la realtà sul campo

Le balle di Gerasimov a Putin sull'invasione in Ucraina

Micol Flammini

I blogger di guerra russi perseguono lo stesso obiettivo del Cremlino contro Kyiv ma smontano le bugie del generale sulle conquiste dell'esercito di Mosca in Ucraina. Echi di Prigozhin

L’immagine di Vladimir Putin in divisa seduto su uno scranno più alto rispetto al suo capo di stato maggiore, il generale Valeri Gerasimov, anche lui in divisa, aveva l’obiettivo di  infondere paura all’Ucraina, cautela agli Stati Uniti e orgoglio ai russi. Putin nel filmato in cui parla del test di successo del missile a propulsione nucleare Burevestnik, nome dell’uccello che annuncia le tempeste (in italiano procellaria), sorride, ascolta con interesse il generale Valeri Gerasimov che è anche il capo delle operazioni militari contro l’Ucraina. Gerasimov non è un uomo spumeggiante, parla con voce monocorde, è stato scelto per portare avanti una macchina dell’esercito irrorata da una quantità di denaro sempre crescente da parte del Cremlino e sempre più corrotta. Anni fa gli venne affibbiata una dottrina militare che Gerasimov non aveva mai formulato e oggi è un generale estremamente criticato. Il primo a muovergli critiche in pubblico fu Evgeni Prigozhin, capo e finanziatore delle milizie mercenarie della Wagner ucciso nel 2023 dopo aver organizzato l’ammutinamento dei suoi uomini che iniziarono a marciare verso Mosca accusando l’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu e proprio Gerasimov di star conducendo una guerra disastrosa, senza una strategia precisa e mandando a morire i soldati senza equipaggiamento adatto. Putin preferì proteggere Shoigu e Gerasimov. Con il primo fece i conti qualche mese dopo la scomparsa di Prigozhin, lo tolse dal ministero della Difesa, lo spostò al Consiglio di sicurezza e fece arrestare i suoi collaboratori più stretti. Gerasimov rimase al suo posto, intoccabile, ma le critiche contro di lui da parte di chi la guerra la fa sul campo sono andate avanti, sempre più aspre. 

Durante l’annuncio del missile Burevestnik, Gerasimov ha fatto rapporto a Putin sulla situazione del campo di battaglia. Il generale ha detto che l’esercito di Mosca avanza e circonda gli ucraini. Qualche settimana fa il ministero della Difesa russo aveva mostrato una mappa del fronte con le posizioni russe illustrate molto più a ovest rispetto a quanto riferiscono sia gli ucraini sia diversi esperti di intelligence con fonti aperte. La mappa era già stata criticata e non tanto da Kyiv, quanto dai blogger di guerra che seguono il conflitto sul campo di battaglia con i soldati russi e sono dei sostenitori dell’invasione. I blogger di guerra hanno lo stesso obiettivo del Cremlino e di Gerasimov, eliminare l’Ucraina, ma sono convinti che chi comanda l’esercito russo non sia capace di ottenere questo obiettivo. I blogger di guerra hanno ascoltato con attenzione il discorso del capo di stato maggiore e hanno rilevato tutte le bugie e le inesattezze. Gerasimov ha detto che le città di Pokrovsk e Myrnohrad, entrambe nella regione di Donetsk, sono state circondante con al loro interno trentuno battaglioni ucraini. Pokrovsk si trova da un anno in una situazione difficile, i russi sono penetrati al suo interno, ma non sono riusciti a conquistarla. La città resiste e Mosca la vuole disperatamente per dimostrare di poter divorare il Donetsk, ma finora riesce a mandare soltanto piccoli gruppi di fanteria. Gerasimov ha riferito a Putin che anche Kupiansk, che si trova nella regione di Kharkiv, è stata accerchiata con diciotto battaglioni ucraini al suo interno e Vovchansk, sempre nel Kharkiv, si trova sotto il controllo russo. In nessuna di queste città la situazione per l’esercito ucraino è semplice, ma i soldati stanno resistendo e non è vero che Mosca ha completato l’accerchiamento di Pokrovsk, Myrnohrad, Kupiansk né che controlla l’intera città di Vovchansk. I blogger di guerra russi hanno commentato le affermazioni di Gerasimov parlando di bugie, chiedendo in modo provocatorio se mentire sulla situazione sul terreno non rientri forse nel reato “screditare le Forze armate”. Altri invece lo sberleffano, domandosi fino a quando andrà avanti nel riferire a Putin le sue speranze anziché la realtà sul campo. Altri ancora provano a prenderla seriamente, dando a Gerasimov il beneficio della propaganda al servizio degli interessi del Cremlino e sostenendo che le balle abbiano come obiettivo quello di convincere Donald Trump che Mosca può arrivare dovunque e quindi è meglio fermare la guerra prima che sbaragli l’Ucraina. 

Durante la conversazione con Gerasimov, Putin annuisce, concorda, mostra di credere alla relazione del suo generale. Dopo la marcia di Prigozhin, il suo assassinio e il cambiamento ai vertici della Difesa con lo spostamento di Shoigu, sembrava che Putin avesse capito che il suo esercito era pieno di falle. Ma Gerasimov non è mai stato toccato. Secondo alcuni osservatori per il capo del Cremlino è più complicato ammettere che uno degli uomini scelti da lui in persona stia sbagliando che cambiare strategia. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)