degli europei è che Trump dia seguito alla sua minaccia di tagliare gli aiuti di intelligence all’Ucraina e smetta di fornire le armi anche se comprate dagli altri alleati di Kyiv. Il “piano B” in caso di fallimento dei colloqui in corso tra Stati Uniti e Ucraina è di continuare con il “piano A”. “L’Ue si impegna a continuare a fornire al presidente Zelensky tutto il sostegno di cui ha bisogno: diplomatico, militare, economico”, ha detto António Costa, dopo la riunione d’emergenza di ieri con i capi di stato e di governo dei ventisette. “Questo riguarda in particolare il sostegno finanziario all’Ucraina. Come ricorderete, ci siamo impegnati in ottobre a portare risultati. E porteremo risultati al Consiglio europeo di dicembre”, ha detto Costa. Il riferimento è al prestito di riparazione da 140 miliardi di euro finanziato con gli attivi sovrani russi congelati. Anche se ci sono altre due opzioni sul tavolo, l’uso degli attivi sovrani russi è la soluzione preferita da una maggioranza di leader. Ma le difficoltà per trovare un accordo sul finanziamento dell’Ucraina dimostrano quanta fatica farebbe l’Ue senza o contro Trump.