
(foto EPA)
A prova di europei
Il piano di Trump su Gaza piace ai leader dell'Ue. Le reazioni, l'entusiasmo, l'incognita
Il presidente americano ha tolto gli stati europei da un doppio imbarazzo: quello legato alla spaccatura interna ai ventisette e quello, conseguente, dell'incapacità di agire per influenzare gli eventi nella Striscia. Von der Leyen invita "tutte le parti a cogliere l'opportunità"
Il piano di Donald Trump per Gaza ha ricevuto un sostegno unanime da parte dei leader dell’Unione europea, che fino a lunedì si dibattevano tra riconoscimento dello stato della Palestina e sanzioni commerciali contro Israele. “Accolgo con favore il piano del presidente Trump per porre fine alla guerra a Gaza e sono incoraggiato dalla risposta positiva del primo ministro Benjamin Netanyahu”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa: “Tutte le parti devono cogliere questo momento per dare una vera possibilità alla pace”. E’ lo stesso António Costa che la scorsa settimana, in un’intervista a Le Grand Continent, accusava Israele di volere “la distruzione di Gaza al fine di rendere impossibile qualsiasi coesistenza pacifica dei palestinesi in uno stato sovrano”. Anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha invitato “tutte le parti a cogliere l’opportunità” del piano Trump, annunciando che “l’Ue è pronta a dare il suo contributo”. E’ la stessa von der Leyen che, sotto la pressione dell’opinione pubblica, a metà settembre proponeva di reintrodurre i dazi contro Israele per la situazione umanitaria a Gaza causata dalla guerra contro Hamas.
“Accolgo con favore l’impegno del presidente Trump nel porre fine alla guerra a Gaza e garantire il rilascio di tutti gli ostaggi”, ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron: “Mi aspetto che Israele intervenga con risolutezza su questa base. Hamas non ha altra scelta che rilasciare immediatamente tutti gli ostaggi e seguire questo piano”. E’ lo stesso Macron che appena una settimana fa all’Onu organizzava una grande riunione per formalizzare il riconoscimento dello stato della Palestina e punire il governo Netanyhau, incurante del successo offerto a Hamas. Ancora più sorprendente è l’entusiasmo che hanno mostrato per il piano Trump alcuni paesi europei, i cui leader usano con grande facilità la parola “genocidio”. La Spagna “accoglie con favore la proposta di pace per Gaza sostenuta dagli Stati Uniti. Dobbiamo porre fine a così tanta sofferenza”, ha detto il premier Pedro Sánchez. “Chiunque desideri la pace per Israele, Gaza e il medio oriente in generale, non può che accogliere con favore la proposta di pace annunciata ieri alla Casa Bianca”, ha detto il premier irlandese, Micheál Martin. “La Slovenia sostiene con forza il piano di pace proposto per porre fine alla guerra a Gaza”, ha detto il ministero degli Esteri sloveno. Spagna e Irlanda hanno guidato la carica dentro l’Ue per chiedere la sospensione dell’accordo di associazione con Israele.
La presidente della Slovenia, Nataša Pirc Musar, ha chiuso il suo intervento in una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu la scorsa settimana con queste parole: “Non abbiamo fermato l’Olocausto, né il genocidio in Ruanda o a Srebrenica. Dobbiamo fermare quello a Gaza. Non ci sono più scuse”. Trump è riuscito nell’impresa di unire l’Ue su uno dei temi di politica estera che divide di più i ventisette. Almeno durante le 72 ore che il presidente americano ha dato a Hamas per dare una risposta al suo piano. E’ una delle ragioni dell’entusiasmo interessato degli europei. Trump li ha tolti da un doppio imbarazzo: quello legato alla spaccatura interna ai ventisette e quello, conseguente, dell’incapacità di agire per influenzare gli eventi a Gaza. Lunedì, prima dell’annuncio di Trump, Costa aveva fatto sapere che il tema di Gaza non sarebbe stato sull’agenda del Consiglio europeo informale che si tiene oggi a Copenhagen. Troppo alto il rischio di proiettare un’immagine di conflitto interno e di impotenza. I ventisette non solo non riescono a trovare l’unanimità necessaria per sanzionare i coloni violenti in Cisgiordania (c’è il veto dell’Ungheria) o i ministri estremisti del governo Netanyahu (diversi paesi si oppongono a inserire Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir nella lista nera). Non c’è nemmeno la maggioranza qualificata richiesta per reintrodurre i dazi contro Israele o per escludere le start-up israeliane dal programma di ricerca Horizon, come proposto dalla Commissione.
Gli europei, per contro, vogliono vedere nel piano Trump qualcosa che non c’è. Quasi tutti hanno indicato che può essere la base per una soluzione dei due stati. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, si è spinto fino rivendicare la paternità del piano Trump. “Si ispira esplicitamente alle idee che la Francia ha sostenuto con i suoi partner all’Onu”, ha detto Barrot. Se Hamas rigetterà la proposta di Trump è improbabile che ci sarà altrettanto entusiasmo in Europa per sostenere Israele per “portare a termine il lavoro” a Gaza.