(foto EPA)

berlino

Così Merz ha costruito un progetto comune europeo per la difesa

Daniel Mosseri

La svolta tedesca c'era già stata con Scholz. Ma "oggi vediamo un’accelerazione degli sforzi, vediamo una massiccia espansione della forza finanziaria tedesca in difesa, con una nuova discussione sulla leva", spiega Rafael Loss (European Council on Foreign Relations)

Berlino. In principio fu la Zeitwende, il discorso sul “cambio epocale” pronunciato dal cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz davanti al Bundestag all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina. Oggi però la politica di Difesa tracciata dal governo del cancelliere moderato Friedrich Merz “va ben oltre la portata e l'ambizione di quel discorso” che pure rimise la Germania nell’ottica di farsi carico della propria difesa, “Oggi”, spiega al Foglio Rafael Loss, membro tedesco dello European Council on Foreign Relations, “vediamo un’accelerazione degli sforzi, vediamo una massiccia espansione della forza finanziaria tedesca in questo senso, assieme a una nuova discussione sulla leva”. Secondo Loss, esperto di sicurezza e difesa nell’area euroatlantica, queste decisioni sono frutto del vertice della Nato all’Aia lo scorso giugno “dove sono stati concordati gli obiettivi di capacità sulla del piano di difesa regionale”. Assieme agli alleati atlantici, la Germania si sta quindi concentrando sulla ristrutturazione delle forze armate, sulla loro crescita e “prontezza”, sugli investimenti in infrastrutture, pezzi di ricambio e munizioni. Parole che trovano concretezza, osserva Loss, “in accordi quadro di notevole entità con l'industria per l’acquisto di centinaia di veicoli blindati per miliardi di euro”. 

 

Resta dunque da capire quale sia il ruolo della Repubblica federale tedesca in seno a una più vasta presa di coscienza, in Europa, sul bisogno di riprendere le redini della Difesa dalle mani degli Stati Uniti e d’altronde, ci anticipa lo stesso Loss, gli Stati Uniti per primi “si aspettano una leadership europea”. Una consapevolezza chiara ai politici tedeschi: ma sebbene la massiccia spesa nel settore metterà Berlino in una posizione di leadership continentale nei prossimi due anni, “questo non è ciò a cui i tedeschi aspirano, e non credo che nessuno si aspetti che la Germania sia l’unico leader”. Torna quindi il tema di una leadership condivisa con le due potenze nucleari europee (Francia e Regno Unito), il coordinamento con la confinante Polonia che teme la Russia, “ma anche con l’Italia e la Spagna che portano al tavolo comune delle industrie del settore di dimensioni considerevoli”. 

Refrattaria al protagonismo, anche in Difesa la Germania preferisce il gioco di squadra, puntando sul formato E5. E il consenso politico, per una volta, è ampio: il duo trainante del riarmo tedesco è composto dall’accoppiata Merz-Pistorius (Boris, il ministro socialdemocratico della Difesa) ma il titolare delle Finanze e leader della Spd, Lars Klingbeil, non si oppone alla spesa nel riarmo, “molto più controverso è il progetto di far ripartire la leva”, riprende Loss. Alla nuova strategia manca solo un nome: “Non è il Westbindung (ossia l’integrazione con l’ovest, ndr) di Konrad Adenauer, non è la Ostpolitik di Willy Brandt né l’europeismo di Helmut Kohl”, ma la sua direzione è chiara: “La Russia è in qualche modo responsabile di gran parte della nostra insicurezza e del nostro declino economico. E noi rispondiamo all’azione russa”.

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