un accordo che non sta in piedi
Quattro mani per un piano per la guerra in Ucraina pessimo. Le mosse di Witkoff
Il solito tuttofare di Donald Trump avrebbe preso nota delle richieste di un funzionario russo e copiato e incollato l’accordo per il medio oriente, adattandolo all’Ucraina, ma manca il punto fondamentale: il vasto consenso
Un piano per mettere fine alla guerra in Ucraina costruito dal tuttofare di Donald Trump, Steve Witkoff, e il capo del Fondo russo per gli investimenti all’estero, Kirill Dmitriev, sarebbe stato visionato da Rustem Umerov, l’ex ministro della Difesa dell’Ucraina e attuale consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Ieri tre testate internazionali, Axios, Politico e il Financial Times, hanno confermato che gli americani sono al lavoro su un piano che, secondo Axios, consta di ventotto punti per arrivare alla fine della guerra. Witkoff è forte della conclusione dell’intesa in medio oriente per la liberazione degli ostaggi rapiti da Hamas e il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, Trump si fida di lui e immaginare che gli abbia affidato anche la costruzione di un accordo per la fine della guerra in Ucraina è verosimile. Axios scrive che gli americani si sono mossi segretamente, Politico e il Financial Times insistono sulla collaborazione fra americani e russi e sull’esclusione degli ucraini e degli europei da una trattativa che li riguarda. Il piano per Gaza aveva funzionato perché Trump era riuscito a costruire un ampio consenso, coinvolgendo anche le monarchie del Golfo, la Turchia, il Qatar, l’Indonesia, l’Egitto.
Il piano per la guerra in Ucraina sembra invece un’iniziativa ristretta, messa in piedi per costringere Zelensky a cedere. Le fonti della Casa Bianca che hanno parlato con Politico hanno detto che l’iniziativa verrà annunciata o questa o la prossima settimana e gli americani ritengono sia il momento propizio per arrivare a un accordo, perché Zelensky è talmente infragilito dagli scandali per la corruzione nel settore dell’energia da non poter rifiutare compromessi che fino a ora non avrebbe mai potuto accettare. Ma è proprio la fragilità a mettere il presidente ucraino nelle condizioni di essere ancora più duro e non poter acconsentire a un accordo che sta emergendo come un patto segreto fra americani e russi, scritto alle spalle degli ucraini e senza il coinvolgimento degli europei, in cui si chiede a Kyiv di cedere alle volontà di Mosca che includono la totale cessione della regione di Donetsk, che l’esercito russo non è riuscito a conquistare del tutto e ne detiene circa il 77 per cento; l’inserimento del russo come lingua ufficiale; la rinuncia degli ucraini al sostegno degli Stati Uniti e anche la cessione di parte degli armamenti e la riduzione dell’esercito di Kyiv.
La proposta prevede anche che il resto della linea del fronte venga congelato e Mosca otterrebbe anzi il riconoscimento degli Stati Uniti e di altri paesi della Crimea e delle due regioni del Donbas, Donetsk e Luhansk come parte del territorio russo. Witkoff si sarebbe limitato a trascrivere le volontà di Dmitriev, promettendo all’Ucraina e agli europei delle garanzie di sicurezza, di cui però non ci sono dettagli. Martedì Zelensky aveva detto di voler riaprire i colloqui di pace, Umerov lo aveva edotto della proposta di Witkoff, che non esiste in forma scritta. L’emissario di Trump avrebbe dovuto incontrare Zelensky ieri ad Ankara con il mandato del capo della Casa Bianca di raggiungere un accordo con il presidente ucraino, che fino a questo momento aveva accettato molti compromessi, mettendo una sola linea rossa: che l’accordo non ponesse le basi per una futura nuova invasione.
E’ interessante come, secondo i resoconti delle tre testate, Witkoff abbia davvero cercato di ripercorrere i passi fatti per trovare un punto di incontro fra Hamas e Israele, chiedendo anche al Qatar e alla Turchia, coinvolti già nei negoziati in medio oriente, di aiutare nella stesura del piano. Con i risultati raggiunti fra Israele e Hamas, era stato Zelensky a dire a Trump che sperava potesse riuscire a creare un percorso per la pace in Ucraina, e Trump stesso sperava di potersi muovere sullo slancio del cessate il fuoco a Gaza. Witkoff pare aver semplicemente adattato il piano a una situazione diversa. Dalla Russia, sia il Cremlino sia il ministero degli Esteri hanno detto di non sapere nulla su un nuovo piano di pace, Dmitri Peskov ha confermato che “non c’è nulla di nuovo rispetto alle cose discusse a Anchorage”, in agosto durante l’incontro fra Trump e Putin in Alaska. Maria Zakharova ha detto che Mosca non ha ricevuto nessuna bozza di accordo. Peskov e Zakharova rappresentano la linea ufficiale più di Dmitriev, difficile che lui sappia e loro no. Zelensky ha anticipato il suo rientro in Ucraina: dopo la visita in Turchia ha fatto ritorno ieri notte per incontrare una delegazione del Pentagono.