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Speciale 7 ottobre

Il 7 ottobre, giorno di terribile chiarezza, sono venute giù le maschere  

Matti Friedman

Pensavamo di aver risolto il rompicapo dell’esistenza ebraica, ma non è così. Quel giorno di due anni fa è diventato chiaro che l’obiettivo era, ed è sempre stato, la distruzione di Israele e la sua sostituzione con un dominio arabo e islamico attraverso la violenza

Il 7 ottobre sono cadute molte maschere in tutto il mondo e credo che questo sia uno sviluppo significativo, anche positivo, per quanto possa suonare strano. Quel giorno è stato come se si fosse accesa una luce e all’improvviso molti di noi – almeno coloro che osservano  – hanno potuto vedere il mondo per come esiste adesso. Quel che è accaduto riguarda gli ebrei, ma come al solito, quel che riguarda gli ebrei è sintomo di qualcosa di molto più grande.

 

Per decenni ci è stato detto che i palestinesi e le loro centinaia di milioni di sostenitori volevano semplicemente una “soluzione a due stati”, cioè uno stato accanto a Israele, come parte dell’ordine mondiale democratico che, dopo la Seconda guerra mondiale, ha rappresentato la speranza dell’umanità. Israele è stato condannato per aver rifiutato questo assetto, ma il 7 ottobre è diventato chiaro che l’obiettivo era, ed è sempre stato, la distruzione di Israele e la sua sostituzione con un dominio arabo e islamico attraverso la violenza, la stessa violenza che ha dilaniato paesi vicini come la Siria, la Libia e l’Iraq.

 

A noi, qui in Israele, i saggi liberal occidentali avevano detto di ritirarci dai territori in nome della pace – ma ci siamo ritirati da Gaza, e questo attacco è arrivato proprio da lì. Ci è stato detto che il problema erano gli insediamenti israeliani e l’occupazione in Cisgiordania, e molti in Israele erano d’accordo. Ma migliaia di jihadisti palestinesi sono entrati in Israele e hanno ucciso gli abitanti dei kibbutz di sinistra e centinaia di giovani a un rave. Così quella maschera è caduta. Quando siamo stati costretti a reagire, abbiamo visto la maschera della preoccupazione scivolare via da molti di questi stessi leader liberal in occidente, che sembravano pensare che in realtà Israele si meritasse quello che aveva ricevuto e dovesse “cessare il fuoco” con gli ostaggi ancora nei tunnel e Hamas intatto – cioè, permettere che accadesse di nuovo. Abbiamo visto che molti di questi leader, che parlavano come se comandassero ancora potenti eserciti e avessero un’autorità morale, in realtà non avevano idea di che cosa fosse una guerra.

 

A livello globale, ci è stato detto che l’immigrazione era un beneficio per le società occidentali, e che chiunque avesse dubbi in merito era razzista. Gli immigrati dai paesi islamici si sarebbero alla fine integrati nelle società ospitanti in luoghi come Regno Unito, Francia e Italia, adottando valori liberali. Nelle proteste di massa nelle strade di Londra, Parigi e Roma, iniziate proprio il giorno del 7 ottobre, e nei crescenti atti di vandalismo e terrorismo contro ebrei e altri, abbiamo visto che in molti casi questo non è vero. La maschera della pacifica integrazione di massa è in gran parte scomparsa, e a destra stiamo ora vedendo la formazione di un grezzo e inevitabile contrappeso politico, che porta con sé i propri pericoli. Molti di noi nati in occidente sono cresciuti con la certezza che l’ordine del Dopoguerra fosse indistruttibile, che la sicurezza fosse permanente. Ma ora vediamo che questo ordine era fragile, un’allucinazione condivisa, esistente soltanto finché veniva gestito da leader competenti e sostenuto dalla forza militare americana. Lo stiamo vedendo crollare. Pensavamo che l’Onu significasse qualcosa, ma quella maschera è caduta, e ora è chiaro che l’Onu è un circo di dittature corrotte che gestiscono una burocrazia tronfia e spesso delirante in preda a cattive idee.

 

Tra gli ebrei qui in Israele e nella diaspora, molti presumevano prima del 7 ottobre che avessimo risolto il rompicapo storico dell’esistenza ebraica – che alcuni di noi avrebbero vissuto felicemente nelle democrazie occidentali, e altri nella patria creata dal sionismo, e questo avrebbe alla fine risolto il nostro problema di come esistere. In Israele, molti ora vedono il volto di una leadership incompetente e politicamente estrema nel nostro paese, e le profonde divisioni incoraggiate dall’èra dei social media, e comprendono che la nostra sopravvivenza come nazione non è assicurata, e che è in realtà in grave pericolo. Il 7 ottobre è stato un giorno di terribile chiarezza. Ci ha dato uno choc e anche un’opportunità, forse l’ultima opportunità, per correggere la rotta.

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