
Lecornu ha un governo che sa molto di 2017, con un futuro accidentato
Il premier rilancia con un governo ibrido tra macronisti, società civile e gollisti dissidenti. L’obiettivo è traghettare la Francia oltre la crisi di maggioranza, evitare la sfiducia e far passare la manovra. Ma incombono le mozioni di Le Pen e Mélenchon
Parigi. Il nuovo governo francese, ufficializzato domenica sera, ha un sapore di 2017, l’anno in cui il macronismo si prese la Francia con la promessa di superamento del vecchio bipolarismo gollisti-socialisti. Sébastien Lecornu, rinominato a Matignon venerdì sera dopo un primo tentativo fallito otto giorni fa, si è presentato all’Eliseo proponendo al presidente Emmanuel Macron “un mix di società civile con profili esperti e giovani parlamentari” per la seconda edizione del suo governo. Il risultato è un esecutivo composto da 34 ministri (8 tecnici e 26 politici), a trazione macronista, con una sfumatura ecologista e sei gollisti ribelli, tra cui Rachida Dati (Cultura) e Philippe Tabarot (Trasporti), subito esclusi dalla direzione dei Républicains per aver disobbedito alla consegna del presidente del partito, il turbolento ministro dell’Interno uscente Bruno Retailleau, che era quella di non partecipare al Lecornu bis.
“Grazie per esservi uniti al governo in un momento difficile. La nostra unica missione oggi è superare la crisi politica”, ha detto ieri Lecornu alla sua squadra durante la prima riunione di lavoro. Il prefetto di Parigi ed ex capo dei servizi segreti interni, Laurent Nuñez, è stato scelto come ministro dell’Interno, mentre agli Esteri Macron ha confermato il fedelissimo Jean-Noël Barrot. Tra le nomine più importanti nella parte società civile, spiccano quelle di Jean-Pierre Farandou, ex capo della Sncf (le ferrovie francesi), al ministero del Lavoro, e di Monique Barbut, ex presidente di Wwf Francia, alla Transizione ecologica. Il primo ha lasciato un buon ricordo ai sindacati quando era al vertice delle ferrovie, di uomo dell’equilibrio e artigiano degli accordi: un atout fondamentale per un governo alla ricerca di compromessi con le altre forze politiche per sopravvivere fino al 2027.
La promozione di Farandou “è un buon segnale”, ha reagito la Cfdt, il sindacato riformista. Monique Barbut è l’altra nomina di rupture del Lecornu II. Nel 2022, aveva chiesto al presidente “un nuovo sussulto attorno all’ecologia” e di “sbarrare la strada all’estrema destra”. Da allora, sul sito dell’Eliseo, c’è un’intera pagina dedicata all’ecologia, definita “la battaglia del secolo”, e durante la sua campagna elettorale, parafrasando una celebre riflessione di André Malraux sul Ventunesimo secolo, Macron disse che il suo secondo quinquennio “sarà ecologico o non sarà”. La scelta di Barbut ricorda quella di Nicolas Hulot, icona dell’ambientalismo francese, ma la neoministra è meno mediatica del suo predecessore. Come Farandou, Barbut è lodata per le sue capacità di dialogo e di sintesi. Per restare alla Giustizia, l’ex sarkozysta Gérald Darmanin ha messo tra parentesi le sue ambizioni presidenziali, e all’Economia, l’altro profilo sotto i riflettori in ragione della grave crisi finanziaria in cui versa la Francia, è stato confermato Roland Lescure, macronista storico, con doppio passaporto francese e canadese.
“Non la pensate tutti allo stesso modo, non avete votato tutti allo stesso modo, e va benissimo così. Voglio un governo composto da personalità libere, il che non mette in discussione né l’ordine né il metodo”, ha detto ieri Lecornu ai suoi ministri. I prossimi giorni si annunciano faticosi. Perché il premier dovrà schivare le due mozioni di censura che verranno presentate dal Rassemblement national, estrema destra, e dalla France insoumise, estrema sinistra, ma soprattutto negoziare la non-sfiducia col Partito socialista, i Verdi, e il Partito comunista, che invocano la sospensione della riforma delle pensioni e altre aperture a sinistra. Oggi, durante il primo Consiglio dei ministri del Lecornu bis, verrà presentata la tormentata legge di bilancio, prima del suo atterraggio all’Assemblea nazionale, domani, per l’inizio dei dibattiti. Il Parlamento, come prevede la Costituzione, ha 70 giorni a disposizione per esaminare la manovra finanziaria. Entro il 31 dicembre, ha promesso Lecornu, la Francia avrà un bilancio per il 2026.


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