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Editoriali

Il voto a Praga tra Orban e Putin

Redazione

 Alle urne in Repubblica Ceca, Andrej Babis punta a tornare al potere. Il presidente Pavel cerca di contenerlo, difendendo l’ancoraggio europeo e atlantico del Paese. Come si affrontano i populismi senza isterie

 

L’Unione europea potrebbe trovarsi presto con un altro leader ostile all’Ucraina seduto al tavolo del Consiglio europeo, nel momento in cui i cittadini della Repubblica ceca sembrano voler riportare al potere l’ex primo ministro e uomo d’affari, Andrej Babis. Le urne si sono aperte ieri e chiuderanno nel pomeriggio di oggi. Secondo i sondaggi, Azione dei cittadini insoddisfatti (Ano), il partito fondato da Babis nel 2014, arriverà in testa con circa il 30 per cento delle intenzioni di voto, con dieci punti di vantaggio sulla coalizione conservatrice Spolu (Insieme) guidata dal primo ministro, Petr Fiala. Babis è una personalità ben conosciuta a Bruxelles e nelle altri capitali. Aveva governato la Repubblica ceca tra la fine del 2017 e la fine del 2021. Spesso bollato come pericoloso populista, in realtà era più una personalità stile Silvio Berlusconi: un imprenditore miliardario liberale, con conflitti di interessi, sceso in campo per lottare contro il vecchio sistema, ma che non ha mai portato il suo paese verso la deriva illiberale come alcuni suoi vicini. Il suo partito Ano era membro della famiglia liberale di Renew, la stessa di Emmanuel Macron. Tuttavia dalla sua cacciata dal potere nel 2021, Babis ha avviato la sua trasformazione in leader nazionalista e anti europeo. 

Dal 2022, Babis ha iniziato a criticare il sostegno all’Ucraina per capitalizzare lo scontento dei cittadini cechi per l’aumento dei prezzi dell’energia e la crisi economica legata alla guerra russa. La mutazione si è completata nel 2024, quando Babis ha lanciato con Viktor Orban il progetto dei “Patrioti per l’Europa”, il principale raggruppamento europeo dell’estrema destra che include la Lega di Matteo Salvini, il Rassemblement National di Marine Le Pen, il Pvv dell’olandese Geert Wilders, la Fpo austriaca e gli spagnoli di Vox. Insieme a Orban e allo slovacco Robert Fico, Babis potrebbe ostacolare e perfino paralizzare il sostegno dell’Ue all’Ucraina. La Repubblica ceca ha giocato un ruolo importante con Petr Fiala e il suo governo nel sostegno all’Ucraina. Non solo ha trasferito importanti aiuti militari, ma si è messa alla testa della coalizione che fornisce due milioni di proiettili di artiglieria l’anno a Kyiv. Babis ha già annunciato che intende mettere fine al programma. Molto dipenderà dalla sua nomina a primo ministro e dalla coalizione che metterà in piedi. Una possibilità è che Ano si allei con due partiti dell’estrema destra (l’Ods di Tomio Okamura e i Motoristi) e con uno dell’estrema sinistra (Stačilo), tutti ostili all’Ue e alla Nato.

Dopo le elezioni legislative toccherà al presidente, Petr Pavel, ex capo del Comitato militare della Nato, convinto atlantista ed europeista, nonché spina nel fianco dello stesso Babis (lo aveva nettamente battuto alle presidenziali del 2023), tirare le fila che porteranno alla nomina del prossimo governo. “Abbiamo bisogno di un governo che non lasci il paese in balia della Russia”, ha detto Pavel in un discorso alla nazione prima del voto. Ma, lungi dal cedere al panico di fronte al populismo, il “presidente generale” sembra intenzionato a spingere Babis verso un ritorno alle posizioni più moderate del passato. O almeno verso una maggioranza pro-occidentale. In un discorso all’Università di Harvard il 24 settembre, Pavel ha descritto Ano come un partito “più o meno centrista-populista” e ha spiegato che Babis “comprende che il solo modo di assicurare la nostra sicurezza e la nostra prosperità è stare dentro la Nato e l’Ue”. Lungi dal ricercare uno scontro diretto con il suo avversario, Pavel intende manovrare per riuscirlo a contenere. Il presidente potrebbe usare i conflitti di interessi di Babis per cercare di tenerlo lontano dalla premiership. In ogni caso, gli ha notificato che non accetterà una coalizione con l’estrema destra e l’estrema sinistra anti-Nato e anti-Ue. La manovra è rischiosa. Ma Pavel è la migliore garanzia per evitare che la Repubblica ceca scivoli verso l’illiberalismo filo putiniano.

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