
Ansa
In Germania
Uno sciame di droni vola sulle infrastrutture critiche e militari tedesche. I sospetti sulla Russia
Dopo gli episodi nel resto d’Europa, cresce anche a Berlino il sospetto che almeno uno sciame di droni spia possa essere stato fatto partire in un’operazione mirata, per esempio da una delle navi che compongono la “flotta ombra” russa nel mar Baltico
Dopo la Danimarca, la Germania. Nella notte tra il 25 e il 26 settembre sono stati avvistati numerosi droni nei cieli sopra Kiel e dintorni, nello Schleswig-Holstein, Land proprio sul confine danese. Un “drone madre” con diversi altri velivoli a pilotaggio remoto, così come altri sciami, hanno segnato il cielo buio, alcuni avanzando su rotte parallele, un metodo potenzialmente utile a effettuare misurazioni a terra per le mappature e lo spionaggio. Target dei voli sarebbero stati diversi nodi dell’infrastruttura critica dell’area: il sito industriale della divisione marina di Thyssenkrupp, l’ospedale universitario di Kiel, una centrale elettrica sulla costa, il cruciale canale di Kiel, la sede governativa del Land, la raffineria di Heide. La ministra dell’Interno dello Schleswig-Holstein, Sabine Sütterlin-Waack, ha parlato di mezzi tipici della guerra ibrida “per destabilizzare l’opinione pubblica e la situazione in Europa”. Non è assolutamente scontato che tutti i velivoli avvistati la scorsa settimana facessero parte di un’operazione comune.
L’incertezza resta un elemento cruciale di questi casi. Ma dopo gli episodi nel resto d’Europa, cresce anche a Berlino il sospetto che almeno uno sciame di droni spia possa essere stato fatto partire in un’operazione mirata, ad esempio da una delle navi che compongono la “flotta ombra” russa nel mar Baltico. Per i casi del 25-26 settembre, la procura di Flensburg ha avviato un’indagine contro ignoti per possibile violazione della sicurezza della Repubblica federale e dell’operatività delle forze armate. Avvistamenti di velivoli a pilotaggio remoto nello Schleswig-Holstein non sono una novità: già lo scorso anno erano comparsi ripetutamente sopra l’area industriale di Brunsbüttel, mentre a gennaio altri droni hanno sorvolato l’importante base area di Schwesing. Gli episodi dell’ultima settimana sembrano tuttavia suggerire un ulteriore aumento d’intensità, soprattutto nel quadro dei recenti casi di droni russi nei cieli di Polonia e Romania, così come dei droni ignoti che hanno sabotato il traffico aereo a Copenaghen e a Oslo.
Sempre giovedì 25 settembre sarebbero stati avvistati anche dei sistemi sospetti sopra la base militare di Sanitz, nel Meclemburgo-Pomerania Anteriore, mentre nei giorni successivi altri casi si sarebbero verificati sopra il comando della marina militare a Rostock e il porto della città (anche qui con droni in movimento coordinato). Nessun responsabile è stato finora individuato per tutti i sorvolamenti in questione. Un aspetto fisiologico di fronte ad azioni di questo tipo, ma che ha già riacceso il dibattito sui ritardi della Germania nel saper rispondere all’accelerazione dell’uso offensivo di droni. Al contrario dell’Ucraina, ormai tra i paesi più avanzati nel settore, autorità e difesa tedesche non sembrano ancora pronte ad affrontare il nuovo scenario di rischio. Questo vale ancora di più considerando come proprio il conflitto russo-ucraino si sia velocemente trasformato in una “guerra dei droni”. Se attualmente la minaccia in Germania resta quella dello spionaggio e della provocazione dall’estero, l’esercito tedesco sa di doversi preventivamente aggiornare anche per i droni usati direttamente con fini letali. In questo senso è noto però che la risposta non può essere la produzione massiccia di droni che rischiano velocemente di diventare obsoleti, ma sviluppare la flessibilità e la prontezza tecnica di produrre velocemente, in futuro e se mai necessari, migliaia di sistemi UAV al massimo livello d’innovazione.
Nel frattempo, al netto delle difficoltà dei radar nel monitoraggio, le possibilità tecniche per contrastare i sempre più diffusi droni ignoti nei cieli tedeschi sono pratiche come il geofencing, il jamming e lo spoofing, fino ad arrivare all’uso di armi da terra o altri droni per l’abbattimento diretto. In Germania, tuttavia, il vero problema sembra piuttosto burocratico: dopo l’avvistamento di un velivolo a pilotaggio remoto che rappresenti una minaccia, la catena decisionale d’intervento resta lunga e non è spesso chiaro se del contrasto si debba occupare la polizia federale Bundespolizei, la polizia locale o l’esercito. Proprio per questo motivo, il ministro federale dell’Interno, Alexander Dobrindt, ha ora annunciato la creazione di un centro di difesa anti droni congiunto della polizia federale e della Bundeswehr, così come semplificazioni legali che permettano anche all’esercito di intervenire più velocemente.