in germania

45 anni fa l'attentato all'Oktoberfest. Un terrorista neonazista e un caso mai davvero risolto

Lorenzo Monfregola

La strage resta uno dei più gravi attacchi terroristici della storia della Germania, su cui si sono moltiplicati negli anni studi e ricerche. La riapertura del caso nel 2012 e il nuovo verdetto nel 2020: un attacco di estrema destra per creare una svolta autoritaria nello stato

È la sera del 26 settembre 1980, quarantacinque anni fa. A Monaco di Baviera è iniziata l’Oktoberfest, molte persone stanno uscendo dall’ingresso della manifestazione al lato nord della Theresienwiese. Alle 22.19 una terribile esplosione spazza corpi e oggetti per decine di metri: è una granata riempita con TNT più un contenitore di gas, un ordigno piazzato in un cestino della spazzatura in metallo, le cui schegge si trasformano in proiettili letali. Le vittime sono 13, tra cui 3 bambini, 211 i feriti, di cui oltre 60 gravi. Lo shock della notizia rimbalza in tutta la Germania, la politica viene coinvolta subito: solo 9 giorni dopo, il 5 ottobre, sono previste le elezioni nazionali. Il ministro-presidente della Baviera, Franz Josef Strauß, è il candidato cancelliere della CDU-CSU. Il politico bavarese si lancia in dichiarazioni, attacca l’allora ministro dell’Interno liberale Gerhart Baum e suggerisce la mano dell’estrema sinistra dietro l’attentato. Le primissime indagini sulla bomba a Monaco scoprono però qualcosa di diverso: tra le 13 vittime dell’attacco c’è anche il presunto attentatore: Gundolf Köhler, 21 anni, una foto di Adolf Hitler appesa sopra al letto e stretti legami con la “Wehrsportgruppe Hoffmann”, un’organizzazione paramilitare neonazista nota per i suoi addestramenti armati in divisa e per le sue dichiarazioni eversive. La notizia è scottante, pochi mesi prima, quando lo stesso ministro Baum aveva imposto il divieto nazionale della “Wehrsportgruppe Hoffmann”, era stato proprio Strauß a ridicolizzare la decisione, dicendo che il gruppo era solo un covo di stupidi e pazzi da non sopravvalutare. 

 

Dopo la bomba all’Oktoberfest, per un po’ le indagini locali e federali seguono l’ipotesi della responsabilità di una formazione terroristica neonazista, ma poi, progressivamente, si afferma quella che sarà la valutazione giudiziaria del 1982: Gundolf Köhler avrebbe agito da solo, per crisi personale, per una delusione d’amore, con volontà suicida. Alle elezioni del 5 ottobre 1980 la CDU-CSU raggiunge la maggioranza relativa, ma sono ugualmente la SPD e la FDP a creare un nuovo governo del cancelliere Helmut Schmidt (l’esecutivo durerà solo due anni). 

 

La strage dell’Oktoberfest resta uno dei più gravi attacchi terroristici della storia della Bundesrepublik. Avvenuto solo poche settimane dopo la strage di Bologna in Italia, condivide parzialmente con quel terribile attentato una matrice neonazista o neofascista confusa in una boscaglia di misteri, accuse, speculazioni, inefficienze o deviazioni nelle indagini, ipotetici mandanti e complici rimasti ignoti.

 

Fin dai mesi successivi all'attacco, si alzano voci contro la pista del lupo solitario e depresso. Più passano gli anni, più nella ricostruzione ufficiale della vicenda emergono contraddizioni. Sono diversi i testimoni oculari che, poco prima dell’esplosione, videro Köhler discutere animatamente con due giovani e poi andare a riporre con attenzione una busta nel cestino della spazzatura. Altre testimonianze ricordano più individui aggirarsi fuori dall’Oktoberfest sull’auto dello stesso Köhler, pochi giorni prima del 26 settembre. Nel portacenere dell’auto vennero trovate sigarette appartenenti ad almeno sei DNA diversi. Valutazioni tecniche stabiliscono che l’ordigno artigianale usato è stato complesso, forse impossibile da gestire per un solo attentatore. La ricostruzione degli ultimi mesi della vita di Köhler, inoltre, non sembra quella di un giovane disperato e, tantomeno, apolitico. Due amici del 21enne riportano conversazioni in cui Köhler dichiarò la necessità di un attacco contro la folla da far attribuire ai terroristi marxisti-leninisti della RAF, per poter così favorire una svolta securitaria di estrema destra. Nel 1982, il neonazista Stefan Wagner spara su passanti e polizia e, prima di uccidersi, urla di essere stato membro del gruppo della “Wehrsportgruppe Hoffmann” che attaccò l’Oktoberfest. Altre incognite sono il frammento di una mano che sarebbe stata ritrovata sulla Theresienwiese, ma che non sarebbe appartenuta a nessuna delle vittime o dei feriti. A complicare nuove ricerche, negli anni ‘80 molte prove vengono distrutte dalle autorità. 

 

La pericolosità del gruppo “Wehrsportgruppe Hoffmann” viene intanto riconfermata drammaticamente già solo poche settimane dopo l’attentato di Monaco, il 19 dicembre 1980, quando il vice-capo della formazione paramilitare, Uwe Behrendt, uccide nella loro casa di Erlangen Shlomo Lewin, rabbino e rappresentante dell'associazione per la cooperazione cristiano-ebraica, e la sua compagna Frida Poeschke. Il leader assoluto della “Wehrsportgruppe Hoffmann”, Karl-Heinz Hoffmann, è intanto già scappato in Libano, dove ricrea il suo gruppo e traffica in armi con segmenti dell’OLP. Hoffmann verrà arrestato e incarcerato solo qualche anno dopo.

 

Negli anni ‘90, in Germania si moltiplicano studi, ricerche, libri e appelli per fare maggiore luce sulla strage dell’Oktoberfest. Vengono ipotizzate piste più o meno verosimili, tra cui anche il ruolo di un’organizzazione Stay Behind. Nel 2014, infine, la Procura federale riapre il caso, riesamina tutte le prove e riascolta tutti i testimoni ancora disponibili, valuta nuove prove, analizza i documenti interni dei servizi segreti sull’attentato, inclusi quelli dell’allora Stasi comunista. Nel luglio 2020 arriva un nuovo verdetto: sì, Gundolf Köhler ha compiuto un attacco di estrema destra, con l’obiettivo di creare le condizioni per una svolta autoritaria e neonazista dello Stato. Sulla presenza di complici, tuttavia, non viene stabilito nulla di nuovo.

 

Poche settimane dopo, l’allora ministro bavarese dell’Interno, Joachim Herrmann, afferma che il suo ministro-presidente Strauß aveva “completamente sottovalutato” la pericolosità della “Wehrsportgruppe Hoffmann” e che gli errori non furono solo nelle indagini, ma anche politici. Il 26 settembre 2020, nel quarantesimo anniversario dell’attentato, è il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha dichiarare che le indagini del 1980 lasciarono “molte domande senza risposta” e a parlare di fallimenti “senza scuse”.

 

Oggi, cinque anni dopo, l’anniversario della strage dell’Oktoberfest giunge in una Germania totalmente diversa, in cui la violenza estremista è in continua crescita su tutto lo spettro politico, a partire dal terrorismo islamista e dal neonazismo. Mentre l’Oktoberfest è diventato un evento turistico mondiale, la memoria del 26 settembre 1980 resta un monito su come il terrorismo, soprattutto quando non efficacemente indagato e analizzato, è un veleno che può corrodere per anni gli equilibri interni di una nazione.

 

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