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L'incubo finito

Dopo un anno in carcere Sansal torna libero. Vitale l'intervento della Germania

Giulio Meotti

Lo scrittore è stato graziato dal regime algerino dopo l'intervento di Steinmeier. Non è la prima volta che la Germania svolge un prezioso ruolo di intermediaria, accogliendo dissidenti stranieri in difficoltà nei loro paesi d’origine

Nel febbraio 2024, in occasione dell’uscita del suo romanzo “Vivere” (Neri Pozza), Boualem Sansal disse: “Ho iniziato a scrivere come ci si mette in assetto di battaglia”. Ha pagato a caro prezzo il desiderio di libertà assoluta. Un anno di galera algerina, terminato alla vigilia del primo anniversario. Sansal è stato graziato dal regime algerino dopo che il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier aveva lanciato un appello all’omologo algerino Abdelmadjid Tebboune perché concedesse la grazia allo scrittore condannato a cinque anni. La Francia si era agitata per mesi dietro le quinte per Sansal, ma visti i pessimi rapporti diplomatici tra Parigi e Algeri a Sansal serviva l’intervento di un paese europeo di peso come la Germania perché Tebboune accettasse la sua liberazione. Il Quai d’Orsay si era rivolto inizialmente a Roma, approfittando degli ottimi rapporti tra Giorgia Meloni e Tebboune (e il fatto che l’Algeria è il primo fornitore di gas dell’Italia). A marzo, il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani, durante una visita ad Algeri, aveva offerto la mediazione di Roma per la liberazione di Sansal. Ma la proposta era stata prontamente respinta dal presidente algerino. Arrestato il 16 novembre di un anno fa all’aeroporto di Algeri, Sansal era stato condannato il primo luglio a cinque anni di prigione. 

 

Non è la prima volta che la Germania svolge il prezioso ruolo di intermediaria, accogliendo dissidenti stranieri in difficoltà nei loro paesi d’origine. Nel luglio 2018, Berlino accolse la poetessa cinese Liu Xia, vedova di Liu Xiaobo, premio Nobel per la Pace. Liu Xia era da anni agli arresti domiciliari a Pechino. Fu Angela Merkel a sollevare il suo caso durante un viaggio in Cina. Poi Alexei Navalny, feroce oppositore di Vladimir Putin, era stato trasferito dalla Siberia all’ospedale Charité di Berlino dopo essere stato avvelenato (anche Vladimir Kara-Murza è stato liberato grazie agli sforzi tedeschi).

 

E sempre in Germania hanno trovato riparo Can Dündar, il giornalista turco oppositore di Erdogan sopravvissuto a un attentato, e Hamza Howidy, uno dei volti più noti della dissidenza palestinese contro Hamas. A mettere nei guai Sansal, una trentina di titoli tradotti in tutto il mondo che gli hanno valso il titolo di “Orwell algerino”, non erano state soltanto le dichiarazioni in cui sosteneva che la parte occidentale dell’Algeria storicamente era del Marocco. Sansal aveva assunto posizioni molto dure nei confronti della religione islamica: “L’islam è diventato una legge terrificante”. Molte critiche aveva suscitato anche il suo legame con Israele, che aveva visitato nel 2012.

 

Sansal, insignito a maggio del premio mondiale Cino Del Duca conferitogli dall’Institut de France e uno dei blasoni letterari più importanti dopo il Nobel, è uno scrittore molto noto in Germania. Qualche mese fa, al Deutsches Theater di Berlino, il dissidente Liao Yiwu, che si è fatto quattro anni di prigione in Cina, il premio Nobel per la Letteratura Herta Müller e quello per la Pace Irina Scherbakova di Memorial, si erano ritrovati per perorare la libertà di Sansal. La frase più triste della serata fu del suo editore tedesco: “Mi chiedo se lo rivedremo vivo”. Per fortuna si sbagliava. Quando  Sansal nel 2011 ha ricevuto il Premio per la pace dell’Associazione dei librai tedeschi  disse: “L’assenza di libertà è un dolore che a lungo termine fa impazzire. Riduce l’uomo alla sua ombra e i suoi sogni ai suoi incubi”. Almeno l’incubo del gulag algerino di Koléa per Sansal è finito.

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  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.