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Merz si espone
Garanzie di sicurezza serie per Kyiv servono anche al futuro europeo
Perché i 28 punti stilati da Witkoff presentano troppe debolezze che non favoriscono la pace. Parla Patrick Keller, capo del Centro per la sicurezza e la difesa della Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik
Berlino. Friedrich Merz ci è andato coi piedi di piombo. Parlando da Luanda, in Angola, a margine del vertice Unione europea-Unione africana, il cancelliere tedesco ha detto di ritenere improbabile una svolta sull’accordo di pace per l’Ucraina. “E’ un processo laborioso e nella migliore delle ipotesi, questa settimana ci saranno piccoli passi avanti”, ha affermato. Tanta cautela non sorprende: quando la Russia invase l’Ucraina il 24 febbraio 2023, il predecessore di Merz alla guida del governo federale a Berlino, Olaf Scholz, proclamò “la svolta epocale”. L’ex cancelliere spiegò che era arrivato il momento anche per i tedeschi di dotarsi di una Difesa degna di questo nome. Da allora Scholz prima e Merz poi hanno lavorato su due binari: ammodernare la Bundeswehr da una parte e rafforzare il fianco orientale della Nato (con grande apprezzamento da parte degli Stati Uniti) da una parte; finanziare e sostenere militarmente l’Ucraina nella sua guerra di liberazione contro l’invasore russo dall’altra. E’ dunque normale che un piano di pace che accontenta Mosca e indebolisce Kyiv sia visto con molta circospezione a Berlino. E poco conta che sia stato elaborato da Steve Witkoff, e cioè dal braccio destro del presidente Donald Trump che ha accolto Merz con simpatia alla Casa Bianca: la questione è di natura strategica. Per non passare da bastian contrario, Merz ha aggiunto che “il prossimo passo deve essere quello di portare la Russia al tavolo delle trattative”, il resto si vedrà.
Molto più diretto è il pensiero di Patrick Keller, capo del Centro per la sicurezza e la difesa della Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik (la Società tedesca per la politica estera). “Penso che la reazione tedesca sia piuttosto unitaria. Il governo e i principali opinion leader stanno spiegando che questo piano non porterà a una pace duratura. Perché si tratta di un piano russo tradotto in inglese”. Keller non ha dubbi, e al Foglio spiega che i 28 punti stilati da Witkoff presentano troppe debolezze che non favoriscono la pace. Ecco perché assieme ai governi francese e britannico anche quello tedesco chiede modifiche allo schema così com’è stato presentato. Le “debolezze” elencate da Keller sono tutte di peso: in termini di territorio “il piano è inaccettabile”, “è inaccettabile per quanto riguarda la prevista riduzione dell’esercito ucraino”. E ancora è “inaccettabile” per quanto riguarda la rivitalizzazione economica dell’Ucraina nonché per il modo in cui dovrebbero essere utilizzati i beni russi congelati. Una bocciatura su tutta la linea che nasce, spiega l’esperto della Dgap, “dalla fondamentale asimmetria di un piano secondo cui l’Ucraina dovrebbe fare concessioni durature in cambio di mere promesse”. Lo si vedrebbe già da come si chiede all’Ucraina si rinunciare anche a territori che la Russia non ha conquistato. Neppure un piatto di lenticchie ma la solo la promessa dello stesso: la promessa, cioè, che la Russia non attaccherà più.
Bocciatura sui contenuti ma anche sulla forma visto che il piano Steve Witkoff-Kirill Dmitriev, l’economista russo che ha studiato negli Stati Uniti e del quale Vladimir Putin si fida, non includeva nessun tipo di sequenza, osserva ancora Keller aggiungendo che non è chiaro quale passo dovrebbe essere intrapreso per primo “né cosa fare nel caso in cui una delle parti non intraprenda i passi concordati”. Il suo approccio è antitetico: “Un piano di pace dovrebbe, prima di tutto, creare un cessate il fuoco lungo la linea di contatto”. Parole non dissimili da quelle usate ieri dal ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul secondo il quale “l’attuale linea del fronte deve essere il punto di partenza dei negoziati, non il punto di arrivo”. Keller non crede che l’Ucraina riotterrà i territori persi, tanto più che “la Crimea e parti del Donbas sono occupate dalla Russia ormai da molto tempo”, ma la domanda strategica è cosa dovrà ottenere in cambio. L’esperto è convinto che su questo punto l’interesse strategico di Kyiv e quello dell’occidente collimino, e cioè che l’Ucraina di domani “sia difendibile, abbia garanzie di sicurezza, una prospettiva economica e una sociale”. Che sia uno stato in cui i profughi possano tornare e i veterani di guerra essere reintegrati. Ogni alternativa sarebbe un fallimento, “una ferita che sanguina”. Gli chiediamo anche se crede nella compattezza del trio Merz-Macron-Starmer e come vede gli altri paesi europei come l’Italia, in apparenza meno filo-ucraini. “Penso che noi europei siamo tutti sulla stessa barca. E’ nel nostro interesse che la Russia non venga ricompensata per la sua aggressione. Un’Ucraina fallita avrebbe effetti terribili sull’economia e sulla struttura sociale di tutte le nostre società”.