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L'analisi

A opporsi all'accordo sono soprattutto i filorussi

Dopo il cessate il fuoco a Gaza, sui social emerge sempre più chiara una corrispondenza fra i messaggi dei sostenitori di Putin e una parte della narrazione filopalestinese italiana. Il Cremlino è l’unico attore che ha un vantaggio dalla creazione del caos nelle società occidentali

Lontano dai cortei dei giorni scorsi e dalle legittime reazioni popolari a una guerra, c’è un argomento controverso e sensibile che andrebbe preso sul serio, soprattutto oggi. Ieri, alla notizia della firma dell’accordo voluto da Trump per il cessate il fuoco a Gaza e la restituzione degli ostaggi, mentre in Palestina e in Israele si festeggiava, molti elementi filopalestinesi fuori dai confini mediorientali manifestavano la loro contrarietà. E i gruppi Telegram in lingua italiana più attivi nel criticare l’accordo sono gli stessi che rilanciano e propalano quotidianamente la disinformazione russa. Nei commenti agli articoli dei media tradizionali e sui social network inizia a emergere sempre più chiara una certa corrispondenza fra i messaggi filorussi e una parte della narrazione filopalestinese italiana, soprattutto dopo il cosiddetto “effetto Flotilla”, cioè le mobilitazioni di piazza che hanno seguito la missione degli attivisti via mare.

 

Certo è che i due fronti politici condividono gli stessi codici: l’attacco all’occidente e soprattutto all’America, quello contro i media tradizionali, l’uso di parole chiave condivise. Messaggi poi amplificati da alcuni influencer (termine tecnico) da salotti tv e giornali (un quotidiano, nello specifico). Sebbene non si tratti di un fronte politico unitario, la sovrapposizione della retorica dovrebbe insospettire. Il Cremlino è l’unico attore che ha un vantaggio esplicito dalla creazione del caos nelle società occidentali – l’uso di tattiche ibride in altri paesi, facendo leva sul sentimento suscitato dalla guerra a Gaza, è stato notato e documentato dall’intelligence francese, anche di recente, per esempio nella campagna di graffiti con la stella di David a Parigi e nell’operazione delle teste di maiale lasciate davanti alle moschee. Ed è la Russia ad avere come obiettivi espliciti le infrastrutture europee, obiettivi condivisi dal movimento “Blocchiamo tutto” che nei giorni scorsi ha fermato alcune stazioni ferroviarie e strade italiane. Al di là delle legittime proteste di piazza, la spinta sulla retorica antisistema, influenzata da attori statuali come la Russia, andrebbe sempre tenuta a mente se vogliamo davvero essere capaci di difenderci dalla guerra ibrida.

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