
Il governo e il caso di scuola Pirelli-Cina. Ora si negozia l'uscita
Archiviato il procedimento contro Cnrc, il governo italiano apre alla negoziazione ma rafforza il controllo sulle aziende strategiche in un contesto internazionale sempre più complesso
L’altro ieri Palazzo Chigi ha ufficializzato – qualche minuto dopo Pirelli – di aver notificato alla China National Tire and Rubber Corp. (abbreviato in Cnrc) l’archiviazione del procedimento amministrativo che era stato aperto contro la società cinese per presunte violazioni della legge sul Golden power, vale a dire il controllo esercitato dall’esecutivo italiano per tutelare gli interessi nazionali in settori considerati strategici come difesa, energia, trasporti, comunicazioni e tecnologie critiche.
La partita Pirelli-Cina va avanti da molto, ed è studiata anche all’estero come un caso di scuola per capire come la leadership cinese di Xi Jinping abbia trasformato l’ecosistema delle partecipazioni e del commercio occidentale con la Cina, costringendo i paesi che volevano fare affari con Pechino a tutelarsi, soprattutto dopo l’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina e il maggiore controllo esercitato dall’America sui prodotti di aziende con partecipazioni cinesi. L’archiviazione del procedimento nei confronti di Cnrc, la controllata pneumatici e gomma del colosso statale cinese ChemChina, che poi è confluito in Sinochem, è il frutto di un attento lavoro negoziale che dura da anni – guardacaso, proprio gli anni in cui la leadership di Pechino ha imposto alle partecipate in società straniere e alle joint venture di essere molto più assertive. Nel 2015 la società aveva acquisito circa il 26,2 per cento di Pirelli, poi negli anni successivi la sua quota era cresciuta fino a superare il 37 per cento, rendendola l’azionista principale del gruppo. Tuttavia, il ruolo effettivo di “controllore” è sempre rimasto oggetto di discussione, soprattutto in Italia, dove le autorità e la stessa leadership di Pirelli avevano iniziato a usare lo strumento del golden power per vigilare su settori considerati strategici ed evitare ingerenze dei soci cinesi soprattutto nell’accesso dei dati e nel settore della ricerca. Tra il 2022 e il 2023 Pirelli inizia a far interessare la politica al problema: il rischio è quello di perdere il mercato americano per via della partecipazione “eccessiva” di Cnrc, anche se l’azienda non dovesse essere mai davvero compromessa.
Ma il problema si pone, anche se non in egual misura, sull’eccessivo intervento governativo nella partita, mentre nell’ottobre del 2024 viene avviato il procedimento per presunte violazioni del Golden power. Al consiglio di amministrazione di aprile avviene la resa dei conti: viene votato, con 9 voti favorevoli su 15, che Sinochem non controlla più Pirelli, nonostante il capitale. I membri cinesi del board, incluso il presidente Jiao Jian, si oppongono, uno si astiene. All’assemblea di giugno viene approvato il bilancio senza i voti cinesi. La decisione del governo di ieri, che era attesa già nella scorsa primavera, è in realtà un segnale: offre un’opportunità negoziale a Pirelli e Cnrc di un accordo per la cessione, apre alla possibilità di un accordo politico anche diretto tra governo italiano e leadership cinese, e allo stesso tempo segnala all’America che non c’è alcuna compromissione nei sistemi di produzione (e soprattutto nella raccolta dati degli pneumatici intelligenti). Ma nella seconda parte del comunicato, Palazzo Chigi dice che il governo sarà sempre più attento per preservare il futuro sia di Pirelli sia delle società considerate strategiche. E’ una necessità, dopo che Cina e Russia hanno deciso di cambiare le regole dei mercati.