Putin dà la "caccia" ai civili con i suoi droni. La strategia del terrore russa a Kherson

L'inchiesta del Public Interest Journalism Lab

Viktoriia Balytska

Nella città liberata, i droni di Mosca inseguono gli ucraini, colpiscono ambulanze, ospedali e animali, senza alcuna distinzione. Dall'inizio dell'anno ne sono stati usati oltre 16.000, causando 847 vittime civili. L'obiettivo è quello di piegare i cittadini con la paura, "ma non ci arrenderemo", dice Tetiana, colpita a marzo mentre rimasta senza una gamba 

Nell’ultimo anno, per la popolazione civile dei territori liberati della regione di Kherson, il cielo è diventato una fonte costante di terrore. Gli attacchi dei droni contro i civili non solo si sono intensificati, ma sono diventati un fenomeno quotidiano e continuo. Ad agosto e settembre, i russi hanno colpito la regione con oltre 2.500 droni a settimana. Nei primi sette mesi di quest’anno, 847 civili sono rimasti coinvolti in questi attacchi: 79 uccisi, secondo l’amministrazione militare regionale. I droni prendono di mira persone, animali, mezzi civili e sanitari, infrastrutture, e disseminano mine antiuomo vietate lungo le strade e nei parchi. La Commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sull’Ucraina ha definito questo comportamento, tra le altre cose, come “crimine contro l’umanità nella forma di trasferimento forzato della popolazione”, poiché il terrore dei droni ha costretto migliaia di persone ad abbandonare le proprie case. 

 

La casa privata di Tetiana Karmazina, 66 anni, si trova vicino al fiume Dnipro, nel distretto Dnipro di Kherson, soprannominato “campo di battaglia”.
Il 30 marzo 2025, la donna è uscita per cercare il suo cane, scappato dal cancello. Non ha sentito il rumore del motore di un drone. Ma, arrivata all’incrocio, l’ha visto sopra di sé. “Era sul tetto di una casa o su un albero. Appena mi sono affacciata, è decollato. Ho visto una luce rossa e ho capito subito che avrebbe sganciato una bomba. E così è stato”, ricorda Tetiana.  L’esplosivo è caduto proprio ai suoi piedi: il piede destro le è stato strappato via, il sinistro gravemente ferito dalle schegge. Senza telefono, ha dovuto strisciare fino a casa per salvarsi la vita. “Avrò impiegato un’ora e mezza a strisciare. Il cane mi è venuto incontro al cancello, non mi ha riconosciuta e mi ha morso le mani", racconta. “Il cancello era chiuso, non riuscivo ad aprirlo. Poi ho dovuto trascinarmi fino alla porta… ma ce l’ho fatta”.

Dopo quattro mesi ingessata, Tetiana sta ancora facendo riabilitazione. Ora riesce a stare in piedi sulla gamba sinistra e si prepara ad andare a Mykolaïv per farsi installare una protesi alla gamba destra. Per muoversi in casa, finora ha usato un coperchio di secchio su cui si siede, spingendosi con l’altra gamba. Prima dell’incidente, camminava dieci chilometri al giorno. Ora passa le giornate leggendo. Dopo l’attacco, si è trasferita in una zona più sicura, ma molti dei suoi vicini restano, temendo che i ladri rubino tutto.

 

Mi hanno distrutto una gamba mentre cercavo il cane

 

Nataliia Derhach, 48 anni, viveva fino a poco tempo fa nel sobborgo di Antonivka, lungo il Dnipro. Il 12 gennaio, verso le otto del mattino, era uscita a portare fuori il cane quando ha sentito un ronzio. Alzando lo sguardo, ha visto due droni e si è nascosta dietro alcuni alberi. “Mi sono rannicchiata, ho coperto il cane con il corpo. Hanno volteggiato sopra di me per tre o quattro minuti. Mi vedevano chiaramente: una donna con un cane, che lo proteggeva. Ma non si sono fermati". Uno dei droni ha sganciato la bomba: frammenti l’hanno colpita su tutto il corpo, al busto, alle gambe, alla testa. Ha riportato una commozione cerebrale. Anche il cane è rimasto ferito. Dopo l’attacco, Nataliia e il marito si sono trasferiti in un quartiere più sicuro.

