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Investimenti
La Germania mette più soldi nella Difesa spaziale
Berlino annuncia un piano per mettere in sicurezza i satelliti: 35 miliardi di euro di investimenti in tecnologie spaziali entro il 2030. Si tratta di 7 miliardi all’anno, quasi il triplo di quanti la Germania ne ha spesi nel 2024 in tutto il suo settore spaziale civile
La Difesa dello spazio è ormai una necessità. Con queste premesse il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha annunciato il 25 settembre scorso, durante il suo intervento al terzo Congresso annuale dello Spazio in Germania, un piano da 35 miliardi di euro di investimenti in tecnologie spaziali da affidare alla Difesa entro il 2030. Una cifra enorme, che riflette la portata dell’urgenza di difendersi che tanti stati in Europa stanno manifestando. Anche nello spazio. Si tratta di 7 miliardi all’anno, dal 2026 al 2030, quasi il triplo di quanti la Germania ne ha spesi nel 2024 in tutto il suo settore spaziale civile, cioè 2.3 miliardi di euro. Un comunicato diffuso dalla Bundeswehr, le Forze armate tedesche, subito dopo l’intervento del ministro, ha spiegato che i 35 miliardi saranno destinati a cinque ambiti prioritari: la protezione delle infrastrutture da interruzioni e attacchi informatici, il potenziamento della capacità di monitorare ciò che accade nello spazio, la creazione di costellazioni satellitari multiple e interconnesse per garantire ridondanza, lo sviluppo di sistemi di lancio sicuri, diversificati e disponibili su richiesta, e infine l’istituzione di un centro operativo militare dedicato alla gestione dei satelliti.
Quello di Pistorius non è stato un annuncio tecnico, ma strategico: per Berlino il benessere della società, la continuità della sua economia e la credibilità della sua politica estera passano anche dalla difesa dello spazio, che ormai sorregge ogni aspetto dell’amministrazione pubblica e della vita civile. Lo spazio non è più solo un’economia dove trovare opportunità di business, ma una infrastruttura necessaria alla società stessa. 58 anni dopo la firma del Trattato sullo spazio extratmosferico del 1967, il più grande accordo internazionali sullo spazio della storia, un passaggio – quello che dice che lo spazio non può essere militarizzato e non può essere scenario di guerra – sembra molto lontano dalla realtà.
Le spese in difesa in tecnologie spaziali stanno aumentando in tutto il mondo, e la Germania, con 7 miliardi all’anno, vuole concludere un’operazione iniziata ormai da qualche anno: sostituire la Francia come principale paese spaziale europeo. Da diversi anni sono infatti i tedeschi i principali finanziatori dell’Agenzia spaziale europea. Una mossa comunque discussa, in Germania e in altri paesi europei, perché sì, finanziando l’Esa si possono portare a casa i principali programmi civili Europei, ma tanti fondi vanno anche in programmi che coinvolgono altre nazioni e altre aziende europee. La discussione a novembre si farà più accesa, quando si terrà la riunione ministeriale dell’Esa, che ogni tre anni riunisce i delegati dei paesi membri dell’Agenzia spaziale per decidere il budget e i programmi comuni in cui impegnarsi.
L’annuncio di Pistorius presenta una verità chiara. La Germania, e di conseguenza anche l’Europa, deve prendere atto ufficialmente che l’orbita terrestre non è più soltanto una frontiera scientifica. E che difendere un satellite è come difendere un aeroporto, un ospedale: i satelliti e gli asset spaziali sono infrastrutture critiche, e 35 miliardi di euro di investimenti entro il 2030 dimostrano questo. Serviranno per costruire una vera architettura di difesa orbitale, un “ombrello” fatto di satelliti, radar e telescopi per la sorveglianza, capacità di lancio indipendenti e un centro operativo militare .
“Negli ultimi anni Russia e Cina hanno rapidamente ampliato le loro capacità belliche nello spazio: sono in grado di interferire con il funzionamento dei satelliti, accecarli, manipolarli o distruggerli cineticamente”, ha ripetuto Boris Pistorius a margine del suo annuncio. La società civile, non solo in Germania, è chiamata a digerire l’idea che la frontiera delle guerre presenti e future non sarà solo a terra, in mare e nei cieli, ma anche nel cyberspazio e in orbita. Che questi investimenti spaziali portino con sé ricadute nel settore civile appare ora più una speranza che una consuetudine, ma è comunque chiaro come la Germania sia solo l’ultimo di tanti paesi ad aver accettato la nuova realtà. Anche gli Stati Uniti nel 2026 investiranno oltre il triplo in spazio militare di quanto facciano in quello civile, mentre in Russia le applicazioni civili stanno invece quasi sparendo. In Cina questa differenza non si è nemmeno mai concretizzata, dato che tutto lo spazio, anche quello civile, rimane formalmente sotto la supervisione militare. 56 anni dopo l’allunaggio di Apollo 11, che pose formalmente fine alla prima Corsa allo spazio, ritorna a essere terreno di Difesa, dato che in effetti non ha mai smesso di essere terreno di politica.