Ansa
la decisione
La condanna del Procuratore generale è un problema per Sánchez
Il capo del governo spagnolo aveva giocato numerose fiches sull'innocenza di Álvaro García Ortiz. Ora l'opposizione chiede le dimissioni. Nei prossimi giorni sarà avviata la procedura per la nomina di un successore
Madrid. Giovedì la Corte suprema spagnola ha condannato il Procuratore generale dello stato, Álvaro García Ortiz, a due anni di interdizione dai pubblici uffici e al pagamento di una multa di 7.200 euro per il reato di divulgazione di segreti d’ufficio. Si tratta di informazioni segrete legate alle indagini in corso sul compagno della presidente della Comunità autonoma di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, l’imprenditore Alberto González Amador, a cui il condannato dovrà anche pagare un risarcimento di 10 mila euro per danni morali. Era la prima volta che un Procuratore generale spagnolo finiva sotto processo e non è finita bene né per lui né per il capo del governo, Pedro Sánchez, che sulla correttezza dell’operato di García Ortiz aveva puntato un bel gruzzolo delle numerose “fiches” che da tempo è costretto a giocare freneticamente sui vari tavoli che da più parti fanno traballare il tavolo della sua maggioranza. Il Partito popolare, dall’opposizione, ha già dichiarato che questa condanna impone le dimissioni di colui che per un anno ha difeso il procuratore a spada tratta: “E’ innocente”, aveva detto Sánchez pochi giorni prima della sentenza. Ora fonti governative assicurano che nei prossimi giorni sarà avviata la procedura per la nomina di un successore, nel rispetto dovuto a una sentenza che tuttavia non condividono. Più irruente Irene Montero, di Podemos, non ha esitato a twittare: “Golpismo giudiziario, mediatico e politico”, evocando lo spettro di una destra franchista che, a 50 anni dalla morte di Franco (avvenuta proprio il 20 novembre 1975), sarebbe pronta a colpire di nuovo. Insomma, dalle “toghe rosse” alle “toghe nere” e al solito corto circuito su chi controllerebbe la magistratura: esecutivo od opposizione?
La stessa Díaz Ayuso aveva bollato l’inchiesta sul suo compagno come persecuzione giudiziaria, mentre per la leader di Podemos è quest’ultima sentenza a smascherare tutta una tattica in difesa del clan Ayuso, colei che dalla sua poltrona di governatrice della Comunità di Madrid è forse il volto più noto dell’opposizione del Partito popolare al governo socialista. La fuga di notizie, infatti, rivelava un’e-mail in cui l’avvocato di Alberto González Amador chiedeva alla Procura un accordo giudiziario, riconoscendo due reati di frode fiscale commessi dall’imprenditore per un importo di 350 mila euro. Il dispositivo della sentenza non è ancora noto, ma si sa che hanno votato a favore della condanna cinque giudici su sette. Allo stesso tempo, il tribunale ha assolto García Ortiz dai restanti reati oggetto dell’accusa, in particolare quello di prevaricazione. La difesa ha ancora la possibilità di ricorrere mediante un’eccezione di nullità, una via che solitamente non ha successo, ma è indispensabile per adire la Corte costituzionale.
Da tempo opinionisti d’assalto e giuristi raffinatissimi duellavano a colpi di sottigliezze per stabilire se García Ortiz fosse o no da condannare. Un argomento forte a favore della sua assoluzione, oltre al principio della presunzione d’innocenza, era il fatto che la notizia che avrebbe rivelato stava già circolando nei computer di tantissimi giornalisti, inclusi i dodici chiamati a deporre e che ovviamente non potevano rivelare le loro fonti. E la diffusione dell’e-mail incriminata arrivava dopo la pubblicazione di un’altra versione secondo cui era la Procura e non l’indagato a offrire un accordo. Una fake news per i redattori di El País, normale sfumatura narrativa per i redattori di El Mundo, per i quali la Procura stava offrendo una via d’uscita a un reo confesso desideroso di regolarizzare la propria situazione. Ma in Spagna la linea di faglia ormai spacca in due anche il giornalismo. “Ci battono sulla narrazione”, scriveva il Procuratore in un messaggio in cui chiedeva di far circolare la nota incriminata. Ed è questa battaglia narrativa l’ultima “novella esemplare” dalla terra di Cervantes, in cui più che il paventato controllo dell’esecutivo sui magistrati dalle carriere separate, vero protagonista è il pericoloso intreccio di carriere fra procure e “narratori delle procure”, i giornalisti.