 

La "zona rossa"

 La mappa di Kherson

I distretti del Dnipro e di Antonivka, dove vivono Tetiana e Nataliia, fanno parte della cosiddetta “zona rossa” di Kherson: una fascia di villaggi e quartieri che si affacciano sul fiume — Sadove, Bilozerka, Pryozerne, Komyshany e altri. Li separa dai russi solo il Dnipro. Questo permette agli occupanti di bombardare continuamente le aree da cui sono stati scacciati nel novembre 2022. Nell’ultimo anno, gli attacchi con i droni si sono moltiplicati a dismisura: la gente non può uscire di casa senza rischiare la vita. 

Alla fine dell’estate 2024, l’uso dei droni da parte russa è diventato massiccio e sistematico. Sui canali Telegram russi compaiono regolarmente video delle loro “cacce”, spacciate per attacchi contro soldati ucraini. Nel settembre 2024, un’immagine mostrava una persona in bicicletta su una strada di campagna nella regione di Kherson. Il post affermava che si trattava di un “soldato ucraino” e che il drone lo aveva ferito gravemente.
Ma la donna nella foto, 24 anni, era Anastasiia Pavlenko, una civile, madre di due bambini piccoli. “Avevo perso l’autobus e ho deciso di prendere la bici. Ho visto il drone alzarsi dal tetto e inseguirmi. Quando mi ha raggiunta, ha sganciato una bomba. È esplosa ai miei piedi". Anastasiia ha riportato gravi ferite da esplosione, è stata operata più volte per rimuovere le schegge, ma una è rimasta nella gamba e un’altra, scoperta di recente, nei polmoni. Da allora cammina con le stampelle o su una sedia a rotelle.

  La gamba ferita di Anastasia Pavlenko 
La gamba ferita di Anastasia Pavlenko

 

Secondo i dati dell’Amministrazione militare di Kherson, nella seconda metà del 2024 i villaggi più colpiti sono stati Antonivka e Kindiyka, periferie di Kherson. Tra settembre e ottobre 2024 si sono registrati fino a 2.700 attacchi con droni al mese: 47 persone uccise e 578 ferite, tra cui 8 bambini.

Nel 2025, i droni russi hanno raggiunto anche il centro di Kherson, ma le zone lungo il fiume restano le più bersagliate. Nei primi sette mesi dell’anno, sono stati usati oltre 16.000 droni d’attacco, causando 847 vittime civili (79 morti). Ad agosto 2025, gli attacchi hanno raggiunto un nuovo picco: 2.500 droni a settimana.  I russi non sganciano solo esplosivi, ma anche mine antiuomo vietate dalla Convenzione internazionale — le cosiddette “petali” o “farfalle”.

Oleksandr Perederei, 46 anni, da anni evacua persone, animali e corpi dalla zona rossa. Due volte ha urtato una di queste mine con la sua auto durante le evacuazioni. Una volta, il 20 aprile 2025, ad Antonivka; la seconda dieci giorni dopo, sulla statale vicino al ponte. “L’esplosione ha distrutto il parafango, la portiera e la ruota. Le mine le ridipingono apposta per farle sembrare del colore del terreno: è impossibile vederle”. Quest’anno tre persone sono morte per l’esplosione dei “petali” e 53 sono rimaste ferite.

 

I droni “intelligenti”

Nel 2025 i russi hanno iniziato a usare droni cablati in fibra ottica, immuni alla guerra elettronica. Volano ad alta quota e si abbassano solo all’ultimo momento, rendendo impossibile fuggire. Usano anche la tattica del “doppio colpo”: il primo drone colpisce, il secondo resta in volo per impedire i soccorsi. Oleksii Alferov, 65 anni, paramedico di Kherson, è stato ferito mentre trasportava un ferito in ambulanza. Il 17 aprile 2025, mentre rientrava dall’intervento, un drone ha colpito il veicolo. “È stato un impatto diretto. Il drone ci aspettava. L’ambulanza è stata distrutta, io ferito gravemente, il conducente un po’ meno". Il veicolo era chiaramente segnato come sanitario. Oleksii è convinto che sia stato colpito di proposito. Per il suo coraggio, il presidente gli ha conferito la medaglia “Per aver salvato una vita”.

