 
                I SEGNALI DI TRUMP
Fino a dove arriva il fronte dei Caraibi
Il ruolo di Marco Rubio, le armi russe a Maduro e le scelte ucraine a Cuba. I riflessi della guerra in Venezuela
La flotta americana di navi da guerra che si muove davanti al Venezuela è troppo grande e troppo articolata per un’operazione antidroga nel Mar dei Caraibi. Comprende tre cacciatorpediniere e mezzi da sbarco anfibio. Il segnale sembra chiaro e anche il presidente americano Donald Trump ha tolto i dubbi: la prossima operazione militare americana potrebbe andare ben oltre la missione di affondare navi presumibilmente adibite al traffico di droga, potrebbe essere diretta a terra per cacciare il dittatore Nicolás Maduro.
Il regime del Venezuela non ha mezzi per rispondere, Maduro ha impiegato decenni a rendere i suoi soldati e suoi generali adatti all’unico scopo di affrontare le minacce dell’opposizione, quindi a reprimere internamente e non a reagire a una minaccia esterna. Lo stesso discorso vale per l’intelligence: il Venezuela ha dedicato tutti gli sforzi a dare la caccia agli oppositori di Maduro e adesso è incapace di identificare le minacce che si affacciano sulle coste e puntano a destituire il dittatore, con una guerra che non è stato Trump a disegnare e nemmeno il suo Pentagono, ma il segretario di stato e consigliere per la sicurezza nazionale Marco Rubio.
In assenza di generali adatti a comandare una risposta all’attacco americano e di soldati preparati alla guerra, Maduro ha chiesto aiuto a chi, tra i suoi alleati, la guerra non ha mai smesso di farla, sia all’opposizione sia ai suoi vicini: la Russia. Questa settimana un aereo da trasporto russo Il-76 è atterrato a Caracas dopo aver fatto scalo in Armenia, Algeria, Marocco, Senegal e Mauritania. Era partito dalla Russia e la rotta tocca soprattutto paesi in cui il Cremlino è presente militarmente. Durante il tragitto può aver effettuato consegne o ritiri, può aver trasportato armi o uomini. L’Il-76 ha una capacità di cinquanta tonnellate, può trasportare fino a duecento persone e in passato il velivolo con la stessa matricola e della stessa compagnia, Aviacon Zitotrans, è stato utilizzato per i viaggi del gruppo di mercenari Wagner che, dopo l’ammutinamento del 2023 agli ordini dell’ex capo e fondatore Evgeni Prigozhin, in parte è stato assorbito dall’esercito e in parte ha cambiato nome in Africanskij korpus, ma si occupa delle stesse missioni di sempre: combattere le guerra del Cremlino dove il Cremlino non vuole essere visto. La Wagner era già presente in Venezuela e l’arrivo dell’aereo da trasporto russo indica che Mosca può essere pronta ad addestrare l’impreparato esercito di Maduro, anche ad armare o ad aiutare. L’interesse di Putin per i Caraibi non è separato dalle sue operazioni in Ucraina e a Rubio non è sfuggito che proprio Mosca rimane tra i principali sostenitori del dittatore venezuelano e forse l’unico alleato pronto a dare un aiuto militare. Alcuni osservatori hanno notato che prima di un’operazione via terra degli americani, Maduro potrebbe chiedere di essere trasportato a Mosca, come altri dittatori caduti ma sostenuti dal Cremlino: l’ultimo a cercare riparo in Russia è stato il siriano Bashar el Assad.
La guerra in preparazione nei Caraibi sta mostrando i riflessi del fronte ucraino. Mosca non intende essere coinvolta direttamente, non ha dato armi che davvero potrebbero servire a Maduro per resistere a un’operazione americana, ma è presente, ha scelto una parte. Gli ucraini hanno scelto l’altra, da anni si scontrano diplomaticamente con il Venezuela e negli ultimi giorni hanno preso il loro posto nei Caraibi: il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha ha annunciato la chiusura dell’Ambasciata ucraina a L’Avana come ritorsione per la mancata risposta delle autorità cubane al reclutamento di cittadini cubani nell’esercito russo – secondo l’intelligence ucraina sono più di mille a indossare la divisa di Mosca. Il presidente Miguel Díaz-Canel aveva augurato a Putin di avere successo contro l’Ucraina, “ce lo ricordiamo bene quell’augurio”, ha scritto Sybiha su X. Il ministro ha anche annunciato che alle Nazioni Unite Kyiv ha votato contro il sollevamento dell’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti a Cuba: “Questa mossa non è improvvisa e ci sono serie ragioni per mantenerla”. I fronti sono chiari, a unire i movimenti americani dai Caraibi alla Russia c’è Rubio, al quale è stato affidato anche il compito di preparare il prossimo vertice fra Trump e Putin.
 
                 
                             
                                