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Editoriali
Come l'Europa ostacola la Cop30
L'elefante nella stanza a Belèm è il Cbam, il Carbon border adjustment mechanism: un meccanismo introdotto dall’Ue per applicare ad alcuni beni importati un dazio corrispondente al loro contenuto carbonico. Se sulla carta pare una buona idea, in pratica fa arrabbiare tutti
Prendersela con Donald Trump, se dal negoziato sul clima in corso in Brasile non uscirà niente, fa comodo a tanti: per primo al presidente americano che, al contrario di Jep Gambardella, non vuole partecipare alle feste, ma come lui vuole farle fallire. Eppure è una narrazione semplicistica, perché, per quanto gli Stati Uniti siano un grande emettitore, il resto del mondo, se vuole, può fare molto. Ma alla Cop30 chi si mette di traverso è l’Unione europea. Come ha riferito il Financial Times, raccogliendo le testimonianze di numerosi delegati da altri paesi, l’elefante nella stanza della Cop30 è il cosiddetto Cbam, il Carbon border adjustment mechanism: un meccanismo introdotto dall’Ue, che entrerà a pieno regime da gennaio, per applicare ad alcuni beni importati un dazio corrispondente al loro contenuto carbonico. Sulla carta pare una buona idea, perché dovrebbe consentire di trattare, ai fini delle regole climatiche, i produttori europei e quelli esteri allo stesso modo. In pratica, però, fa arrabbiare tutti: le imprese Ue che dovranno affrontare una burocrazia sterminata e si vedranno sottratte le quote di emissione distribuite a titolo gratuito, senza contare i produttori che si collocano a valle dei beni “protetti” nella catena del valore e che dovranno sostenere extracosti o saranno spiazzati dalla concorrenza estera; infine i paesi esportatori, che stanno battendo i pugni a Belém. Il rappresentante indiano è stato tra i più espliciti: “Le misure commerciali collegate al clima rischiano di diventare uno strumento protezionista” che potrebbe “minare la cooperazione multilaterale”. Ha un bel dire Jacob Werksman, capo negoziatore di Bruxelles, che la sede giusta per discuterne è il Wto : non è pensabile che, su una partita di queste dimensioni, politiche strettamente intrecciate vengano discusse separatamente. L’Ue ha fatto della lotta al cambio climatico la sua cifra identitaria: l’opportunismo rischia di rivelarsi controproducente. Forse è il momento di riaprire il dossier: per il bene dell’industria europea e del negoziato climatico.