 Un'ambulanza a Kherson danneggiata da un drone

I droni russi operano anche di notte, grazie ai visori termici. Nella zona del Dnipro non esistono luoghi o orari sicuri. I mezzi pubblici non funzionano più, le linee elettriche e le centrali sono distrutte, molti restano senza corrente e senza comunicazioni. Dal novembre 2022, le autorità hanno evacuato oltre 47.000 persone da Kherson e dintorni. Ad agosto, i russi hanno tentato di paralizzare la principale arteria stradale della regione — la M-14 Kherson-Mykolaiv — colpendo auto civili. Le autorità hanno reagito installando reti anti-drone e sistemi di disturbo, ma la sicurezza resta incerta.

Anche le strutture sociali e sanitarie vengono evacuate. Fino al dicembre 2024, il dispensario oncologico regionale di Kherson operava ancora ad Antonivka, servendo 34.000 pazienti. Ma i droni russi hanno cominciato a colpire regolarmente l’edificio. “All’inizio puntavano ai mezzi pubblici e alle persone alle fermate, poi alle auto dei nostri dipendenti. Infine hanno bombardato il parcheggio dell’ospedale”, racconta la direttrice Iryna Sokur. Il 26 novembre 2024 un drone ha colpito un’auto davanti all’ospedale: un tecnico di laboratorio è morto sul colpo, una paziente è rimasta gravemente ferita. Dopo quell’episodio, il personale è stato evacuato. “Nei loro canali Telegram i russi dicevano che lì c’erano militari”, spiega Sokur, “ma avevamo solo malati oncologici, perlopiù anziani”.

Un drone ha iniziato a seguirci. Siamo corsi tra i cespugli, ma lui ci inseguiva. È una caccia vera e propria

Olha Chernyshova, residente di Kherson, racconta: “Camminavo per strada, un uomo spingeva la moglie sulla sedia a rotelle, e un drone ha iniziato a seguirci. Siamo corsi tra i cespugli, ma lui ci inseguiva. È una caccia vera e propria”. Olha definisce tutto questo una nuova forma di terrorismo: “È intimidazione pura: vogliono costringerci a lasciare le nostre case. È un ricatto, è terrorismo. Li vediamo partire dalle zone occupate, lanciare l’esplosivo e tornare indietro”. Nel maggio 2025, la Commissione d’inchiesta indipendente Onu sull’Ucraina ha pubblicato un rapporto conclusivo: le forze armate russe hanno commesso crimini contro l’umanità, uccidendo e attaccando civili con l’intento di diffondere il terrore. La Commissione ha anche rilevato che la natura sistematica e di massa di questi attacchi ha costretto migliaia di persone ad abbandonare le proprie case, configurando un trasferimento forzato di popolazione. La diffusione pubblica dei video degli attacchi e dei messaggi di minaccia sui social russi viene considerata un ulteriore crimine di guerra, un oltraggio alla dignità umana. “Sono rimasta due mesi e mezzo in ospedale. Ogni giorno arrivavano nuovi feriti dei droni. Per loro è un divertimento: vogliono farci crollare, costringerci a chiedere che Kherson si arrenda,” racconta Tetiana Karmazina. “Ma non ci arrenderemo. Resistiamo, anche se colpiscono solo i civili”.

 


Questo articolo è stato realizzato dal Public Interest Journalism Lab nell’ambito di The Reckoning Project, un’iniziativa di giornalisti, analisti e avvocati ucraini e internazionali. Dal marzo 2022 il team documenta e analizza i crimini di guerra commessi durante l’aggressione russa contro l’Ucraina.

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