Uccisioni e legami in medio oriente. Il codice Hamas

Micol Flammini

Il video della morte del tanzaniano Joshua Loitu Mollel il 7 ottobre a Nir Oz e le relazioni con Unrwa, al Jazeera e Iran. Come agisce il gruppo, non soltanto a Gaza

La mattina del 7 ottobre Joshua Loitu Mollel era uscito prestissimo per arrivare al kibbutz Nir Oz e occuparsi della fattoria. Era arrivato in Israele dalla Tanzania pochi giorni prima per  un programma di scambio riservato agli studenti di agraria. Udite le prime sirene, Joshua  aveva cercato  rifugio  fino all’arrivo dell’assalto contro Nir Oz, quando  ha preso la sua bicicletta per scappare. I terroristi erano ovunque, Joshua se li è trovati davanti, lo hanno fermato gridando “un ebro, un ebreo”. Prima ha cercato di spiegare le sue origini, poi è stato buttato per terra, accoltellato più volte al petto. Un terrorista ha iniziato a saltargli addosso, infine gli hanno sparato. Joshua è morto, è stato portato a Gaza senza vita e i suoi resti sono stati restituiti mercoledì.

 

E’ stato Hamas a diffondere la prova della sua morte, il video in cui veniva ucciso era uno dei tanti realizzati dai terroristi per alimentare la propaganda sul 7 ottobre, mostrare il massacro come un gesto eroico contro Israele. Joshua non era israeliano, neppure ebreo,  ma quel giorno Hamas uccise esseri umani di varia provenienza e fede. La tortura di Joshua, mostrata a tutti, è una delle immagini da allegare al manifesto fondativo di Hamas, in cui la violenza è connaturata all’esistenza stessa del gruppo e quindi non è una parte modificabile nel codice dei terroristi. Nell’accettare il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza gli israeliani sono stati chiari: Hamas deve essere eliminato. Non si tratta più dell’eliminazione militare  di cui parlava il premier Benjamin Netanyahu con l’espressione “vittoria totale”. E’ un’eliminazione fatta di pressione internazionale che deve passare per il disarmo dei terroristi e il loro allontanamento da ogni ambito della vita di Gaza.

  

Gli Stati Uniti, che prima mostravano un certo grado di tolleranza per la preservazione di Hamas, hanno capito che nulla può durare fino a quando i terroristi avranno armi e potere. L’esercito israeliano  ha pubblicato dei documenti in cui si attestano i legami del gruppo con l’Unrwa, l’organizzazione dell’Onu per i palestinesi; una linea diretta telefonica per comunicare direttamente con al Jazeera e i contatti con la Repubblica islamica dell’Iran. La rete di Hamas è molto vasta, non coinvolge soltanto   Gaza  ma tutto il medio oriente. 

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  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)