Foto Profilo X Thomas Reichart
Il caso
Scandalo alla Rai tedesca: quel giornalista era l'ingegnere delle brigate del terrore
I media occidentali non si fidano di Israele. Il corrispondente della Zdf per il medioriente inviato a Gaza era un comandante di una organizzazione terroristica mentre la storia diffusa dalla Bbc su un bambino palestinese trascura un dettaglio: è figlio di un vice ministro di Hamas
Dei 192 presunti giornalisti uccisi a Gaza e presenti nella lista di Reporter Senza Frontiere, la metà di quelli finora accertati lavorava per organi di organizzazioni terroristiche, come Hamas, la Jihad islamica, Hezbollah, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina e gli houthi. Era evidente che una pettorina con scritto “Press” bastava a trasformare molti terroristi in giornalista. La “Rai tedesca”, Zdf, non pensava certo che uno dei giornalisti che usava a Gaza, Abu Mutair, fosse un “ingegnere del terrore”. O nelle parole della Faz, “il collega di Hamas della Zdf”. L’emittente pubblica tedesca aveva appena finito di condannare l’uccisione da parte di Israele del suo giornalista in un attacco militare a Gaza.
Il 20 ottobre, il corrispondente della Zdf per il medio oriente, Thomas Reichart, ha annunciato che “i nostri colleghi palestinesi della Palestine Media Production (Pmp) sono stati colpiti da un razzo nella loro sede nel sud di Gaza”. “E’ inaccettabile che gli operatori dei media vengano attaccati mentre svolgono il loro lavoro”, ha continuato la caporedattrice di Zdf, Bettina Schausten. “I nostri pensieri sono rivolti alle vittime e alle loro famiglie, alle quali esprimiamo la nostra più profonda solidarietà”. Al funerale, il giorno dopo l’attacco missilistico, sul suo corpo è stato appoggiato un gilet blu con la scritta “Press”. Il quotidiano tedesco Bild è riuscito ad avere i documenti dell’esercito israeliano. Il giornalista era anche un comandante delle Brigate al Qassam, l’ala militare di Hamas classificata come organizzazione terroristica dalla maggior parte delle nazioni occidentali e dall’Egitto.
In risposta alla rivelazione, Zdf si è affrettata ad “accogliere con favore il fatto che l’esercito israeliano abbia accettato la richiesta di chiarire l’identità del dipendente ucciso della società di produzione Pmp a Gaza”. Zdf ha aggiunto di aver sospeso la sua collaborazione con l’azienda “fino a nuovo avviso”.
Caso chiuso? Non così di fretta. Ottilie Klein della Cdu ha parlato di “uno scandalo che mina profondamente la fiducia nell’emittenza pubblica. Bisogna verificare se Hamas e i suoi sostenitori abbiano avuto influenza sul tipo e sul contenuto dei servizi giornalistici di Zdf”. Il presidente della commissione Affari esteri della Cdu del Bundestag, Armin Laschet, ha dichiarato: “Il fatto che la Zdf non si accorga, in dodici anni di collaborazione, che uno dei suoi dipendenti è attivamente coinvolto nel terrorismo contro Israele parla da sé”. Si chiede la Faz: “Si tratta di uno scandalo che scuote la reputazione dell’emittente pubblica e rimangono senza risposta domande urgenti: come è possibile che un fornitore di servizi Zdf sia coinvolto con Hamas? Perché dovremmo credere che non ci sia alcuna influenza sul servizio? Perché dovremmo credere ancora a questa vicenda da parte di Zdf, che prima si vanta della sua superiorità morale e poi si allontana docilmente?”.
Un’organizzazione terroristica islamista, antioccidentale e antisemita è stata dunque finanziata con il canone televisivo tedesco. E il caso non è certo isolato.
La Bbc ha diffuso un documentario: “La storia di un ragazzo che lotta per sopravvivere nella zona di guerra di Gaza”. Abdullah il suo nome. Tredici anni. Telegenico. Perfetto per il pubblico britannico. Solo che viene fuori che non è un ragazzino qualsiasi, ma il figlio di Ayman al Yazouri, vice ministro di Hamas e alto ufficiale del movimento terroristico. Cosa che, inspiegabilmente, la Bbc ha trascurato di menzionare nel documentario. Spacciare un ragazzino palestinese come uno qualunque quando era il figlio di un capo di Hamas è troppo anche per la Bbc. E così la tv pubblica britannica ha ritirato il documentario.
Succede, quando i media occidentali si fidano di più di ciò che viene detto loro da Hamas che non da Israele.