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In Francia
I giorni infernali del premier francese Lecornu
Il neoprimo ministro è a caccia di una maggioranza per definire il progetto di bilancio per il 2026, affrontare la nuova mobilitazione dei sindacati e formare un governo. La settimana decisiva
“Sarà un inferno. Se sopravvivremo, sarà un miracolo”. Era questo il clima che si respirava domenica nel Vaucluse al meeting dei centristi del MoDem, alla viglia della settimana che attende Sébastien Lecornu, il neoprimo ministro francese nominato il 9 settembre dal presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. L’obiettivo era quello di allargare la base elettorale formata da Renaissance, MoDem, Horizons e sostenuta con riserve dai Républicains, il partito gollista, e allestire un governo di larghe intese che resista fino alla fine del secondo quinquennio. Entro lunedì prossimo, l’ex ministro della Difesa cresciuto nel gollismo e diventato negli anni un fedelissimo dell’inquilino dell’Eliseo, è chiamato a condurre un nuovo giro di consultazioni con tutte le formazioni politiche dell’Assemblea nazionale – esclusi gli estremisti di destra (Rassemblement national) e di sinistra (France insoumise) – per definire nel dettaglio il suo progetto di bilancio per il 2026, affrontare una nuova mobilitazione sociale organizzata dai sindacati per giovedì 2 ottobre, formare il suo nuovo governo e presiedere un potenziale primo consiglio dei ministri nel fine settimana. Una maratona il cui esito è più incerto che mai.
Ieri, a Matignon, Lecornu ha riunito i partiti del cosiddetto “socle commun”, ossia il blocco centrale che sostiene Macron fin dal 2017, Renaissance, MoDem e Horizons, più i Républicains, annunciando la sua volontà di ridurre la spesa pubblica e inasprire le politiche di sicurezza. Ma l’appuntamento più importante è previsto venerdì prossimo, quando nell’ufficio di Lecornu arriveranno i rappresentanti del Partito socialista, con cui il neopremier cerca una sponda per non fare la stessa fine del suo predecessore, François Bayrou. “Se non cambia nulla, l’esito è già noto. Ci sarà una censura e probabilmente uno scioglimento (dell’Assemblea nazionale, ndr). Siamo pronti”, ha detto ieri mattina su BfmTv il primo segretario dei socialisti, Olivier Faure. In un’intervista rilasciata al Parisien nel fine settimana, il capo dell’esecutivo, pur sottolineando l’imperativo della “giustizia fiscale”, ha ribadito la sua contrarietà alla tassa Zucman, la supergabella annuale del 2 per cento per i patrimoni superiori ai 100 milioni di euro invocata dai socialisti, perché avrebbe un impatto negativo “in termini di posti di lavoro, investimenti e competitività”.
Lecornu, nel colloquio col Parisien, si è opposto anche all’abolizione della riforma delle pensioni che ha alzato l’età pensionabile a 64 anni, l’altra grande richiesta del Ps per sedersi al tavolo e firmare un patto di non-censura. Faure, su BfmTv, si è detto pronto a discutere su una proposta per sostituire la tassa Zucman sui grandi patrimoni, a condizione che frutti altrettanto. Il Ps spera di incassare 15 miliardi di euro. “Voglio soldi che consentano di risparmiare ai francesi della classe media e delle classi popolari (...). Quello che gli ultra-ricchi non pagano, lo pagano tutti gli altri”, ha affermato il leader dei socialisti, lasciando intendere che quello di venerdì sarà l’incontro dell’ultima spiaggia. Per Lecornu, non sarà facile risolvere il rebus del bilancio, ossia trovare un compromesso con il Ps senza oltrepassare le linee rosse imposte dai macroniani e dai gollisti e rinunciare alla cura d’austerità di cui la Francia ha bisogno per risanare i conti pubblici. Sullo sfondo delle trattative per arrivare a un accordo sulla finanziaria più complicata degli ultimi vent’anni, che va presentata entro il 15 ottobre, il premier deve anche annunciare la sua squadra di governo. Potrebbe farlo giovedì sera, approfittando del breve passaggio del presidente sul suolo francese: Macron tornerà infatti dalla Danimarca, dopo aver partecipato al vertice europeo, e ripartirà per la Germania e il Lussemburgo venerdì. L’altra ipotesi, la più probabile, è un annuncio nel fine settimana, dopo l’incontro di venerdì con i socialisti.
Giovedì Lecornu dovrà inoltre affrontare la sua seconda giornata di mobilitazione sindacale. Deluse dall’incontro con il premier della scorsa settimana, le leader dei due principali sindacati francesi, Marylise Léon (Cfdt) e Sophie Binet (Cgt), promettono un’altra dimostrazione di forza dopo quella del 18 settembre, con l’obiettivo di ottenere maggiori concessioni nella futura finanziaria. “Senza una vera rottura (nel piano di bilancio per il 2026, ndr), anche Sébastien Lecornu finirà nel cimitero dei primi ministri di Emmanuel Macron”, ha commentato Sophie Binet.