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In Francia
Puntando sulla stabilità, Macron guadagna qualche punto, oltre al tempo
L’arretramento del presidente francese consente di stabilire una tregua, che sembra in grado di traghettare il paese fino a nuove elezioni. Almeno fino alle amministrative del marzo 2026. Intanto l'accordo sull'esecutivo Lecornu blocca il progetto "Unione delle destre"
Martedì pomeriggio il neopremier francese Sébastien Lecornu ha pronunciato di fronte all’Assemblea nazionale il suo discorso di politica generale: ha annunciato la sospensione della riforma delle pensioni, punto centrale che condizionava un voto favorevole da parte del Partito socialista, allontanando quindi per il momento l’ipotesi di una mozione di censura contro il governo. Si tratta di unaa svolta nella crisi politica che la Francia attraversa dal luglio 2024.
Dopo le dimissioni lampo di Lecornu la settimana scorsa, la situazione era diventata estremamente complicata per la formula voluta dal presidente Macron: in assenza di un accordo di non censura, si sarebbe andati a nuove elezioni anticipate che avrebbero sicuramente premiato gli estremi, soprattutto il Rassemblement national. In più il protrarsi dell’instabilità in Francia era valutato come una zavorra economica, che comportava costi superiori a quelli dell’accantonamento della riforma delle pensioni. La mossa di Lecornu è frutto di un accordo politico fra i macronisti e il Partito socialista, che ottiene che vengano annunciate alcune misure forti in cambio del proprio appoggio esterno. La sospensione della riforma delle pensioni fino alle prossime presidenziali ne rappresenta il fulcro. Questa riforma, osteggiata dalle forze sociali, aveva suscitato nel 2023 una forte mobilitazione, di fronte alla quale Macron era rimasto immobile, e la sua popolarità era crollata – una delle cause della sconfitta alle politiche del 2024.
Nel suo discorso, Lecornu ha ripreso la posizione della Cfdt, il principale sindacato riformista della Francia, dando prova esplicita di apertura verso le parti sociali. I socialisti possono quindi rivendicare di aver portato a casa un risultato concreto in cambio del loro appoggio esterno al governo. Questa mossa crea però una spaccatura all’interno della sinistra. La sinistra massimalista della France insoumise, ma anche parti rilevanti dei Verdi e dei Comunisti, hanno espresso posizioni oltranziste di rifiuto del sostegno all’esecutivo del presidente, chiedendo un ritorno al voto – posizione condivisa con il Rassemblement national. I socialisti fanno la scelta di un compromesso governativo, spinti anche da un elettorato che desidera una maggiore stabilità, mentre prosegue il rigetto nei confronti di Macron. Si tratta di un rischio politico per i socialisti, che possono salvare per il momento i loro deputati, ma complicano le strategie di alleanze e di desistenza a sinistra, necessarie per affrontare le prossime politiche.
Questa mossa crea anche uno spartiacque a destra. Mentre i Républicains erano ufficialmente usciti dalla compagine governativa per tornare a un ruolo di appoggio esterno, anche lì vi sono elementi contraddittori. Da un lato, c’è una lotta interna fra potenziali candidati alle presidenziali — Bruno Retailleau, Laurent Wauquiez o Xavier Bertrand – che porta a decisioni disordinate, come quando Retailleau ha ritirato dopo poche ore il suo sostegno al governo Lecornu 1, precipitando la sua fine e facendo una figura assai pietosa. D’altro canto, la struttura del partito si è espressa votando per il 76 per cento a favore del sostegno al governo Lecornu 2, privilegiando la ricerca di stabilità. Il Rassemblement national e i suoi satelliti, come Éric Ciotti, vorrebbero approfittare di questa crisi per attrarre a sé i Républicains in una strategia di unione delle destre. Queste logiche si applicano già a livello locale, come nella recente elezione di un candidato del Rn nel Tarn-et-Garonne.
Ma il progetto di “Unione delle destre” caldeggiato dai media di proprietà dell’imprenditore conservatore Vincent Bolloré resta bloccato con l’accordo intorno all’esecutivo Lecornu e il Rn viene momentaneamente respinto nel suo ruolo di opposizione, rifiutandosi di assumersi le responsabilità di governo. Gli oltranzisti che chiedevano le dimissioni del presidente hanno perso una battaglia. L’arretramento di Macron consente di stabilire una tregua, che sembra in grado di traghettare il paese fino a nuove elezioni, almeno fino alle amministrative del marzo 2026.