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Trionfa Babis e Praga cambia rotta sull'Ucraina
Il suo partito ha ottenuto il 34,5 per cento, il risultato migliore di sempre. La famiglia politica di estrema destra dei "Patrioti per l'Europa" avrà un secondo leader seduto al tavolo del Consiglio europeo
Bruxelles. Il trionfo di Andrej Babis nelle elezioni legislative di venerdì e sabato nella Repubblica ceca rappresenta una vittoria politica simbolica per l’estrema destra europea, che rischia di ostacolare ulteriormente la capacità dell’Unione europea di fornire un sostegno efficace all’Ucraina di fronte alla guerra di aggressione della Russia. Imprenditore miliardario, ex primo ministro liberal-populista trasformatosi in “Patriota” dell’estrema destra di Viktor Orbán, felice di definirsi “trumpiano”, Babis ieri ha giurato fedeltà all’Ue. E’ la condizione posta dal presidente ceco, Petr Pavel, per farlo tornare a guidare il governo, dopo che il suo partito Ano è arrivato in testa alle elezioni. “Voglio che l’Europa funzioni bene”, ha detto Babis, dopo un incontro con Pavel, nel quale ha discusso della posizione della Repubblica ceca nell’Ue e nella Nato. Ma, appena dopo la pubblicazione dei risultati elettorali, Babis ha anche annunciato un cambio di direzione del suo paese sugli aiuti militari a Kyiv e sul processo di adesione dell’Ucraina.
La Repubblica ceca non intende più guidare la coalizione di volenterosi che rifornisce 1,5 milioni di proiettili di artiglieria all’esercito ucraino, lasciando il compito all’Ue o alla Nato, e potrebbe associarsi all’Ungheria di Viktor Orbán per mettere il veto all’apertura dei capitoli negoziali con l’Ucraina. “Non è ancora pronta per l’Ue”, ha detto Babis ai giornalisti sabato. Orbán e gli altri leader dell’estrema destra sono in festa, sperando di paralizzare il funzionamento dell’Ue, grazie alla presenza di un altro “Patriota” al tavolo del Consiglio europeo. Ma le conseguenze del suo trionfo avranno un impatto molto più sull’Ucraina che sulle dinamiche interne all’Ue.
Il partito Ano di Babis ha ottenuto il 34,5 per cento, il suo risultato migliore di sempre, superando la coalizione Spolu del primo ministro uscente, Petr Fiala, che si è fermata al 23,4 per cento. Il campo moderato registra un buon risultato con l’11,2 per cento della coalizione dei sindaci Stan e il 9 per cento del partito dei Pirati. La coalizione di estrema sinistra Stacilo!, il cui programma prevedeva l’uscita dall’Ue e dalla Nato, non ha raggiunto la soglia del 5 per cento. Altri due partiti di estrema destra, anti Nato, anti Ue e filo russi, entrano nel Parlamento di Praga: la Spd di Tomio Okamura con il 7,8 per cento e i Motoristi con il 6,8 per cento. E’ con loro che Babis intende allearsi per tornare al potere, ma senza una coalizione formale. Con 80 seggi sui 200 del Parlamento, Ano non ha ottenuto la maggioranza assoluta. Babis vuole mettersi alla testa di governo di minoranza di Ano, che dovrebbe nascere grazie al sostegno esterno della Spd (che siede nel gruppo dell’Europa delle nazioni sovrane) e dei Motoristi (anche lui come ano è membro del gruppo “Patrioti”). Insieme le tre formazioni hanno 103 seggi. La soluzione di un governo di minoranza dovrebbe consentire a Babis di superare uno dei paletti fissati dal presidente Pavel per affidargli l’incarico: nessun partito al governo che mette in discussione l’appartenenza della Repubblica ceca alla Nato e all’Ue. Un altro paletto è una soluzione ai suoi conflitti di interessi.
Le posizioni della Repubblica ceca sulle politiche dell’Ue non cambieranno radicalmente con Babis. Anche il premier uscente Fiala è un conservatore di destra, il cui partito al Parlamento europeo siede nei Conservatori e riformisti europei, lo stesso gruppo di Fratelli d’Italia. Praga è stata una delle voci più critiche del nuovo Patto su migrazione e asilo, così come del Green Deal. Babis ha condotto una campagna elettorale virulenta contro l’Ue, ma rimane un pragmatico. Il suo impero economico – il conglomerato Agrofert – deve il suo successo al mercato unico. Bruxelles spera che Babis non sia cambiato rispetto a quando era stato primo ministro tra il 2017 e il 2021, sedendo nella famiglia liberale di Renew. L’Ue spera anche che il sentimento antirusso della maggior parte dei cechi consigli a Babis di non trasformarsi in un altro Orbán. E’ la grande incognita dei prossimi mesi.