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Il caso

Quel che Putin continua a reprimere in Russia. L'arresto di Maxim Kruglov

Vladimir Kara-Murza

Il vice leader di Yabloko, l'ultimo partito di opposizione rimasto in Russia, è un prigioniero politico. È stato accusato di “diffondere informazioni deliberatamente false” sull’esercito russo, che, nel linguaggio orwelliano, significa dire la verità sulla guerra del Cremlino in Ucraina

Non passa quasi giorno senza un altro arresto politicamente motivato in Russia. Sotto Vladimir Putin, l’entità della repressione contro chi dissente dal Cremlino ha superato qualsiasi cosa si sia vista nel nostro paese dalla morte di Joseph Stalin. Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, ogni mese contro i cittadini russi vengono aperti circa 60 procedimenti penali con motivazioni politiche. Il numero di prigionieri politici noti in Russia (più di 1.700) supera già la cifra corrispondente per l’intera Unione sovietica – ovvero 15 paesi odierni messi insieme – della metà degli anni Ottanta. E la principale causa di detenzione politica in Russia è la continua protesta contro la guerra in Ucraina. 

 

Ogni nuovo arresto arriva come uno choc – un ulteriore promemoria dell’oppressione e dell’ingiustizia del sistema di Putin. Ma l’impatto emotivo è ancora maggiore quando la notizia riguarda un conoscente o un amico. All’inizio di questo mese, le autorità russe hanno arrestato Maxim Kruglov, ex membro della Duma della città di Mosca e vice leader di Yabloko, l’ultimo partito di opposizione (e contro la guerra) rimasto in Russia. Eletto nel 2019 sull’onda di un sentimento molto forte di contrasto al potere nella capitale, Kruglov ha poi guidato il gruppo parlamentare del suo partito nell’assemblea legislativa di Mosca. Il suo mandato è stato caratterizzato dalla sua ostilità agli emendamenti costituzionali affrettati (e illegali) che hanno permesso a Putin di rimanere al potere in violazione dei limiti di mandato; dai tentativi di installare una targa ufficiale in memoria di Boris Nemtsov, leader dell’opposizione assassinato; e dai tentativi di organizzare proteste dopo che Putin ha ordinato l’invasione su larga scala dell’Ucraina nel febbraio del 2022. Kruglov è stato sempre molto costante nel suo sostegno ai prigionieri politici: è stato tra i primi a tenere una veglia fuori dalla stazione di polizia dove ero rinchiuso, la notte del mio arresto nell’aprile del 2022. Ha partecipato a tutte le mie udienze in tribunale – il più delle volte in piedi nel corridoio all’esterno, poiché il mio processo si è svolto a porte chiuse.

 

 

E ogni volta che le autorità della mia prigione di Omsk trovavano un modo per rendere le mie condizioni più insopportabili – prolungando il tempo in cella di punizione o vietando una telefonata ai miei figli – Kruglov le bombardava con interrogazioni parlamentari, innescando ispezioni e controlli. Naturalmente, queste iniziative non potevano avere alcun impatto pratico nella Russia di oggi – ma è impossibile sopravvalutare quanto sia importante per un prigioniero politico sentire la solidarietà del mondo esterno e sapere di non essere dimenticato. Ora Kruglov è lui stesso un prigioniero politico. Posto in stato di arresto da un tribunale distrettuale di Mosca, è stato accusato di “diffondere informazioni deliberatamente false” sull’esercito russo, che, nel linguaggio orwelliano della Russia di Putin, significa dire la verità sulla guerra del Cremlino in Ucraina. I due capi d’accusa penale contro Kruglov riguardano i suoi post sui social media che condannano il massacro di civili ucraini nelle città di Bucha e Mariupol nelle prime settimane dell’invasione russa e chiedono un’inchiesta internazionale sui crimini di guerra commessi dalle forze russe in Ucraina. L’accusa prevede fino a dieci anni di prigione. Tra le “prove materiali” sequestrate durante la perquisizione notturna nell’appartamento di Kruglov c’era la sua tessera di iscrizione al partito Yabloko. 

