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Cosa è stato rispettato e cosa no dell'accordo tra Israele e Hamas finora

Redazione

Ritiro parziale dell’esercito israeliano, liberazione di ostaggi e prigionieri, aiuti umanitari facevano parte della prima fase del piano Trump. Ora si apre quella più difficile, tra il disarmo di Hamas e la ricostruzione politica della Striscia. Come procede, punto per punto

La prima fase dell'accordo firmato da Israele e da Hamas per il cessate il fuoco a Gaza si è chiusa ieri con il ritiro di Tsahal, il cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi e la scarcerazione dei detenuti palestinesi. Poi a a Sharm el Sheikh è iniziato il cantiere per rimettere in piedi la Striscia di Gaza, che non può iniziare senza il disarmo di Hamas: i miliziani subito dopo il ritiro dell'esercito israeliano hanno iniziato a uscire dai tunnel, con le insegne “Sicurezza interna”. Hanno iniziato ad arrestare, ad aggirarsi fra i civili mentre abbandonavano le zone umanitarie. La prima fase dell’accordo ha destato sin da subito meno preoccupazioni, la seconda che riguarda il futuro politico e amministrativo di Gaza e il disarmo di Hamas sarà più delicata. Ecco come sta avanzando l'accordo, punto per punto.

 

Cessate il fuoco

Dopo due anni di guerra, Israele e Hamas hanno concordato un cessate il fuoco a tempo indeterminato, che gli Stati Uniti e gli  altri mediatori sperano possa porre finalmente fine al conflitto.  Per ora i mediatori dicono che non c’è da temere per il cessate il fuoco, e i palestinesi festeggiano i loro ritorni e i camion di aiuti da cui dipende la loro sopravvivenza. George F. Will scrive sul Washington Post che "il merito principale per il cessate il fuoco tra Israele e coloro che ancora aspirano a distruggerlo va alle Forze di difesa israeliane (Idf)", e che la lezione è una, cioè che spesso è la forza militare  a poter creare lo spazio necessario alla diplomazia. Abbiamo tradotto il suo editoriale.

 

Ritiro parziale dell'esercito israeliano

La prima fase dell'accordo prevedeva che Israele ritirasse le sue truppe fino a una "linea gialla" concordata a Gaza.

 

Scambio di ostaggi

 

Ieri Hamas ha liberato i 20 ostaggi ancora in vita ma è venuto meno a uno dei punti dell’accordo e ha comunicato che consegnerà alla Croce Rossa soltanto i corpi di quattro ostaggi, non di tutti i ventotto: Guy Illouz, Yossi Sharabi, Bipin Joshi e  Daniel Peretz. I terroristi sostengono di non poter sapere dove si trovino tutti i morti, ma quattro bare sono al di sotto delle aspettative. Israele ha rilasciato quasi 2.000 prigionieri palestinesi e dovrebbe restituire i corpi di 360 palestinesi.

 

Entrata degli aiuti

L'accordo prevedeva la revoca delle restrizioni alla consegna di cibo, medicine e altri aiuti di cui c'era disperatamente bisogno. Prevedeva inoltre l'apertura del valico di Rafah con l'Egitto. Nella nota del Cogat diffuso oggi si legge che le restrizioni sono state adottate perché "Hamas ha violato l'accordo riguardante il rilascio dei corpi degli ostaggi".

 

Ci sono poi alcuni punti del piano non coperti dall'attuale accordo di cessate il fuoco che potrebbero rappresentare punti critici nei negoziati futuri.

 

Governance di Gaza

Il piano di Trump prevede che nel dopoguerra Gaza sia governata da un comitato tecnico palestinese, non da Hamas. Hamas si dichiara aperto all'idea, ma molti dettagli devono ancora essere definiti.  Il punto diciassette del piano  parla della creazione di una Forza internazionale di stabilizzazione che deve fornire sostegno alla polizia palestinese e dovrà collaborare con Israele per proteggere le aree di confine. Il punti diciotto e diciannove invece mostrano una via per far entrare queste forze multilaterali dentro la Striscia: anche se Hamas rifiuta, inizierà il processo di insediamento del Board of peace, il Consiglio della pace dell’ex premier britannico Tony Blair, supervisionato da Trump, sostenuto dagli arabi e dalle forze palestinesi, nelle aree controllate da Tsahal.

 

Disarmo

Secondo il piano di Trump, Hamas dovrebbe deporre le armi. I suoi membri dovrebbero chiedere l'amnistia o lasciare Gaza per l'esilio all'estero. E' una richiesta fondamentale per Israele, ma in passato i funzionari di Hamas hanno espresso serie riserve al riguardo. Ieri poco dopo il rilascio degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, secondo la Bbc ci sono stati almeno 30 morti nella Striscia in quello che è considerato un regolamento di conti interno tra clan armati e Hamas, che ha – secondo alcune fonti – chiamato settemila miliziani per riassicurarsi il controllo di alcune zone. Il gruppo smentisce, dice che non ci sono i suoi combattenti per le strade, ma nelle chat telegram legate al gruppo si parla di caccia “ai collaborazionisti e ai traditori”. 

 

Missione di sicurezza internazionale

Il quadro normativo statunitense prevede una "forza di stabilizzazione internazionale" per gestire la sicurezza nella Gaza del dopoguerra. Questo non è previsto dall'accordo attuale. Ma anche questa prospettiva solleva enormi interrogativi: quali paesi invieranno truppe, come svolgeranno il loro lavoro e se saranno efficaci.

Ritiro completo israeliano

L'accordo attuale prevede che le forze israeliane siano dispiegate nella Striscia di Gaza. Non è affatto chiaro quando, o a quali condizioni, Israele accetterà finalmente di ritirare le sue forze da Gaza.

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