Non solo terre rare. Le potenziali rappresaglie complicano il dialogo Cina-Ue
Il “canale speciale” di comunicazione con le autorità cinesi, le conferme e le smentite. E poi il raduno dei parlamentari democratici dell'Ipac a Bruxelles, l'ex presidente taiwanese Tsai Ing-wen a Berlino e la crisi Nexperia
Ieri il commissario europeo al Commercio Maros Sefcovic ha detto che l’Unione europea ha istituito un “canale speciale” di comunicazione con le autorità cinesi per garantire il flusso di materiali di terre rare in Europa. Dopo la decisione di limitare le esportazioni sui materiali più importanti per l’industria, Bruxelles era rimasta appesa al negoziato fra America e Repubblica popolare, mentre alcuni dei paesi membri tra cui Francia e Germania, all’ultimo Consiglio europeo, avevano spinto per l’attivazione del meccanismo anticoercizione contro Pechino. Ma la relazione fra Ue e Cina è ancora molto instabile.
Domani a Bruxelles, nella sede del Parlamento europeo, si riunirà l’Ipac, l’Inter-Parliamentary Alliance on China. E’ la piattaforma internazionale di parlamentari che studia e ripensa il modo in cui i paesi democratici devono gestire il rapporto con il Partito comunista cinese – uno dei fondatori è il segretario di stato americano Marco Rubio. L’anno scorso il vertice annuale di Ipac era stato organizzato a Taipei, e le ambasciate della Repubblica popolare in Europa avevano fatto pressioni sui parlamentari dei paesi ospitanti per non partecipare. Quest’anno a Bruxelles ci saranno parlamentari da oltre trenta paesi, ed è possibile che ci saranno ripercussioni da parte dei funzionari cinesi in Europa. Inoltre, qualche giorno fa la Commissione esteri del Parlamento europeo ha presentato una nuova bozza di raccomandazioni a Consiglio e Commissione per rielaborare una strategia nelle relazioni con Pechino, con un linguaggio particolarmente duro, in cui si ammette che “le prospettive per le future relazioni Ue-Cina si stanno riducendo costantemente”, perché la Cina offre “pochi o nessun vantaggio alle imprese europee e riduce, anziché contribuire, la sicurezza dell’Europa”, e si chiede, tra le altre cose, di considerare Pechino “un fattore determinante nella guerra di aggressione russa contro l’Ucraina”, e di “perseguire rigorosamente la strategia di riduzione del rischio economico nelle relazioni Ue-Cina”. Come se non bastasse, lunedì prossimo a Berlino, all’annuale Freedom conference organizzata dal Alex Springer Freedom Foundation, è prevista la partecipazione in presenza dell’ex presidente taiwanese Tsai Ing-wen, che dovrebbe pronunciare un discorso.
L’Europa è ancora divisa fra chi ha un atteggiamento estremamente cauto nei confronti di Pechino e chi vorrebbe il decoupling, e una chiusura delle relazioni simile a quella con la Russia. Una politica estera organica, nel momento in cui sarebbe più necessaria, non è ancora stata trovata. Nel mezzo c’è chi cerca di salvare il salvabile. In questi giorni il ministro degli Esteri estone Margus Tsahkna è a Pechino: ieri ha incontrato il suo omologo Wang Yi, ed era la prima volta di un ministro estone da più di dieci anni. Tsahkna ha detto di non poter chiudere la diplomazia con paesi anche molto distanti dal suo paese su diverse questioni internazionali, ma ha aggiunto di essere stato chiaro sulla condanna di “tutte le azioni che sostengono direttamente o indirettamente l’aggressione della Russia contro l’Ucraina”. L’Estonia è il paese su cui l’Ue sta più investendo nella produzione di magneti di terre rare, per emanciparsi dalla dipendenza di quelli importati dalla Cina (circa il 90 per cento).
L’ottimismo di Sefcovic sull’apertura di canali speciali di comunicazione con Pechino è stato ancora una volta ridimensionato ieri sul caso Nexperia, il produttore di semiconduttori con sede nei Paesi Bassi e di proprietà cinese, di cui il governo olandese aveva preso il controllo a fine settembre citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale. Ieri un portavoce di Nexperia ha detto al giornale economico cinese Caixin che sono tutte false le voci secondo cui Cina e Ue avrebbero raggiunto un accordo di coordinamento temporaneo sulle catene di approvvigionamento di terre rare e semiconduttori e che, di fatto, risolverebbe la disputa sul suo controllo.
meglio giovani e fortunati