
Nobel e guerra
I (tanti) missili di Putin su Kyiv e l'alleanza con il regime venezuelano (ma Trump lo sa?)
Putin vuole affossare il morale degli ucraini perché, come ha ribadito il comitato per il Nobel a María Corina Machado, la democrazia dipende da chi non dà la libertà per scontata
Nell’ultimo attacco contro l’Ucraina, la Russia ha lanciato 465 droni Shahed e Decoy (che secondo le fonti ucraine sono costruiti con componenti al 100 per cento cinesi), 32 missili di cui due ipersonici Kinzhal, 14 balistici Iskander-m o Kn-23, dodici da crociera Iskander e 4 Kh-59/69. Almeno sei civili sono rimasti uccisi, 45 sono feriti, a Kyiv, nella capitale, è stato colpito un palazzo. Secondo il colonnello ucraino Yuriy Ignat, non erano mai stati utilizzati tanti missili in una sola notte, e sono stati lanciati simultaneamente in diverse regioni con obiettivi precisi: le centrali di gas e di elettricità. Gli esperti militari lo dicono da qualche settimana: la Russia di Vladimir Putin ha modificato i suoi sistemi missilistici per approfittare della capacità di intercettazione ridotta da parte degli ucraini e vuole, come tutti gli inverni, lasciare l’Ucraina al buio e al freddo: circa il 60 per cento della produzione ucraina di gas è stata distrutta.
Putin vuole affossare il morale degli ucraini perché, come ha ribadito il comitato per il Nobel, la democrazia dipende da chi non dà la libertà per scontata. Il premio quest’anno è stato conferito a María Corina Machado che combatte contro il regime venezuelano di Nicolás Maduro, la cui sopravvivenza dipende dalla violenza e da Vladimir Putin. Proprio questa settimana, nel giorno del compleanno del presidente russo, il 7 ottobre, i due dittatori hanno firmato un accordo di partnership strategica per i prossimi dieci anni (rinnovabile) che comprende una maggiore collaborazione nel commercio, negli investimenti in risorse energetiche e altre “forme” di sostegno, che probabilmente hanno a che fare con la difesa personale dello stesso Maduro. Ieri c’è stato uno scambio tra Putin e il presidente americano Donald Trump sul conferimento del Nobel: Trump voleva essere premiato e si è lamentato con il Comitato (che pure ha fatto una scelta che più trumpiana di così non poteva, e infatti il presidente americano ha telefonato a Machado per congratularsi) definendolo più interessato alla politica che alla pace. Anche Putin ha ripetuto la stessa cosa, dicendo che molti prendono il Nobel senza meritarlo e che Trump sta facendo moltissimo per la pace. Trump lo ha ringraziato ed è il primo segnale cordiale che il presidente americano manda a Putin, il quale non soltanto ha dichiarato che il negoziato è in una “pausa seria”, ma per quel che riguarda il suo alleato Maduro, sta esattamente dalla parte opposta rispetto a Trump.
Come scrive Anne Applebaum nel suo indispensabile saggio “Autocrazie”, l’intreccio tra i regimi ha una logica transazionale molto forte, corruzione e cleptocrazia sono più rilevanti dell’ideologia, ed è questa la ragione per cui Putin sta di fatto mantenendo il regime di Maduro. Trump, che si sta accorgendo soltanto adesso che il presidente russo non ha alcuna intenzione di negoziare sull’Ucraina e che l’economia russa è il punto debole e andrebbe colpita, forse deve ancora accorgersi che anche sul fronte venezuelano, la Russia sta dall’altra parte. La cosiddetta guerra nei Caraibi è l’unica che il presidente americano ha voluto, e per quanto si sia offeso per non aver ricevuto il Nobel per la Pace, le persone come Machado, che non stanno in silenzio, che combattono per la democrazia, sono i suoi migliori alleati: proprio come gli ucraini.