LaPresse

Tra mosca e damasco

Il capo dell'esercito siriano vola in Russia. I motivi dietro al pragmatismo

Shelly Kittleson

Lo scopo della visita ufficiale della delegazione militare è quello di sviluppare “meccanismi di coordinamento tra i ministeri della Difesa dei due paesi”. Ma l’attuale governo siriano vuole che l’ex presidente Bashar al Assad, fuggito dallo zar, venga rimpatriato e processato

Dieci anni dopo l’entrata in guerra della Russia in Siria al fianco del regime di Assad, con bombardamenti su civili e ospedali, il capo di stato maggiore delle nuove forze armate dell’allora opposizione è atterrato a Mosca e ha stretto la mano ai suoi ex nemici. Nonostante almeno 4.500 civili siriani siano stati uccisi dal coinvolgimento diretto della Russia dal suo ingresso in guerra il 30 settembre 2015 fino alla cacciata di Assad l’8 dicembre dello scorso anno, secondo AirWars, e nonostante il sostegno di lunga data del paese al regime di Assad, l’attuale governo di Damasco ritiene vantaggioso coltivare le relazioni con la Russia. 

 

Negli ultimi mesi, il presidente siriano Ahmed al Sharaa e i suoi più stretti collaboratori hanno dato prova di quello che molti considerano un pragmatismo eccezionale, cercando di placare i timori non solo delle altre nazioni arabe e degli Stati Uniti, ma anche di Israele. Questi tentativi sono continuati anche quando Israele ha continuato a bombardare il paese e dopo aver gravemente danneggiato il ministero della Difesa siriano  nel mese di luglio. La Russia, per il momento, continua a mantenere due basi militari nelle zone costiere della Siria: la base aerea di Hmeimim e la base navale di Tartus.

 

Lo scopo della visita ufficiale della delegazione militare a Mosca il primo ottobre scorso era, secondo una dichiarazione rilasciata il giorno successivo dal ministero della Difesa siriano, quello di sviluppare “meccanismi di coordinamento tra i ministeri della Difesa dei due paesi”. Sebbene questo non sia il primo incontro ufficiale tra alti funzionari dei due paesi dalla caduta del regime di Assad, di cui la Russia insieme all’Iran era il principale sostenitore, è il primo che coinvolge una delegazione di alto livello del ministero della Difesa. Il presidente siriano Ahmed al Sharaa dovrebbe partecipare al vertice russo-arabo previsto per il prossimo 15 ottobre e intrattenere colloqui con vari funzionari; questa visita preliminare potrebbe servire a gettare le basi per garantire la sua sicurezza.

 

L’ex presidente Bashar al Assad, per il quale il ministero della Giustizia siriano ha emesso un mandato di arresto in contumacia il 27 settembre, è fuggito in Russia nel dicembre dello scorso anno e, secondo quanto riferito, è rimasto lì sotto la protezione russa. L’attuale governo siriano vuole che venga rimpatriato e processato. Si stima che oltre 500.000 persone siano state uccise in Siria dall’inizio delle proteste pacifiche nel 2011, la stragrande maggioranza delle quali per mano delle forze del regime sostenute dalla Russia. Il Syrian Network for Human Rights ha affermato che almeno 181.312 persone rimangono detenute arbitrariamente o sono state vittime di sparizioni forzate, anche in questo caso per lo più da parte di Assad e delle forze alleate. 

 

Mentre la delegazione militare siriana guidata dal maggiore generale Ali al Naasan era a Mosca, a Damasco “il generale Yahya Baytar, direttore dell’addestramento dell’aeronautica militare siriana e del comando della difesa aerea, ha incontrato giovedì una delegazione militare russa guidata dal contrammiraglio Oleg Viktorovich Kornibenko”, ha riferito il 2 ottobre l’agenzia di stampa statale siriana Sana. L’incontro “si è concentrato sul potenziamento dei programmi di addestramento e sul miglioramento della prontezza operativa in tutte le specialità chiave”, ha osservato Sana. Prima dell’incontro, Il Foglio aveva avvistato quello che sembrava essere un piccolo gruppo di militari russi in una zona della capitale, sorvegliati da uomini delle forze di sicurezza generali siriane. 

 

Mentre a Idlib, che negli ultimi dieci anni ha subìto il peso maggiore dei bombardamenti russi, è stata segnalata una piccola protesta “a sostegno dell’Ucraina”, molti siriani sono consapevoli del fatto che il loro governo dovrà prendere decisioni difficili nei prossimi mesi. Già negli anni precedenti, mentre i bombardamenti russi continuavano e non si intravedeva la fine della violenza, Il Foglio aveva sentito da molti militari siriani disertori che, sebbene in futuro non avrebbero “mai avuto nulla a che fare con l’Iran”, prima della guerra la Russia aveva addestrato molti di loro. Quindi, dissero in quegli anni, in futuro ci sarebbe potuto essere spazio per un compromesso. Ma questo, hanno sottolineato tutti, dipenderà dal fatto che la Russia abbandoni Assad una volta per tutte.

Di più su questi argomenti: