
LaPresse
Le trattative
Le ore decisive di Lecornu
Il primo ministro francese deve presentare la legge di Bilancio entro martedì prossimo, ma l'accordo per la nuova squadra di governo sembra ancora lontano. Servono "rotture sostanziali" ha detto il leader dei Socialisti Faure
Il tempo stringe per il primo ministro francese, Sébastien Lecornu, ancora senza squadra di governo e con l’imperativo di presentare la legge di bilancio entro martedì prossimo. Ieri Lecornu ha ricevuto a Matignon i rappresentanti del Partito socialista (Ps), dei Verdi e del Partito comunista francese (Pcf), per provare a siglare un patto di non-censura. Ma l’esito dei colloqui con le formazioni della sinistra non è stato quello sperato. La proposta di manovra finanziaria di Lecornu che prevede, tra le altre cose, un miglioramento della pensione delle donne, l’abolizione dei “privilegi a vita” degli ex ministri e un taglio all’imposta sul reddito per le coppie con il salario minimo, è stata giudicata “insufficiente” dal primo segretario del Ps, Olivier Faure.
Servono “rotture sostanziali”, ha commentato il leader dei socialisti al termine dell’incontro, prima di aggiungere: “C’è un inizio di rottura nella forma, ma nella sostanza non è cambiato nulla”. Lecornu, secondo quanto riferito dal suo entourage, ha ribadito la sua ostilità alla “tassa Zucman”, l’imposta annuale del 2 per cento sui patrimoni superiori ai 100 milioni di euro richiesta a gran voce dai socialisti, perché “la considera pericolosa per l’economia e il lavoro”. In sostituzione, ha proposto un’“imposta sul patrimonio finanziario” che toccherebbe le holding. Troppo poco per Faure, che ha dato a Lecornu “il beneficio delle prossime ore per riflettere”: una frase che sa di ultimatum. “E’ stato un incontro molto deludente”, ha dichiarato Marine Tondelier, leader dei Verdi, dopo il faccia a faccia col primo ministro, seguita dal presidente del Pcf, Fabien Roussel, che si è detto a sua volta “deluso dall’assenza di apertura” di Lecornu. Prima degli incontri con Ps, Verdi e Pcf, il capo del governo ha annunciato che durante il suo mandato non avrebbe fatto ricorso al 49.3, l’articolo-salvagente della Costituzione che permette di approvare una legge bypassando il voto del Parlamento. L’annuncio è stato accolto con favore dalle sinistre, ma non è ancora sufficiente per ritirare la loro minaccia di sfiducia.