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antisemitismo
Un anno dopo il linciaggio choc, la città di Amsterdam mette al bando gli israeliani
Dopo gli attacchi contro i tifosi, la capitale olandese ha deciso di escludere la squadra del Maccabi. In Europa, sono sempre più numerosi gli episodi di discriminazione che vanno dall’arte alla politica, e creano preoccupazioni per la libertà e la sicurezza della comunità ebraica
La città di Amsterdam ha dichiarato la squadra di calcio israeliana del Maccabi “non benvenuta”. Un anno fa, il giorno prima dell’anniversario della Notte dei Cristalli, una serie di attacchi contro i tifosi israeliani del Maccabi furono perpetrati ad Amsterdam. Le immagini fecero il giro del mondo: israeliani che si tuffarono nei canali per sfuggire alla violenza, pestaggi nelle strade e tram, ronde col controllo dei passaporti (“non sono ebreo”), numerosi feriti e Israele che inviò due voli per evacuare i suoi cittadini. La popolazione musulmana nei Paesi Bassi è pari al sei per cento e questo è stato evidentemente sufficiente per scatenare un pogrom in una grande città europea, ottant’anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Come si rivolve il dilemma fra sicurezza, stato di diritto e multiculturalismo? Semplice. Niente tifosi israeliani, niente pogrom, come ha appena deciso la città di Amsterdam.
Già quattro giorni dopo le aggressioni, le autorità di Amsterdam accusarono gli israeliani. Nel suo rapporto sulle aggressioni di massa ai tifosi di calcio israeliani, il comune li accusò di aver intonato “canzoni odiose e razziste contro gli arabi”, come se una canzone equivalesse a un linciaggio organizzato su whatsapp. Un cambiamento di 180 gradi rispetto alla retorica dei funzionari della città dopo l’attacco pianificato ai tifosi, inclusa la dichiarazione del sindaco Femke Halsema secondo cui “non ci sono scuse” per le aggressioni (ad Amsterdam quella notte si urlava “jodenjacht”, caccia all’ebreo). Poi uscì il video in cui il sindaco incontrava i manifestanti palestinesi col passamontagna e la fascia verde delle brigate militari di Hamas (furono poi rivelati i legami fra Hamas e gli organizzatore del pogrom).
Poi il sindaco che vieta una manifestazione contro l’antisemitismo: “Non è possibile garantire la sicurezza”. Le bandiere palestinesi sventolano ogni giorno in Piazza Dam, la principale della capitale olandese. Nel luogo in cui viene commemorato l’assassinio degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Ma la stessa piazza è stata vietata per una manifestazione contro l’antisemitismo. Infine, la procura di Amsterdam che, nelle accuse, escluse ogni traccia di antisemitismo e di odio razziale. Gli atti di violenza sono motivati da ciò che Israele sta facendo a Gaza. Questo è un virgolettato del procuratore: “Tutti i fatti accaduti sono il risultato di rabbia, impotenza e tristezza per la situazione in Israele e Gaza”.
Antisemitismo fuori controllo
Che la situazione fosse compromessa era chiaro anche ai ciechi. Un anno fa il re olandese, Guglielmo Alessandro, si scusò con Israele, affermando che “l’Olanda non è riuscita a proteggere la sua comunità ebraica durante l’occupazione nazista e ora ha fallito ancora”. Ora hanno risolto la questione mettendo al bando le vittime del pogrom. Ad Anversa, il direttore della Filarmonica di Monaco è stato appena stato messo al bando. Produttori musicali sono stati licenziati in Inghilterra perché filo israeliani. Scrittori ebrei sono stati messi all’indice dai festival letterari in Scozia. Turisti e violinisti ebrei sono stati cacciati dai ristoranti in Grecia e a Vienna. Storici si sono rifiutati di parlare al Museo di storia ebraica di Parigi. Docenti israeliani sono stati messi alla porta al Politecnico di Torino. A Flensburg, in Germania, un negozio che espone il cartello “vietato l’ingresso agli ebrei”. Le prossime leggi razziali saranno in nome dell’antirazzismo.