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L'attacco nella notte

I missili di Putin sull'Ucraina mentre Trump non vuole perdite di tempo su Budapest

Paola Peduzzi

Il vertice a Budapest si è allontanato, Donald Trump non ha voglia di perdere tempo in “incontri inutili”, e le forze russe hanno fatto nella notte un pesante attacco con droni e missili contro l'Ucraina. Colpiti palazzi e strutture che garantisce elettricità e riscaldamento

Kyiv, dalla nostra inviata. Il vertice a Budapest si è allontanato, Donald Trump non ha voglia di perdere tempo in “incontri inutili”, e le forze russe hanno fatto nella notte un pesante attacco con droni e missili contro l'Ucraina. Molti se l'aspettavano, dicevano: Vladimir Putin si è “trattenuto” in questi giorni come fece prima dell'incontro con il presidente americano in Alaska, a metà agosto, ma ora che è tutto posticipato a data da definirsi, ricomincerà. “Trattenersi” qui non vuol dire: risparmiare, semmai significa: accumulare, così l'attacco successivo sarà più intenso, dannoso, brutale.

Le prime esplosioni, nel centro di Kyiv, si sono sentite attorno all'1 e 30, la mappa dell'app “Air Alert” che segnala l'allarme si era già colorata due volte di rosso dalla regione di Kyiv giù fino a Odessa: sono state colpite la capitale, Dnipro Zaporizhzhia, il porto di Izmail e altre parti del paese. I missili balistici e i droni andavano soprattutto a caccia di centrali elettriche: la strategia di Putin per l'inverno è distruggere il sistema energetico ucraino. A Kyiv il sistema di difesa aereo non è riuscito a intercettare almeno sei missili Iskander, che hanno colpito la centrale Chp 5, la più grande struttura della città che garantisce elettricità e riscaldamento e si trova sulla riva occidentale del fiume Dnipro. Sono subito circolate le immagini degli incendi, ci sono stati almeno due morti.

   

   

Nelle ore precedenti, il comando dello stato maggiore ucraino aveva fatto sapere di aver colpito in territorio russo l'impianto chimico di Bryansk, che produce componenti essenziali per i missili russi: “E' stato effettuato un massiccio attacco missilistico e aereo, con l'utilizzo di missili Storm Shadow lanciati dall'aria, che sono penetrati con successo nel sistema di difesa aerea russo”, ha detto lo stato maggiore, cioè c'è stato un coordinamento tra aeronautica, marina e forze terrestri e sono state usate anche armi fornite dagli alleati (in questo caso di produzione britannica), cosa abbastanza rara perché gli ucraini hanno imparato a fare questa tipologia di attacchi utilizzando soltanto le loro armi viste le infinite discussioni tra gli alleati sulle autorizzazioni a colpire obiettivi militari e strategici russi. L'impianto chimico di Bryansk produce polvere da sparo, esplosivi e componenti che la Russia utilizza nelle munizioni e nei missili lanciati contro l'Ucraina. Secondo lo stato maggiore è una "struttura chiave" nel complesso militare-industriale russo, che rientra nei pacchetti di sanzioni sia del Regno Unito sia degli Stati Uniti.

Nelle stesse ore, ed è questa la coincidenza più rilevante, il vertice di Budapest tra Donald Trump e Vladimir Putin annunciato il 16 ottobre dopo la telefonata tra i due presidenti diventava un'occasione diplomatica sempre più remota. Non che ci si facesse grande affidamento per quel che riguarda l'avanzamento dei negoziati, ma altre settimane di illusioni su una volontà negoziale russa che non è mai esistita sarebbero state deleterie. Ma per ora è tutto fermo, se non finito: mentre Putin preparava i missili per tenere sveglia l'Ucraina un'altra notte, Trump ha risposto a una domanda sul vertice in modo sbrigativo e pure un po' scocciato (ma forse era solo di cattivo umore): “Non voglio un incontro inutile, non voglio una perdita di tempo, vediamo che succede. Ho fatto tanti accordi di pace, li chiamo accordi di pace, potrebbe esserlo anche questo, ho detto: fermatevi lungo la linea del fronte e tornate a casa ognuno si prende un po' di tempo perché si tratta di due paesi che si stanno ammazzando tra di loro”. Poi Trump ha aggiunto che non voleva dire niente con la perdita di tempo, ha precisato che nei prossimi due giorni ci saranno notizie in questo senso, “stanno succedendo molte cose”. Kirill Dmitriev, il capo del Fondo investimenti russo e inviato del Cremlino per questioni economiche, che con questa Amministrazione americana vuol dire tutti i negoziati, ha postato su X questo frammento, ha precisato che il vertice a Budapest non è cancellato, che i preparativi vanno avanti: in fondo ai suoi post su questo incontro mette sempre una colomba della pace, che detta da lui appare come un'insolenza.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi