LaPresse
Editoriali
Nel Darfur dimenticato da tutti ci sono fame, violenza, stupri, esecuzioni
Dopo un anno e mezzo di assedio, la capitale è caduta sotto il controllo delle Forze rapide di supporto. La guerra in Sudan è stata ridotta a uno scontro interno tra eserciti rivali, nonostante ci siano 13 milioni di sfollati, 51 milioni di persone affamate e decine di migliaia di morti
El Fasher, la capitale del Darfur settentrionale, è caduta sotto il controllo delle Forze rapide di supporto (Rfs), come si fanno chiamare oggi i guerrieri a cavallo, i janjaweed, che all’inizio del secolo devastarono – con saccheggi, stupri, esecuzioni sommarie, pulizia etnica, carestia – questa regione del Sudan. L’assedio, fatto di fame e di violenza, è durato un anno e mezzo, ci sono 260 mila persone intrappolate in questa città che era famosa per la sua frutta e la sua verdura e che ora è devastata e affamata, chi riesce si nutre con quel che rimane del mangime per gli animali.
L’ultimo report delle Nazioni Unite documenta una nuova, brutale pulizia etnica: cadaveri per le strade, violenze sessuali, esecuzioni di chi cerca di scappare, gruppi di persone in abiti civili accusati di essere sostenitori dell’esercito regolare e uccisi, in un video degli uomini delle Rfs uccidono cinque persone che stavano cercando di portare del cibo dentro la città dove se non si muore ammazzati, si muore di fame. Le ultime, rare comunicazioni sono state interrotte. “Il rischio di ulteriori violazioni e atrocità su larga scala, motivate da ragioni etniche, a El Fasher aumenta di giorno in giorno – ha detto Volker Türk, l’alto commissario per i diritti umani dell’Onu – E’ necessario adottare misure urgenti e concrete per garantire la protezione dei civili a El Fasher e un passaggio sicuro per coloro che cercano di raggiungere una relativa sicurezza”. Il paese rischia di essere spezzato a metà: dopo che l’esercito regolare ha riconquistato Karthoum, ora controlla l’est del paese, mentre le Rfs hanno dichiarato il loro governo in Darfur. Ma la guerra in Sudan è dentro a un cono d’ombra, è stata ridotta a uno scontro interno tra eserciti rivali, nonostante ci siano grandi interessi e grandi sostenitori esterni, 13 milioni di sfollati, 51 milioni di persone che hanno bisogno di cibo per sopravvivere e decine di migliaia di morti. A gennaio il governo americano aveva dichiarato che era in corso un genocidio.