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l'interdizione

Dallo sport allo spettacolo, in Europa si bandiscono gli ebrei per “proteggerli” meglio

Giulio Meotti

Cancellarli per “proteggerli” fa tendenza in Europa. Una logica  in cui nessuno sarà al sicuro

Un festival cinematografico ebraico in Svezia fino a qualche anno fa era innocuo. Ora la più grande catena di cinema svedese, Filmstaden, ha deciso di non ospitarlo per “problemi di sicurezza”. Siamo a Malmö, la terza città del paese scandinavo. L’organizzatrice del festival, Sofia Nerbrand, ha detto che la polizia si era offerta di garantire la sicurezza dei cinema: “Il festival deve essere cancellato perché nessun cinema osa affittare il suo spazio, è scandaloso che la Svezia non possa proteggere gli spettatori interessati ai film ebraici”. Anche la ministra della Cultura, Parisa Liljestrand, ha condannato “il fatto che una delle nostre minoranze  si senta così vulnerabile e che gli organizzatori credano di non poter organizzare eventi culturali con contenuti ebraici è un completo disastro per la società”. Un anno fa, l’israeliana Eden Golan aveva potuto cantare all’Eurovision a Malmö solo perché Israele aveva preso in mano la sua sicurezza, impedendole di lasciare l’hotel prima e dopo le esibizioni, scortandola con un convoglio della polizia.  E così il festival del cinema ebraico in Svezia finisce come il festival cinematografico israeliano Shalom Europa a Strasburgo e il festival cinematografico ebraico in Canada: tutti cancellati.

In Europa, gli ebrei vengono ora banditi dagli spazi pubblici e viene detto che è per la loro “sicurezza”.  I tifosi del Maccabi Tel Aviv sono stati appena cacciati da Birmingham, la terza città d’Inghilterra. Prima c’erano state le squadre olimpiche israeliane a Parigi confinate nei loro dormitori sempre per la loro sicurezza. Come l’esclusione di una squadra israeliana di frisbee dai campionati europei giovanili in Belgio, non benvenuti “finché la sicurezza e il benessere di tutti i partecipanti (compresi quelli israeliani) non saranno garantiti”. E così la tendenza è esplosa.

 

Bruxelles ha annunciato di aver annullato un concerto della celebre rock band Disturbed. “La priorità è la sicurezza dei residenti, degli spettatori e del personale”, ha dichiarato la città. Il frontman dei Disturbed, David Draiman, è ebreo ed è stato un sostenitore degli ostaggi israeliani. Ad Anversa hanno cancellato i concerti dell’israeliano Lahav Shani, direttore della Filarmonica di Monaco ed erede di Zubin Mehta. La città di Amsterdam ha dichiarato la squadra di calcio israeliana del Maccabi “non benvenuta”. Un anno fa, il giorno prima dell’anniversario della Notte dei Cristalli, una serie di attacchi contro i tifosi israeliani del Maccabi furono perpetrati ad Amsterdam e scioccarono l’opinione pubblica. Sempre per ragioni di sicurezza il belga Cinemamed Film Festival ha cancellato “La Belle de Gaza” di Yolande Zauberman, il film che racconta l’esperienza delle persone transgender fuggite da Gaza per vivere a Tel Aviv. Il teatro Apollo di Roma si è rifiutato, sempre per sicurezza, di ospitare una serata con il giornalista Douglas Murray. E sempre a Londra una società pubblicitaria ha rimosso i cartelloni che mostravano gli ostaggi israeliani catturati dai terroristi di Hamas. La società pubblicitaria in questione, London Lites, dice di averlo fatto per la “sicurezza”.

Niente di tutto ciò renderà gli ebrei europei più sicuri. Al contrario, si sta normalizzando l’idea che gli ebrei non possano essere protetti a una partita di calcio, a teatro, a un concerto e ovunque vogliano riunirsi. Questo, a sua volta, renderà tutti gli altri meno sicuri, perché fa della violenza la tattica più efficace per determinare quali eventi culturali sono accettati e consentiti. Studenti francesi dovevano assistere alla proiezione di “Persepolis” in un cinema nell’Ardèche, quando la scuola ha preferito annullare “per paura della reazione”. Le catene di cinema del Regno Unito (Bradford, Birmingham, Londra, Glasgow, Sheffield) hanno cancellato tutte le proiezioni di un film sulla figlia di Maometto, “The lady of heaven”, per “garantire la sicurezza del personale e dei clienti”. A Noisy-le-Sec, nella Seine-Saint-Denis francese, la proiezione di “Barbie” è stata cancellata per “tutelare la sicurezza”.  L’autocensura dilaga. Sempre per il nostro bene.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.