 

L’arresto di Kruglov ha portato a nove il numero totale di membri di Yabloko sottoposti a procedimento penale, mentre altri undici hanno scontato detenzioni amministrative e 36 sono stati accusati dalla polizia di “screditare” l’esercito russo. Pochi giorni prima dell’arresto di Kruglov, i procuratori di San Pietroburgo hanno chiesto di designare come “estremista” il libro di un altro vice leader di Yabloko, Boris Vishnevsky, che descrive la Russia di Putin come “uno stato che scivola verso il fascismo” e sostiene il ritorno della Crimea all’Ucraina. La designazione “estremista”, destinata a essere approvata da un giudice entro questa settimana, potrebbe aprire la strada a un procedimento penale. Un terzo viceleader di Yabloko, Lev Shlosberg, è già stato incriminato perché avrebbe “screditato” l’esercito russo ed è in attesa di processo nella sua città natale, Pskov.

 

Fondato negli anni Novanta dall’influente economista Grigory Yavlinsky come opposizione democratica all’allora presidente Boris Eltsin, Yabloko si è costantemente opposto a Putin dal suo arrivo al Cremlino nel 2000. Oggi, mentre la Russia scivola in una dittatura su vasta scala, Yabloko rappresenta una delle ultime vestigia del nostro breve esperimento con la democrazia. La sua presenza sulla scheda elettorale fornisce l’ultima opzione legale e relativamente sicura per i cittadini russi di esprimere opposizione alla guerra in Ucraina. In ogni elezione locale e regionale dal febbraio 2022, Yabloko ha usato la colomba di Picasso come simbolo della campagna elettorale e sollecitato un cessate il fuoco immediato in Ucraina. E’ proprio questa opzione che il Cremlino vuole eliminare mentre si prepara per quelle che saranno sicuramente elezioni parlamentari farsa nel settembre del 2026. “La società russa è esausta della guerra – e nell’anno a venire quella stanchezza non farà che approfondirsi”, ha scritto Ksenia Fadeyeva, ex coordinatrice del movimento del defunto leader dell’opposizione Alexei Navalny nella città siberiana di Tomsk ed ex prigioniera politica che è stata liberata nello stesso scambio in cui sono stato liberato io, nell’agosto dell’anno scorso. “Quindi perché le autorità dovrebbero permettere a Yabloko, in corsa con lo slogan ‘Per la pace e la libertà’, di rimanere sulla scheda elettorale?”.

 

L’ansia di Putin è comprensibile. Il Cremlino sa che l’opposizione  alla guerra in Ucraina è molto più grande di quanto la sua propaganda vorrebbe ammettere. L’anno scorso, nel mezzo del circo messo in scena per la rielezione di Putin, la candidatura presidenziale anticonformista e contro la guerra dell’ex parlamentare Boris Nadezhdin ha suscitato una straordinaria risposta pubblica, con lunghe file che si sono formate nei suoi uffici elettorali in tutta la Russia per firmare petizioni a sostegno della sua candidatura. Nadezhdin è stato escluso dalla scheda elettorale, ma il mito propagandistico, accuratamente costruito, del sostegno universale alla guerra di Putin è stato distrutto in pochi giorni. “E se file simili si formassero ai seggi elettorali il prossimo settembre, questa volta per votare contro la guerra?”, si chiede Fadeyeva. 

 

Maxim Kruglov è detenuto a Kapotnya, il carcere di Mosca per la quarantena, prima di essere trasferito in uno dei centri di detenzione preventiva della capitale. L’esito del suo prossimo processo è certo. Ciò che non è in dubbio è anche che persone come Maxim – russi che si rifiutano di diventare complici silenziosi dei crimini del Cremlino – stanno salvando l’onore del nostro paese in questa oscurità. E saranno loro a riportare la Russia alla normalità e alla civiltà una volta che l’incubo prolungato del governo di Vladimir Putin sarà finalmente finito.

 

Vladimir Kara-Murza, politico, autore e storico russo, è stato imprigionato in Russia dall’aprile del 2022 all’agosto del 2024 per essersi espresso contro la guerra in Ucraina. Ha vinto il Premio Pulitzer nel 2024.

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