
in medio oriente
C'è l'accordo fra Israele e Hamas
Si apre la prima fase del piano annunciato da Donald Trump. I terroristi rilasceranno prima gli ostaggi vivi, Tsahal inizierà a ritirarsi. Si ferma la guerra a due anni dal 7 ottobre. Ora si celebra, poi si penserà alla seconda parte dell'accordo
Tel Aviv, dalla nostra inviata. C’è l’accordo fra Israele e Hamas. Si ferma a poco più di due anni esatti la guerra scatenata dal gruppo di terroristi il 7 ottobre. Hamas ha accettato di implementare la prima fase dell’accordo che porterà alla liberazione dei 48 ostaggi che sono ancora prigionieri nella Striscia da due anni. Prima verranno liberati i vivi, poi i corpi che i miliziani hanno iniziato a recuperare nella Striscia. L'accelerazione nei negoziati data dall’ultimatum del presidente Donald Trump a Hamas ha portato a negoziati concreti e veloci, con un impegno mai visto prima di pressione e concerto fatto dai mediatori di Qatar, Turchia ed Egitto. Le delegazioni hanno condotto gli incontri indiretti a Sharm el Sheikh, i colloqui sono incominciati lunedì e ieri i rappresentanti americani, l’inviato speciale Steve Witkoff e il genero del presidente Jared Kushner, hanno concluso. Si sapeva che non sarebbero tornati a casa a mani vuote, non c’era spazio per ulteriore trattative, questa volta si trattava di prendere l’accordo in venti punti presentato da Trump il 29 settembre o entrare in una fase del conflitto in cui Tsahal avrebbe combattuto per eliminare i terroristi con l’avallo e il sostegno non soltanto degli Stati Uniti ma anche di tutti i paesi arabi che hanno scelto di appoggiare il piano del capo della Casa Bianca.
Hamas, dopo aver massacrato 1.100 persone il 7 ottobre, dopo averne rapite più di 250 e dopo aver portato la guerra nella Striscia causando la forte reazione di Tsahal e la morte di oltre sessantamila palestinesi (il numero tiene conto dei civili e dei miliziani), ha scelto la sopravvivenza. Non vuole la morte fino all’ultimo miliziano, cercherà di reinventarsi. La sua leadership che vive nelle capitali del Qatar e della Turchia ha scelto di negoziare e ha stabilito che questa volta gli ostaggi sarebbero serviti per assicurare la conservazione del gruppo.
Il primo ad annunciare l’accordo è stato il presidente Trump, il promotore del piano, convinto che da questo momento possa partire la costruzione di un nuovo medio oriente. Ha raccolto il consenso di tutti i paesi arabi, li ha messi nelle condizioni di sostenere a voce alta il patto, isolando il gruppo di terroristi. Durante un incontro alla Casa Bianca, dopo aver ricevuto un biglietto dal segretario di stato Marco Rubio, Trump ha detto che l’accordo era molto vicino e che nel fine settimana si sarebbe recato in medio oriente. Sul foglio consegnato da Rubio a Trump c’era scritto: “Molto vicino. Abbiamo bisogno che approvi presto un post su Truth per annunciare l’accordo”. Prima che il post uscisse, da Sharm el Sheikh venivano mostrate le foto di Steve Witkoff intento a congratularsi con i rappresentanti di Turchia e Qatar.
Il post di Trump è arrivato poco dopo: "Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi firmato la prima fase del nostro piano di pace. Ciò significa che TUTTI gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata, come primo passo verso una pace forte, duratura ed eterna. Tutte le parti saranno trattate equamente! Questo è un GRANDE giorno per il mondo arabo e musulmano, Israele, tutte le nazioni circostanti e gli Stati Uniti d'America, e ringraziamo i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, che hanno collaborato con noi per rendere possibile questo evento storico e senza precedenti. BENEDETTI I COSTRUTTORI DI PACE! DONALD J. TRUMP, PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA".
La prima fase dell’accordo desta meno preoccupazioni, gli ostaggi vivi probabilmente saranno rilasciati tra sabato e domenica. La seconda fase dell’accordo che riguarda il futuro politico e amministrativo di Gaza e il disarmo di Hamas sarà più delicata.
Hamas ha attaccato Israele, voleva isolare il paese, aizzare una reazione da parte di tutti i nemici che in questi anni si sono armati per colpire lo stato ebraico. Voleva sabotare la parte più pregiata degli Accordi di Abramo: la normalizzazione dei rapporti fra Israele e Arabia Saudita. Israele si è fatto trovare impreparato all’invasione dei terroristi, l’esercito non è stato in grado di proteggere i civili colpiti, il governo non è stato all’altezza di unire un paese diviso. Ma Hamas non ha ottenuto nessuno dei suoi obiettivi: Hezbollah e l’Iran non si sono attivamente uniti alla guerra il 7 ottobre, e sono stati colpiti con forza da Tsahal; la leadership di Hamas è stata decimata; Israele è colpito in occidente ma non è isolato e si trova al centro di uno schema di rapporti profondo e in grado di cambiare il medio oriente; gli Accordi di Abramo sono vivi e in espansione.