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Convivenze siriane

Nel nord-est della Siria, le Forze democratiche siriane chiudono le scuole cristiane

Shelly Kittleson

Colloqui e scontri tra Damasco e le Sdf sostenute dagli Stati Uniti: chi abita nelle zone controllate da queste ultime denuncia un aumento delle violazioni dei loro diritti. A ottobre chiuse dieci scuole cristiane per "propaganda" e "lavaggio del cervello"

Damasco. Proseguono sia i colloqui sia gli scontri occasionali tra le forze del governo centrale della Siria e le Forze democratiche siriane (Sdf) sostenute dagli Stati Uniti; chi abita nelle zone controllate da queste ultime denunciano, nel frattempo, un aumento delle violazioni dei loro diritti. All’inizio di ottobre, decine di scuole cristiane – e altre che desiderano utilizzare i programmi scolastici del governo centrale siriano nel territorio delle Sdf, nel nord-est della Siria – sono state chiuse. Qui le scuole sono ora tenute a insegnare un programma dal contenuto altamente ideologico e conforme alle idee di queste forze locali volte a creare un certo tipo di società. I sostenitori affermano che il programma delle Sdf è adattato alle comunità e alle varie lingue locali, mentre gli oppositori lo definiscono "propaganda" o "lavaggio del cervello".
 

Il programma è, in ogni caso, fortemente influenzato dagli insegnamenti del fondatore del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) Abdullah Öcalan: il Pkk è considerato un’organizzazione terroristica da Turchia, Stati Uniti e Unione europea e i principali leader delle Sdf hanno trascorso anni – decenni, in alcuni casi – nei ranghi del Pkk. Le Sdf sostenute dagli Stati Uniti controllano attualmente circa "un terzo della superficie complessiva del paese", secondo il sito web dell’Agenzia dell’Unione europea per l’Asilo, e "questi territori comprendono circa il 70 per cento dei giacimenti petroliferi e di gas della Siria". Il territorio sotto il loro controllo ha una maggioranza araba, mentre le Sdf sono a guida curda; molti residenti arabi che vivono in queste aree hanno a lungo sostenuto di essere oppressi e che questa oppressione è almeno in parte dovuta al desiderio delle Sdf di mantenere il controllo sulla loro terra ricca di risorse. Nel frattempo, dicono, l’istruzione e il futuro dei loro figli stanno subendo conseguenze negative.
 

Il 7 ottobre, il vescovo Mor Maurice Amsih, capo della diocesi siro-ortodossa di al Jazira e dell’Eufrate, ha dichiarato all’agenzia di stampa statale siriana che "circa 35 scuole cristiane che servono studenti di ogni provenienza – arabi, curdi, assiri e yazidi – continueranno a utilizzare il programma emanato dal ministero dell’Istruzione siriano", per non "compromettere il futuro degli studenti e lo status giuridico delle scuole". Né l’Amministrazione autonoma della Siria del nord e dell’est (Aanes) – il nome ufficiale dell’amministrazione nel territorio controllato dalle Sdf – né i loro programmi scolastici sono riconosciuti in alcuna parte del mondo. "Le Sdf hanno espulso gli studenti dopo che la diocesi si è rifiutata di conformarsi" alle sue richieste, ha detto Amsih citato da Sana, "interrompendo le lezioni e lasciando in atto solo il lavoro amministrativo".
 

Nel frattempo, il 13 ottobre una delegazione militare delle Sdf si è recata a Damasco per continuare a discutere una possibile integrazione delle loro forze armate nell’esercito siriano. Nonostante sia stato raggiunto un accordo tra le Sdf e il governo centrale il 10 marzo, non sembra essere stato compiuto alcun reale progresso sul campo. Da allora, le segnalazioni di un reclutamento forzato nelle Sdf e di costruzione di tunnel nelle aree sotto il loro controllo sembrano indicare che le Sdf si stiano preparando a possibili ostilità  con il governo centrale. L’8 ottobre, la Rete siriana per i diritti umani ha dichiarato in un comunicato di aver documentato la "detenzione arbitraria" da parte delle forze Sdf di "almeno 113 individui, tra cui 12 minori e diversi studenti di istituti, nella maggior parte dei quartieri della città  di Raqqa e in diverse aree sotto il loro controllo nel governatorato di Deir el Zor. Al momento della stesura, la destinazione della maggioranza dei detenuti rimane sconosciuta". Deir el Zor e Raqqa sono entrambi governatorati a stragrande maggioranza araba, mentre quello di Hasakah è misto. L’organizzazione ha aggiunto che, secondo le sue fonti, la detenzione aveva lo scopo di portare gli individui in "campi di reclutamento forzato" e che "le violazioni includevano aggressioni fisiche commesse da alcuni membri della forza che effettuavano i raid contro un certo numero di detenuti. I raid e gli arresti sono ancora in corso al momento di questa dichiarazione". Queste violazioni, avverte l’organizzazione, "hanno portato a crescenti tensioni e risentimento tra gli abitanti e il personale di sicurezza".

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